Ricorso in Cassazione Generico: La Sanzione dell’Inammissibilità
Presentare un ricorso alla Suprema Corte di Cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma per accedervi è necessario rispettare requisiti di forma e sostanza molto stringenti. Un ricorso in Cassazione generico, che si limita a riproporre le stesse argomentazioni già respinte nei gradi precedenti, è destinato a una sicura declaratoria di inammissibilità. È quanto ha ribadito la Corte di Cassazione con una recente ordinanza, che offre spunti fondamentali sulla tecnica di redazione degli atti di impugnazione.
I Fatti del Caso
La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un individuo per il reato previsto dall’articolo 707 del codice penale. A seguito della conferma della sentenza di primo grado da parte della Corte d’Appello di Milano, l’imputato decideva di proporre ricorso per Cassazione. Il ricorrente lamentava, come unico motivo, la violazione di legge e il vizio di motivazione in relazione all’affermazione della sua responsabilità penale.
La Decisione della Suprema Corte: l’Inammissibilità
La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La decisione, seppur sintetica, è estremamente chiara nel delineare i principi che governano l’accesso al giudizio di legittimità.
Le Motivazioni: la Mancanza di Specificità del Ricorso in Cassazione Generico
Il cuore della decisione risiede nella motivazione con cui i Giudici hanno respinto il ricorso. La Corte ha ritenuto che i motivi presentati fossero completamente privi di specificità. In altre parole, l’atto di impugnazione non conteneva critiche nuove e mirate contro la sentenza della Corte d’Appello, ma si risolveva in una “pedissequa reiterazione” di argomentazioni già avanzate nel precedente grado di giudizio.
La Corte di merito, secondo i Giudici di legittimità, aveva già esaminato e puntualmente disatteso tali censure con “corretti argomenti logici e giuridici”. Presentare alla Cassazione le stesse identiche doglianze, senza spiegare perché la risposta della Corte d’Appello sarebbe errata in diritto, trasforma l’impugnazione in un ricorso in Cassazione generico. Questo tipo di ricorso non assolve alla sua funzione, che non è quella di ottenere un terzo giudizio sul fatto, ma di controllare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata.
Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche
Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale per chiunque intenda adire la Corte di Cassazione. Non è sufficiente essere in disaccordo con una sentenza d’appello per poterla impugnare con successo. È indispensabile strutturare un ricorso che contenga motivi specifici, capaci di individuare con precisione gli errori di diritto o i vizi logici presenti nella decisione contestata. La semplice riproposizione dei motivi d’appello è una strategia processualmente inefficace e controproducente, che conduce inevitabilmente a una dichiarazione di inammissibilità e a ulteriori sanzioni pecuniarie. La redazione del ricorso per Cassazione richiede, pertanto, un’analisi approfondita e critica della sentenza di secondo grado, finalizzata a costruire censure nuove e pertinenti, anziché limitarsi a una sterile ripetizione.
Perché un ricorso alla Corte di Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile se è privo di specificità, ovvero se si fonda su motivi generici che si limitano a ripetere le argomentazioni già presentate e respinte nel precedente grado di giudizio, senza muovere critiche precise alla sentenza impugnata.
Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro, stabilita dal giudice, in favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie con una sanzione di tremila euro.
È sufficiente riproporre gli stessi motivi dell’appello nel ricorso per Cassazione?
No, non è sufficiente. Secondo la Corte, la ‘pedissequa reiterazione’ dei motivi già dedotti in appello e puntualmente disattesi dalla Corte di merito rende il ricorso generico e, di conseguenza, inammissibile.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 14561 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 14561 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 06/03/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME, nato a Romano di Lombardia il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 23/05/2023 della Corte d’appello di Milano
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME.
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di COGNOME NOME;
ritenuto che l’unico motivo di ricorso, con il quale si contesta la violazione di legge e il vizio di motivazione in ordine all’affermazione di penale responsabilità dell’imputato per il reato contestato di cui all’art. 707 cod. pen., è privo specificità poiché è fondato su generici profili di censura che si risolvono nella pedissequa reiterazione di quelli già dedotti in appello e puntualmente disattesi dalla Corte di merito con corretti argomenti logici e giuridici (si veda, in particolar la pag. 7);
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento del spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa de ammende.
Così deciso, in data 6 marzo 2024.