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Ricorso in Cassazione: i limiti del riesame dei fatti

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di due imputate condannate per tentato furto. La decisione ribadisce un principio fondamentale: il ricorso in Cassazione non può essere utilizzato per richiedere una nuova valutazione dei fatti, compito esclusivo dei giudici di merito. La Corte ha confermato la condanna, sottolineando che le censure proposte miravano a una inammissibile ‘rilettura’ delle prove.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione: Quando il Riesame dei Fatti è Inammissibile

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sui limiti del giudizio di legittimità. Quando si presenta un ricorso in Cassazione, è fondamentale comprendere che la Suprema Corte non è un terzo grado di giudizio dove poter ridiscutere le prove. La sua funzione è quella di garantire l’uniforme interpretazione della legge, non di fornire una nuova valutazione dei fatti. Analizziamo una decisione che ribadisce con forza questo principio nel contesto di un caso di tentato furto.

La Vicenda Processuale

Due donne venivano condannate in primo e secondo grado per tentato furto in concorso. La Corte d’Appello, in parziale riforma della prima sentenza, aveva ridotto la pena a un mese e dieci giorni di reclusione e 70,00 euro di multa per ciascuna. Insoddisfatte della decisione, le imputate, tramite il loro difensore, decidevano di presentare ricorso alla Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il ricorso si basava su due motivi principali:
1. Errata applicazione della legge penale: Si contestava la dichiarazione di responsabilità penale di una delle due imputate, sostenendo che non avesse materialmente commesso il fatto.
2. Mancato riconoscimento delle attenuanti generiche: Si lamentava il fatto che la Corte d’Appello avesse negato a entrambe le imputate il beneficio delle circostanze attenuanti generiche, previste dall’art. 62-bis del codice penale.

Entrambi i motivi, tuttavia, miravano a ottenere dalla Suprema Corte una riconsiderazione degli elementi di fatto già valutati dai giudici di merito.

La Decisione della Cassazione: Inammissibilità del Ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili, condannando le ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000,00 euro ciascuna alla Cassa delle ammende. La decisione si fonda su principi consolidati della procedura penale.

Il Divieto di “Rilettura” dei Fatti

Il punto centrale della pronuncia riguarda il primo motivo di ricorso. La Corte ha ribadito che esula dai suoi poteri procedere a una “rilettura” degli elementi di fatto. L’apprezzamento delle prove è un’attività riservata in via esclusiva al giudice di merito. Prospettare una valutazione delle risultanze processuali diversa e più favorevole non costituisce un vizio di legittimità, ma un tentativo di trasformare la Cassazione in un terzo grado di giudizio nel merito, cosa non consentita dalla legge.

La Manifesta Infondatezza sul Diniego delle Attenuanti

Anche il secondo motivo è stato giudicato inammissibile, in quanto manifestamente infondato. La Corte d’Appello aveva fornito una motivazione logica e coerente per negare le attenuanti generiche. Secondo la Cassazione, tale motivazione, essendo priva di vizi logici e aderente alle risultanze processuali, è insindacabile in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha spiegato che il suo sindacato sulla motivazione è limitato a verificare la presenza di vizi logici o di contraddittorietà. Non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva logicamente dedotto il concorso di una delle imputate dal suo comportamento: pur non detenendo la merce, si trovava accanto alla coimputata e aveva accelerato il passo insieme a lei non appena era scattato l’allarme antitaccheggio. Questa valutazione fattuale, essendo coerente, non poteva essere messa in discussione.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza è un monito per chiunque intenda presentare un ricorso in Cassazione: i motivi devono concentrarsi esclusivamente su vizi di legittimità, ovvero errori nell’applicazione della legge o difetti gravi nella motivazione. Tentare di ottenere dalla Suprema Corte una nuova e diversa valutazione delle prove è una strategia destinata al fallimento, che comporta non solo la conferma della condanna ma anche l’aggiunta di ulteriori spese e sanzioni pecuniarie. La distinzione tra giudizio di fatto e giudizio di diritto resta un pilastro del nostro sistema processuale.

Perché la Cassazione non può riesaminare le prove di un processo?
Perché il suo ruolo è quello di ‘giudice di legittimità’, non di ‘giudice di merito’. La sua funzione è assicurare che la legge sia stata interpretata e applicata correttamente dai tribunali di primo e secondo grado, senza entrare in una nuova valutazione dei fatti e delle prove, che è compito esclusivo di questi ultimi.

In quali casi si può contestare in Cassazione il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche?
Si può contestare solo se la motivazione del giudice di merito è manifestamente illogica, contraddittoria o del tutto assente. Se il giudice ha spiegato in modo coerente le ragioni del diniego, basandosi sugli atti processuali, la sua decisione non è sindacabile dalla Corte di Cassazione.

Cosa significa che un ricorso è dichiarato inammissibile?
Significa che il ricorso non viene esaminato nel merito perché presenta vizi che ne impediscono la trattazione, come la proposizione di motivi non consentiti dalla legge (ad esempio, la richiesta di un riesame dei fatti). La conseguenza è la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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