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Ricorso in Cassazione: i limiti del riesame dei fatti

Un automobilista, condannato per essersi rifiutato di sottoporsi all’alcoltest, ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione contestando la valutazione del suo stato di ebbrezza. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso in cassazione inammissibile, ribadendo un principio fondamentale: la Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito, e non può riesaminare i fatti o le prove, compito che spetta esclusivamente ai tribunali di primo e secondo grado. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione: Quando il Riesame dei Fatti è Precluso

Il ricorso in cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma il suo accesso è soggetto a regole precise. Non si tratta di un terzo processo per rivalutare le prove, ma di un controllo sulla corretta applicazione del diritto. Un’ordinanza recente della Suprema Corte lo ribadisce con forza, dichiarando inammissibile l’appello di un imputato condannato per rifiuto di sottoporsi all’alcoltest che chiedeva, di fatto, una nuova valutazione delle circostanze.

I Fatti del Caso: Il Rifiuto dell’Alcoltest

La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna di un automobilista alla pena di cinque mesi di arresto e 2.000,00 euro di ammenda. Il reato contestato era quello previsto dall’articolo 186, comma 7, del Codice della Strada: il rifiuto di sottoporsi agli accertamenti per verificare lo stato di ebbrezza. La condanna, emessa in primo grado dal Tribunale di Cuneo, era stata successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Torino. L’imputato, non rassegnandosi alla decisione, ha proposto ricorso in cassazione, lamentando un’errata valutazione da parte dei giudici di merito circa il suo effettivo stato al momento dei fatti.

La Decisione della Corte: il Ricorso in Cassazione Inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine del nostro sistema processuale: la netta distinzione tra il giudizio di merito e il giudizio di legittimità. Il ricorrente, attraverso il suo difensore, non ha sollevato un vizio di legge, ma ha tentato di ottenere una “rilettura” degli elementi di fatto già vagliati nei due gradi di giudizio precedenti. Tale richiesta, secondo la Corte, esula completamente dai poteri che la legge le attribuisce.

Le Motivazioni: Il Ruolo della Cassazione come Giudice di Legittimità

La Suprema Corte ha colto l’occasione per ribadire la natura del suo sindacato. Il ricorso in cassazione non può trasformarsi in un’occasione per una nuova e diversa valutazione delle prove. Il compito della Corte è verificare che i giudici di merito abbiano applicato correttamente le norme di legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e non contraddittorio. Non può, invece, sostituire la propria valutazione a quella dei giudici che hanno direttamente esaminato le prove e sentito i testimoni.
La Corte ha citato la sua consolidata giurisprudenza, ricordando che, anche dopo le riforme legislative, è preclusa “la pura e semplice rilettura degli elementi di fatto posti a fondamento della decisione o l’autonoma adozione di nuovi e diversi parametri di ricostruzione o valutazione dei fatti”. Proporre una valutazione alternativa delle circostanze, per quanto plausibile, non costituisce un valido motivo di ricorso. In sostanza, l’appello si risolveva in una critica all’apprezzamento delle prove, attività riservata in via esclusiva al giudice di merito.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza ha conseguenze pratiche significative. In primo luogo, stabilisce che chi intende presentare un ricorso in cassazione deve concentrarsi su precise violazioni di legge o vizi logici della motivazione, senza sperare in una terza revisione del processo. In secondo luogo, l’inammissibilità del ricorso comporta conseguenze economiche per il ricorrente. Infatti, la legge prevede che, in questi casi, l’imputato sia condannato non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma alla Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata quantificata in 3.000,00 euro. Questa decisione, quindi, serve da monito: il ricorso all’ultimo grado di giudizio deve essere ponderato e fondato su motivi giuridicamente validi, per non incorrere in un rigetto e in ulteriori sanzioni.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove di un processo?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che il suo ruolo è quello di giudice di legittimità, non di merito. Non può effettuare una “rilettura” degli elementi di fatto, poiché tale valutazione è riservata esclusivamente ai giudici dei gradi precedenti (Tribunale e Corte d’Appello).

Quali sono le conseguenze di un ricorso in cassazione dichiarato inammissibile?
Come stabilito nel provvedimento, all’inammissibilità del ricorso consegue per legge la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, in questo caso fissata in 3.000,00 euro.

Per quale motivo è stato presentato il ricorso in questo caso specifico?
Il ricorrente ha contestato la sentenza d’appello per inosservanza o erronea applicazione dell’art. 186, comma 7, del Codice della Strada, sostenendo che il suo stato di ebbrezza non fosse stato correttamente accertato. Tuttavia, questa contestazione implicava una rivalutazione dei fatti, motivo per cui il ricorso è stato giudicato inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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