Ricorso in Cassazione: I Limiti del Giudizio di Legittimità
Quando una sentenza non ci soddisfa, l’istinto è quello di cercare un’ulteriore istanza di giudizio. Tuttavia, è fondamentale comprendere i confini e le funzioni di ogni grado. Un recente provvedimento della Corte Suprema chiarisce perfettamente i limiti del ricorso in Cassazione, specialmente in ambito penale. Attraverso l’analisi di un caso di ricettazione, vediamo perché la Suprema Corte non è un ‘terzo grado’ di giudizio sui fatti, ma un custode della corretta applicazione del diritto.
I Fatti del Processo
Il caso ha origine dalla condanna di un individuo da parte della Corte d’Appello per il reato di ricettazione. L’imputato era stato ritenuto responsabile di aver ricevuto un cancello, risultato essere il provento di un furto. Insoddisfatto della decisione, l’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando diverse obiezioni.
I Motivi del Ricorso e le Obiezioni dell’Imputato
L’imputato ha basato il suo ricorso su molteplici punti, cercando di smontare l’impianto accusatorio pezzo per pezzo. Nello specifico, ha contestato:
1. L’individuazione del bene: Sosteneva che non vi fosse prova certa che il cancello sequestrato fosse proprio quello rubato.
2. L’attribuzione della responsabilità: Negava di essere l’autore della ricettazione.
3. La validità degli atti: Metteva in dubbio la legittimità del verbale di sequestro.
4. La mancata applicazione di un’attenuante: Riteneva che, data la modesta entità del fatto, dovesse essere applicata l’ipotesi attenuata prevista dall’articolo 648, quarto comma, del codice penale.
In sostanza, il ricorrente proponeva una lettura alternativa delle prove, criticando l’attendibilità delle dichiarazioni della persona offesa e di un testimone, e chiedendo di fatto alla Suprema Corte di riesaminare l’intero quadro probatorio.
La Decisione della Suprema Corte: L’Inammissibilità del Ricorso in Cassazione
La Corte di Cassazione ha respinto in toto le argomentazioni dell’imputato, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine del nostro ordinamento processuale: la netta distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. Le Corti d’Appello e i Tribunali sono giudici di merito: il loro compito è accertare i fatti, valutare le prove e decidere sulla colpevolezza. La Corte di Cassazione, invece, è un giudice di legittimità: il suo ruolo è verificare che i giudici di merito abbiano applicato correttamente le norme di legge e che la motivazione della loro decisione sia logica e non contraddittoria.
Le Motivazioni
La Suprema Corte ha spiegato che le censure mosse dal ricorrente non riguardavano errori di diritto, ma miravano a ottenere una nuova e diversa valutazione delle risultanze processuali. Tale operazione è preclusa in sede di legittimità. Non è compito della Cassazione “sovrapporre la propria valutazione a quella compiuta nei precedenti gradi” né “saggiare la tenuta logica della pronuncia mediante un raffronto con altri modelli di ragionamento”.
I giudici hanno osservato che la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione esente da vizi logici, rispondendo già alle doglianze sollevate dall’imputato. Aveva spiegato in modo coerente sia le ragioni per l’affermazione di responsabilità, sia i motivi per cui era stata esclusa l’attenuante della particolare tenuità del fatto, tenendo conto del valore del bene. Poiché il ricorso si limitava a proporre una diversa interpretazione fattuale, senza evidenziare reali vizi di legge, è stato dichiarato inammissibile.
Conclusioni
Questa ordinanza è un monito importante: il ricorso in Cassazione non è un’ulteriore opportunità per discutere i fatti di una causa. Per avere successo, un ricorso deve concentrarsi esclusivamente su vizi di legittimità, come l’errata interpretazione di una norma o una motivazione palesemente illogica o contraddittoria. Tentare di ottenere dalla Suprema Corte una nuova valutazione delle prove è una strategia destinata al fallimento, che comporta non solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria.
È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove e la credibilità dei testimoni?
No, la Corte di Cassazione ha una funzione di legittimità e non può sovrapporre la propria valutazione delle risultanze processuali a quella compiuta nei precedenti gradi di giudizio, i quali sono deputati all’accertamento dei fatti.
Per quale motivo il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché mirava a una rivalutazione dei fatti e delle prove, compito che non spetta alla Corte di Cassazione. Inoltre, la motivazione della sentenza impugnata è stata ritenuta logica e priva di vizi giuridici.
Quali sono le conseguenze per il ricorrente quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 22389 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 22389 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 16/04/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME COGNOME, nato a Mostar (Bosnia-Erzegovina) il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 27/04/2023 della Corte d’appello di Cagliari, Sezione distaccata di Sassari
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME.
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di NOME COGNOME;
ritenuto che l’unico motivo di ricorso, con il quale si deduce il vizio dell motivazione in ordine all’affermazione di responsabilità (sotto i profili dell’individuazione del cancello sequestrato come quello compendio del presupposto furto; dell’individuazione dell’autore del reato di ricettazione; della nullità del verbale di sequestro del suddetto cancello) e all’esclusione dell’ipotesi attenuata di cui al quarto comma dell’art. 648 cod. pen., prospettando anche un diverso giudizio di rilevanza o, comunque, di attendibilità delle dichiarazioni rese dalla persona offesa e dalla testimone NOME COGNOME, non è consentito dalla legge, stante la preclusione per la Corte di cassazione non solo di sovrapporre la propria valutazione delle risultanze processuali a quella compiuta nei precedenti gradi, ma anche di saggiare la tenuta logica della pronuncia portata alla sua cognizione mediante un raffronto tra l’apparato argomentativo che la sorregge ed eventuali
altri modelli di ragionamento mutuati dall’esterno (tra le altre, Sez. U, n. 12 del 31/05/2000, Jakani, Rv. 216260-01);
che il giudice di merito, con motivazione esente da vizi logici, rispondendo alle medesime doglianze anche in fatto già oggetto di appello, ha esplicitato le ragioni del suo convincimento facendo applicazione di corretti argomenti giuridici ai fini dell’affermazione di responsabilità dell’imputato (si vedano, in particolare, le pagg. 5-6) nonché dell’esclusione della particolare tenuità del fatto, alla luce del valore del bene oggetto della ricettazione;
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso, in data 16 aprile 2024.