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Ricorso in Cassazione: i limiti del riesame del fatto

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un’imputata condannata per truffa. Il motivo risiede nel fatto che il ricorso in Cassazione non può riesaminare le prove e i fatti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge. L’appello è stato giudicato meramente ripetitivo di argomenti già respinti in appello, portando alla condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione: Quando l’Appello Diventa un’Inutile Ripetizione

Presentare un ricorso in Cassazione è l’ultima via percorribile nel sistema giudiziario italiano, ma non è una terza occasione per discutere i fatti. Un’ordinanza recente della Suprema Corte lo ribadisce con chiarezza, dichiarando inammissibile un ricorso per truffa che tentava di rimettere in discussione l’elemento psicologico del reato, un aspetto già ampiamente valutato nei precedenti gradi di giudizio.

I Fatti del Caso

Una persona veniva condannata dalla Corte d’Appello per il reato di truffa, previsto dall’art. 640 del codice penale. Non accettando la decisione, decideva di presentare ricorso alla Corte di Cassazione. L’unico motivo di doglianza sollevato riguardava la presunta insussistenza dell’elemento soggettivo del reato, ovvero la mancanza di una volontà cosciente di trarre in inganno la controparte per ottenere un ingiusto profitto. Secondo la difesa, la condotta non era stata idonea a generare un falso affidamento nella vittima.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto categoricamente le argomentazioni della ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. Di conseguenza, ha confermato la condanna e ha aggiunto l’obbligo per la ricorrente di pagare le spese processuali e di versare una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. La decisione sottolinea un principio fondamentale del nostro ordinamento: il ruolo e i limiti del giudizio di legittimità.

Le Motivazioni: i limiti del Ricorso in Cassazione

La Corte ha basato la sua decisione su due pilastri argomentativi interconnessi. In primo luogo, ha evidenziato che il giudizio di Cassazione non è una terza istanza di merito. Il suo compito non è quello di riesaminare le prove (le “emergenze probatorie”) per formare un nuovo convincimento sui fatti, ma solo di verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e non contraddittorio. La contestazione sull’elemento soggettivo del reato, così come formulata, richiedeva proprio un nuovo apprezzamento dei fatti, un’operazione preclusa alla Suprema Corte.

In secondo luogo, il ricorso è stato giudicato “meramente reiterativo e manifestamente infondato”. Questo significa che la ricorrente si è limitata a riproporre le stesse identiche argomentazioni già presentate e correttamente respinte dalla Corte d’Appello. Il giudice del gravame, infatti, aveva già analizzato la condotta dell’imputata, rimarcando come fosse “consapevolmente idonea a generare l’affidamento della controparte”. Non avendo sollevato nuove questioni di diritto o vizi logici nella motivazione della sentenza impugnata, il ricorso si è rivelato un tentativo sterile di ottenere un terzo giudizio sul merito.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza serve come monito sull’importanza di strutturare correttamente un ricorso in Cassazione. Non è sufficiente essere in disaccordo con la valutazione dei fatti compiuta dai giudici di merito. Per avere una possibilità di successo, è necessario individuare e argomentare specifici errori di diritto o vizi di motivazione palesi presenti nella sentenza impugnata. Tentare di trasformare la Corte di Cassazione in un giudice di appello non solo è destinato al fallimento, ma comporta anche conseguenze economiche significative, come la condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria, che in questo caso ammonta a tremila euro.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché chiedeva alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove e i fatti del caso, un’attività che esula dalle sue competenze. Inoltre, si limitava a ripetere argomenti già valutati e respinti dalla Corte d’Appello, senza individuare vizi di legge nella sentenza impugnata.

Qual è la funzione della Corte di Cassazione?
La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito è assicurare l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge, controllando che le decisioni dei giudici precedenti siano state prese nel rispetto delle norme giuridiche e con una motivazione logica e coerente.

Quali sono state le conseguenze per la ricorrente?
In seguito alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e a versare la somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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