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Ricorso in Cassazione: i limiti del riesame del fatto

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 12839/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso in Cassazione avverso una condanna per tentata rapina. Le richieste dell’imputato, volte a riqualificare il reato in furto e a ottenere un’attenuante, sono state respinte in quanto considerate mere contestazioni sulla valutazione dei fatti, attività preclusa al giudice di legittimità. La decisione ribadisce il principio che la Cassazione non può effettuare una nuova valutazione delle prove.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione: Quando le Contestazioni sui Fatti sono Inammissibili

Il Ricorso in Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, un baluardo a difesa della corretta applicazione della legge. Tuttavia, il suo ambito di intervento è strettamente definito: la Corte non è un “terzo giudice del fatto”, ma un giudice di legittimità. Una recente ordinanza della Suprema Corte (n. 12839/2024) lo ribadisce con forza, dichiarando inammissibile un ricorso che tentava di ottenere una nuova valutazione delle prove in un caso di tentata rapina.

Il Caso in Analisi: Dalla Condanna in Appello al Giudizio di Legittimità

Il caso trae origine da una sentenza della Corte di Appello di Firenze, che aveva condannato un’imputata per i reati di tentata rapina aggravata e lesioni personali, pur rideterminando la pena rispetto al primo grado. L’imputata, non accettando la decisione, ha proposto ricorso in Cassazione, affidandosi a un unico, complesso motivo di impugnazione.

I Motivi del Ricorso: Derubricazione e Concorso Anomalo

La difesa della ricorrente ha sollevato due questioni principali, entrambe mirate a mitigare la sua posizione:

1. Mancata derubricazione del reato: Si chiedeva alla Corte di riqualificare il reato da tentata rapina a furto, sostenendo implicitamente una diversa ricostruzione dei fatti rispetto a quella accertata dai giudici di merito.
2. Mancata applicazione dell’art. 116 c.p.: Si contestava la non applicazione della circostanza attenuante legata al cosiddetto “concorso anomalo”, ovvero quando si verifica un reato diverso e più grave di quello originariamente voluto dai concorrenti.

In sostanza, la ricorrente chiedeva alla Cassazione di riesaminare le prove e le dinamiche dell’evento per giungere a conclusioni giuridiche diverse e più favorevoli.

La Decisione della Cassazione: Perché il Ricorso è Inammissibile

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine del processo penale: la netta distinzione tra il giudizio di merito (primo grado e appello) e il giudizio di legittimità (Cassazione).

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che le censure mosse dalla ricorrente non costituivano vizi di legittimità (errori nell’applicazione della legge o vizi logici della motivazione), ma si traducevano in “mere doglianze in fatto”. La difesa, infatti, non si confrontava con la motivazione della sentenza d’appello per evidenziarne le contraddizioni, ma proponeva una “alternativa rilettura delle fonti probatorie”.

Questo tipo di operazione è precluso alla Suprema Corte, il cui compito non è decidere se la ricostruzione dei fatti operata dal giudice di merito sia la migliore possibile, ma solo se sia logicamente coerente, completa e non in contrasto con la legge o con le prove acquisite.

I giudici hanno inoltre sottolineato che la Corte di Appello aveva già esaminato in modo specifico e con “corrette valutazioni” il tema del concorso anomalo, rendendo le critiche della ricorrente infondate e ripetitive.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame è un importante promemoria sui limiti del ricorso in Cassazione. Non è uno strumento per tentare una terza volta di convincere un giudice della propria versione dei fatti. Per avere successo, un ricorso deve essere tecnicamente ineccepibile, concentrandosi su specifici errori di diritto o su palesi e incontrovertibili vizi logici della motivazione, senza mai sconfinare in una richiesta di rivalutazione del merito. La conseguenza di un ricorso inammissibile, come in questo caso, è la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, che rende definitiva la sentenza impugnata.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di rivalutare le prove di un processo?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che il ricorso non può limitarsi a presentare “mere doglianze in fatto” o a proporre una rilettura alternativa delle prove. Il suo ruolo è di verificare la corretta applicazione della legge, non di riesaminare i fatti già valutati dai giudici di merito.

Perché il ricorso che chiedeva di cambiare il reato da rapina a furto è stato respinto?
È stato respinto perché la richiesta di “derubricazione” implicava una nuova valutazione degli elementi di fatto, un’attività che non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione. È stata considerata una contestazione sul merito della decisione, non sulla sua legittimità.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. La sentenza impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come in questo caso la somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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