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Ricorso generico stupefacenti: l’inammissibilità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per detenzione di cocaina, eroina e hashish. Il ricorso è stato giudicato generico in quanto si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già respinte in appello, senza confrontarsi con la motivazione della sentenza impugnata. La Corte ha sottolineato che la valutazione della condotta deve essere complessiva, considerando la varietà e quantità delle sostanze, escludendo così la possibilità di riqualificare il reato come ‘fatto di lieve entità’. Questo caso evidenzia l’importanza di formulare un ricorso specifico e non un mero ricorso generico stupefacenti.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Generico Stupefacenti: Quando l’Appello viene Dichiarato Inammissibile

Nel processo penale, e in particolare nei giudizi di impugnazione, la forma è sostanza. Un ricorso presentato alla Corte di Cassazione deve essere specifico, puntuale e criticare in modo mirato le argomentazioni della sentenza che si intende contestare. Quando ciò non avviene, si cade nel cosiddetto ricorso generico stupefacenti, un vizio che porta a una conseguenza drastica: l’inammissibilità. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di questo principio, delineando i confini tra un’impugnazione ammissibile e una destinata a fallire in partenza.

I Fatti del Caso: Detenzione di Diverse Sostanze Stupefacenti

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Tribunale e confermata dalla Corte di Appello. L’imputato era stato ritenuto colpevole del reato di detenzione ai fini di spaccio di un considerevole quantitativo di sostanze stupefacenti di diversa natura: cocaina (55 grammi), eroina (5,2 grammi) e hashish (431,3 grammi). La pena inflitta era di 4 anni e 20 giorni di reclusione, oltre a 18.000 euro di multa.

L’Appello e i Motivi del Ricorso Generico Stupefacenti

Attraverso il proprio difensore, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, basandolo su due motivi principali:

1. Violazione di legge e illogicità della motivazione: Si chiedeva la riqualificazione del reato nella fattispecie di lieve entità (il cosiddetto ‘piccolo spaccio’) prevista dal comma 5 dell’art. 73 del d.P.R. 309/1990.
2. Illogicità della motivazione: In particolare, si contestava la valutazione relativa alla detenzione di eroina, tentando di separarla dal contesto generale.

L’approccio della difesa era quello di frammentare la condotta, isolando la detenzione delle singole sostanze per sostenere la tesi della lieve entità, quasi come se si trattasse di episodi distinti e non di un’unica attività illecita.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto categoricamente questa impostazione, dichiarando il ricorso inammissibile. I giudici hanno stabilito che i motivi proposti non superavano il vaglio preliminare di ammissibilità, in quanto le censure erano generiche e aspecifiche.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha spiegato in modo dettagliato perché il ricorso fosse irricevibile. In primo luogo, l’impugnazione non si confrontava realmente con la motivazione della sentenza della Corte d’Appello, che era stata definita ‘satisfattiva e giuridicamente corretta’. Invece di contestare punti specifici del ragionamento dei giudici di secondo grado, il ricorso si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già presentate e respinte in appello.

I giudici di legittimità hanno ribadito che la condotta doveva essere valutata nel suo complesso. La detenzione contemporanea di tre diverse tipologie di stupefacenti, unita alle ammissioni dello stesso imputato (che aveva dichiarato di custodire la droga per conto terzi in cambio di 300 euro a settimana) e all’assenza di altre fonti di reddito, delineava un quadro di spaccio organizzato e non certo di lieve entità. La Corte ha chiarito che un’impugnazione, per essere ammissibile, deve instaurare una correlazione diretta tra le ragioni critiche esposte e le argomentazioni della decisione impugnata, cosa che nel caso di specie era totalmente mancata.

Conclusioni: L’Importanza di un Ricorso Specifico

La decisione in esame è un monito fondamentale per la pratica legale: un ricorso per cassazione non è una terza istanza di giudizio sul merito dei fatti. È, invece, un controllo di legittimità sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione della sentenza impugnata. Presentare un ricorso generico stupefacenti, che ignora le argomentazioni del giudice precedente e si limita a ripetere doglianze già esaminate, è una strategia processuale inefficace che conduce inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità. Per avere una possibilità di successo, è indispensabile che l’atto di impugnazione sia una critica puntuale, specifica e argomentata del provvedimento che si intende contestare.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Perché è stato ritenuto generico e aspecifico, in quanto si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già respinte in appello, senza confrontarsi criticamente con le specifiche motivazioni della sentenza impugnata.

La Corte ha considerato separatamente la detenzione di eroina rispetto alle altre sostanze?
No, la Corte ha respinto l’approccio di frammentare la condotta. Ha ritenuto che la detenzione contemporanea di tre diversi tipi di stupefacenti (cocaina, eroina e hashish) dovesse essere valutata nel suo complesso, poiché tale modalità era incompatibile con una riqualificazione del reato in fatto di lieve entità.

Quali elementi hanno convinto i giudici a escludere l’ipotesi del ‘piccolo spaccio’?
Gli elementi decisivi sono stati la detenzione di sostanze stupefacenti di diverso tipo, le concrete modalità della condotta, le condizioni personali dell’imputato (che non aveva altri redditi) e la sua stessa ammissione di detenere la droga per conto di terzi in cambio di un compenso settimanale di 300 euro. L’insieme di questi fattori indicava un traffico rilevante e non un’attività di lieve entità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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