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Ricorso in Cassazione: i limiti del riesame dei fatti

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di due imputati condannati per tentato omicidio. L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio per una nuova valutazione dei fatti, ma deve limitarsi al controllo della corretta applicazione della legge e della logicità della motivazione.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione: Quando la Rilettura dei Fatti Diventa Inammissibile

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sui limiti del ricorso in Cassazione nel processo penale. Con una decisione netta, la Suprema Corte ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due imputati condannati per tentato omicidio, ribadendo che il giudizio di legittimità non può essere trasformato in un’occasione per rimettere in discussione la ricostruzione dei fatti già accertata nei gradi di merito.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una condanna emessa dalla Corte d’Appello di Milano nei confronti di due soggetti, ritenuti responsabili del reato di tentato omicidio. Uno degli imputati era stato condannato anche per reati connessi alla detenzione di armi. Secondo la ricostruzione dei giudici di merito, basata su filmati di videosorveglianza e testimonianze, uno degli imputati aveva puntato una pistola ad altezza d’uomo contro la vittima, esplodendo due colpi da una distanza di circa dieci metri.

Contro questa decisione, gli imputati hanno presentato ricorso, contestando principalmente due aspetti: la qualificazione giuridica del fatto (sostenendo che si trattasse di lesioni e non di tentato omicidio) e l’entità della pena inflitta.

La Decisione della Corte: un Ricorso in Cassazione non è un Terzo Grado di Giudizio

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha respinto integralmente le doglianze degli imputati, dichiarando i ricorsi inammissibili. La Corte ha colto l’occasione per riaffermare un principio cardine del nostro ordinamento processuale: il ruolo del giudice di legittimità non è quello di fornire una nuova e diversa valutazione delle prove, ma di verificare la correttezza giuridica e la coerenza logica della decisione impugnata.

I ricorsi, secondo la Corte, non evidenziavano vizi di legittimità (come la mancanza o la manifesta illogicità della motivazione), ma si limitavano a proporre una lettura alternativa degli elementi fattuali già ampiamente vagliati dai giudici di primo e secondo grado.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che le censure mosse dagli imputati si risolvevano in una richiesta di “rilettura degli elementi di fatto posti a fondamento della decisione impugnata”, attività preclusa in sede di legittimità. I giudici di merito avevano costruito un quadro probatorio solido, valorizzando le immagini delle telecamere e le dichiarazioni testimoniali per confermare la volontà omicida. Anche l’ipotesi che l’imputato volesse colpire la coscia è stata ritenuta compatibile con il tentato omicidio, data la presenza di importanti vasi sanguigni in quella zona del corpo.

La Cassazione ha sottolineato come i motivi di ricorso non possano attaccare la “persuasività” o la “adeguatezza” della motivazione, né sollecitare una “differente comparazione dei significati probatori”. Analogamente, sono state respinte le censure relative alla dosimetria della pena e al riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche, in quanto la Corte d’Appello aveva adeguatamente motivato le sue scelte facendo riferimento ai precedenti penali e alla mancanza di elementi positivi a favore degli imputati.

Le Conclusioni

Questa ordinanza rappresenta un monito fondamentale per chi intende presentare un ricorso in Cassazione. La strategia difensiva non può basarsi sulla speranza di convincere la Suprema Corte a riconsiderare le prove. Al contrario, il ricorso deve essere meticolosamente costruito per evidenziare errori di diritto, vizi logici macroscopici nel ragionamento del giudice di merito o il cosiddetto “travisamento della prova”, ossia una palese distorsione del contenuto di un atto processuale. In assenza di tali vizi, il tentativo di ottenere una mera rivalutazione del fatto si scontra inevitabilmente con una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove di un processo?
No. L’ordinanza chiarisce che sono precluse al giudice di legittimità la rilettura degli elementi di fatto e l’autonoma adozione di nuovi parametri di valutazione. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge, non ricostruire i fatti.

Quando un motivo di ricorso in Cassazione sulla motivazione è considerato inammissibile?
È inammissibile quando le doglianze attaccano la persuasività, l’inadeguatezza o la puntualità della motivazione, oppure sollecitano una differente comparazione delle prove. Sono ammissibili solo censure che denunciano la mancanza, la manifesta illogicità o la contraddittorietà della motivazione su aspetti essenziali del processo.

Perché il reato è stato qualificato come tentato omicidio e non come lesioni?
La qualificazione come tentato omicidio è stata confermata perché i giudici di merito hanno ricostruito che l’imputato ha sparato due colpi di pistola ad altezza d’uomo verso la vittima. Tale ricostruzione, basata su prove concrete, è stata ritenuta insindacabile dalla Corte di Cassazione, che non può sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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