LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso in cassazione concordato: i limiti del riesame

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso in cassazione concordato presentato da un imputato. L’appello contestava la mancata riqualificazione di un reato in materia di stupefacenti in un’ipotesi meno grave, ma tale motivo era stato oggetto di rinuncia durante l’accordo in appello. La Corte ribadisce che l’impugnazione contro sentenze di concordato è limitata ai vizi nella formazione dell’accordo o all’illegalità della pena, escludendo i motivi precedentemente rinunciati.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in cassazione concordato: quando l’appello è inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5917 del 2024, offre un importante chiarimento sui limiti del ricorso in cassazione concordato, noto anche come patteggiamento in appello. La decisione sottolinea come l’accordo tra le parti processuali per definire la pena in secondo grado precluda la possibilità di sollevare successivamente questioni che sono state oggetto di rinuncia. Questo principio è fondamentale per comprendere la natura e gli effetti del rito speciale previsto dall’art. 599 bis del codice di procedura penale.

Il caso: un accordo in appello e il successivo ricorso

Il caso trae origine da una sentenza della Corte di Appello di Catania che, accogliendo la richiesta di concordato, aveva rideterminato la pena per un imputato accusato del reato di detenzione di sostanze stupefacenti (art. 73, comma 1, D.P.R. 309/1990), escludendo l’aggravante della recidiva.

Nonostante l’accordo raggiunto, la difesa dell’imputato decideva di presentare ricorso in Cassazione. L’obiettivo era ottenere una qualificazione giuridica più favorevole del fatto, sostenendo che la condotta dovesse essere inquadrata nell’ipotesi di lieve entità, prevista dal comma 5 dello stesso articolo 73.

La decisione della Cassazione sul ricorso in cassazione concordato

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una lezione chiara sulla portata del concordato in appello e sulle sue conseguenze processuali. Il fulcro della decisione risiede nel fatto che l’imputato, aderendo all’accordo, aveva implicitamente rinunciato al motivo di appello relativo alla riqualificazione del reato.

Le motivazioni

I giudici di legittimità hanno ribadito un principio consolidato: quando si accede al concordato in appello, le uniche censure ammissibili in sede di Cassazione sono quelle che riguardano vizi specifici della procedura di accordo. In particolare, è possibile contestare:

1. La formazione della volontà della parte di accedere al concordato (ad esempio, se il consenso è stato viziato).
2. Il consenso del pubblico ministero alla richiesta.
3. Un contenuto della sentenza difforme rispetto a quanto pattuito tra le parti.

Al di fuori di queste ipotesi, non è possibile sollevare altre questioni. Sono inammissibili, come nel caso di specie, le doglianze relative a motivi che sono stati oggetto di rinuncia. Allo stesso modo, non si può lamentare la mancata valutazione di cause di proscioglimento (ex art. 129 c.p.p.) o vizi nella determinazione della pena, a meno che questa non risulti palesemente illegale.

La Corte ha specificato che il motivo sollevato dall’imputato, relativo alla riqualificazione del fatto in ipotesi lieve, era stato rinunciato proprio in virtù dell’accordo sulla pena. Pertanto, riproporlo in Cassazione costituisce una violazione dei termini dell’accordo stesso.

Le conclusioni

La sentenza in esame rafforza la natura dispositiva del concordato in appello. Scegliendo questa via, l’imputato ottiene un beneficio certo (la rideterminazione della pena in termini più favorevoli) ma, al contempo, accetta di limitare le proprie facoltà di impugnazione. Il ricorso in cassazione concordato non può diventare uno strumento per rimettere in discussione punti già definiti e superati dall’accordo. La decisione della Cassazione, dichiarando l’inammissibilità e condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria, serve da monito: il patteggiamento in appello è un atto che chiude la controversia sulla pena, salvo vizi genetici dell’accordo stesso.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza emessa a seguito di ‘concordato in appello’?
Sì, ma solo per motivi specifici. L’impugnazione è ammessa solo per vizi relativi alla formazione della volontà di accedere all’accordo, al consenso del pubblico ministero, o se la pronuncia del giudice è difforme dall’accordo raggiunto.

Si può contestare in Cassazione una qualificazione giuridica del fatto se si è raggiunto un accordo in appello?
No, se tale motivo è stato rinunciato nell’ambito dell’accordo. La sentenza stabilisce che le doglianze relative a motivi rinunciati, come la mancata riqualificazione del reato in un’ipotesi meno grave, sono inammissibili.

Cosa succede se un ricorso contro una sentenza di ‘concordato in appello’ viene dichiarato inammissibile?
In caso di inammissibilità, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, come stabilito nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati