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Ricorso guida in ebbrezza: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per guida in ebbrezza, confermando che la semplice riproposizione dei motivi d’appello e un mero errore materiale sull’orario del verbale non inficiano la validità dell’alcoltest. Decisivo è il rispetto dell’intervallo minimo tra le prove.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Guida in Ebbrezza: Quando è Inammissibile?

Presentare un ricorso per guida in ebbrezza richiede strategia e argomentazioni solide, specialmente quando si arriva in Cassazione. Una recente ordinanza della Suprema Corte ci offre importanti chiarimenti su quali motivi di ricorso rischiano di essere dichiarati inammissibili, concentrandosi sulla differenza tra un vizio sostanziale e un semplice errore formale. Analizziamo il caso per capire i principi affermati dai giudici.

I Fatti del Caso: un Verbale Controverso

Un automobilista veniva condannato per guida in stato di ebbrezza ai sensi dell’art. 186, comma 2, lett. c) del Codice della Strada. La sua difesa si basava su una presunta incongruenza nel verbale di accertamento: l’orario di inizio delle operazioni (5.40) risultava successivo a quello delle due prove con l’etilometro (5.01 e 5.12). Sulla base di questa discrepanza, l’imputato presentava ricorso, lamentando un vizio di motivazione da parte della Corte d’Appello nel ritenere validi tali accertamenti.

La Decisione della Cassazione sul Ricorso Guida in Ebbrezza

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Secondo i giudici supremi, l’imputato si era limitato a riproporre le stesse questioni già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata. Questo comportamento processuale integra un vizio di aspecificità, che conduce inevitabilmente all’inammissibilità del ricorso.

Le Motivazioni: Aspecificità del Ricorso ed Errore Materiale

La decisione della Corte si fonda su due pilastri argomentativi principali, entrambi cruciali per comprendere come strutturare efficacemente un ricorso guida in ebbrezza.

La Ripetitività dei Motivi d’Appello

La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: non è sufficiente ripresentare le medesime doglianze già sollevate nel grado precedente. Un ricorso, per essere ammissibile, deve contenere una critica specifica e puntuale delle argomentazioni giuridiche contenute nella sentenza che si intende impugnare. Ignorare le motivazioni del giudice d’appello e limitarsi a ripetere le proprie tesi equivale a presentare un ricorso generico, privo della specificità richiesta dall’art. 591 c.p.p.

L’Irrilevanza dell’Errore Materiale e delle Prove dell’Alcoltest

Il secondo punto chiave riguarda la presunta incongruenza degli orari. La Corte ha confermato la valutazione dei giudici di merito, i quali avevano correttamente qualificato la discrepanza come un mero “errore materiale”. Nello specifico, si trattava di una palese inversione di cifre (5.40 anziché 4.50), come peraltro confermato da altri atti del fascicolo, quali la comunicazione della notizia di reato. Un errore di questo tipo non è in grado di inficiare la validità dell’accertamento.

Inoltre, la Corte ha colto l’occasione per chiarire un altro aspetto tecnico: l’irrilevanza della non consecutività dei numeri delle prove dell’alcoltest. Ciò che la legge richiede, ai sensi dell’art. 379 del Regolamento al Codice della Strada, è il rispetto di un intervallo minimo di cinque minuti tra la prima e la seconda prova spirometrica. Questo intervallo serve a monitorare la curva alcolemica e a garantire l’affidabilità della misurazione, non a seguire una numerazione progressiva delle prove.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

Questa ordinanza offre due lezioni fondamentali. In primo luogo, un ricorso in Cassazione deve essere costruito come una critica ragionata della sentenza di secondo grado, non come una semplice riproposizione dei motivi d’appello. In secondo luogo, le difese basate su meri errori formali o materiali, che non intaccano la sostanza e l’affidabilità dell’accertamento, hanno scarse probabilità di successo. La giurisprudenza è ormai costante nel ritenere che elementi come un’inversione di cifre sull’orario o la mancanza di consecutività nel numero delle prove non siano sufficienti a invalidare l’esito dell’alcoltest, a condizione che sia stato rispettato l’intervallo temporale minimo tra le misurazioni.

Un errore di orario sul verbale dell’alcoltest lo rende nullo?
No, se l’errore è qualificabile come un mero “errore materiale” (ad esempio, un’evidente inversione di cifre) e la correttezza dell’orario può essere desunta da altri atti del procedimento, il verbale e l’accertamento restano validi.

È possibile fare ricorso in Cassazione riproponendo gli stessi motivi del processo d’appello?
No, la giurisprudenza consolidata ritiene inammissibile un ricorso per cassazione che si limita a riprodurre le stesse ragioni già discusse e ritenute infondate dal giudice del gravame. Il ricorso deve contenere una critica specifica alla motivazione della sentenza impugnata, altrimenti risulta aspecifico.

Le due prove dell’alcoltest devono avere numeri di serie consecutivi?
No, la circostanza che i numeri delle prove dell’alcoltest non siano consecutivi è irrilevante. L’unico requisito temporale richiesto dalla legge ai fini della validità dell’accertamento è che tra la prima e la seconda prova intercorra un intervallo minimo di cinque minuti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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