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Ricorso generico: no attenuanti per guida in ebbrezza

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza con un tasso alcolemico molto elevato. Il ricorso è stato considerato generico perché non contestava specificamente le motivazioni della Corte d’Appello sul diniego delle attenuanti e non forniva la documentazione necessaria a supporto di altre richieste, come la sostituzione della pena. La sentenza sottolinea l’importanza del principio di autosufficienza del ricorso.

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Pubblicato il 28 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Generico: la Cassazione Conferma la Condanna per Guida in Ebbrezza

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale del diritto processuale penale: un ricorso generico, che non affronta specificamente le motivazioni della decisione impugnata, è destinato all’inammissibilità. Il caso in esame riguarda un automobilista condannato per guida in stato di ebbrezza, la cui richiesta di circostanze attenuanti è stata respinta proprio a causa della superficialità del suo appello.

Questo provvedimento offre spunti importanti per comprendere non solo la severità con cui viene trattato il reato di guida in stato di ebbrezza, ma anche i requisiti di forma e sostanza che ogni atto di impugnazione deve possedere per essere esaminato nel merito.

Il caso in esame

L’imputato era stato condannato in primo grado e in appello per essersi messo alla guida di un’auto non sua con un tasso alcolemico di 2,28 g/l, quasi cinque volte il limite legale. La condotta era aggravata dal fatto di essere avvenuta in orario notturno. Secondo la ricostruzione dei giudici, l’uomo aveva fermato improvvisamente il veicolo su una strada a scorrimento veloce, senza una comprovata avaria, mettendo in grave pericolo gli altri utenti della strada e causando di fatto un grave sinistro. La Corte d’Appello aveva confermato la condanna, negando la concessione delle attenuanti generiche in ragione dell’estrema pericolosità del comportamento e dei precedenti penali dell’imputato.

I motivi del ricorso e la genericità

L’imputato ha proposto ricorso per Cassazione lamentando due vizi principali:

1. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Secondo la difesa, la Corte d’Appello non avrebbe motivato adeguatamente il diniego.
2. Omessa pronuncia su pene sostitutive: La difesa sosteneva di aver chiesto in appello la sostituzione della pena detentiva con sanzioni alternative, ma che la Corte non si fosse pronunciata.

Entrambi i motivi sono stati giudicati inammissibili dalla Suprema Corte perché ritenuti un esempio di ricorso generico.

Il principio di autosufficienza del ricorso

La Cassazione ha evidenziato come, riguardo alle pene sostitutive, la richiesta non risultasse agli atti del processo. Il ricorrente avrebbe dovuto, in base al principio di “autosufficienza del ricorso”, allegare al proprio atto di impugnazione la copia delle conclusioni scritte in cui tale richiesta era stata formulata. Non avendolo fatto, ha impedito alla Corte di verificare la fondatezza della sua doglianza. Non è compito del giudice di legittimità ricercare d’ufficio gli atti a supporto delle tesi della parte.

Le motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha spiegato che il primo motivo di ricorso era meramente ripetitivo delle argomentazioni già presentate in appello. La difesa si era limitata a riproporre una diversa ricostruzione dei fatti, senza però confrontarsi criticamente con la motivazione della sentenza impugnata. I giudici di merito avevano chiaramente spiegato le ragioni del diniego delle attenuanti, valorizzando l’altissima pericolosità della condotta e la propensione all’illecito del soggetto, desunta dai precedenti penali. Un ricorso in Cassazione non può essere una semplice riproposizione delle proprie tesi, ma deve individuare vizi logici o giuridici specifici nel ragionamento del giudice precedente.

Anche il secondo motivo è stato considerato generico e, per di più, non autosufficiente. L’affermazione di aver richiesto pene alternative non era supportata da alcuna prova documentale allegata al ricorso. La Corte ha ribadito che è onere del difensore fornire tutti gli elementi necessari a sostenere le proprie censure, altrimenti queste non possono essere prese in esame.

Conclusioni

La sentenza si conclude con una declaratoria di inammissibilità del ricorso e la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Questa decisione è un monito importante: la redazione di un atto di impugnazione, specialmente in Cassazione, richiede rigore, specificità e completezza. Non è sufficiente esprimere un generico dissenso con la decisione precedente; è necessario smontare analiticamente il ragionamento del giudice di merito, evidenziandone le falle giuridiche o logiche e fornendo tutti gli elementi a supporto delle proprie argomentazioni. In assenza di questi requisiti, il ricorso è destinato a essere dichiarato inammissibile, precludendo ogni possibilità di revisione della condanna.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché considerato generico. L’imputato si è limitato a ripetere le argomentazioni già respinte in appello, senza criticare specificamente la motivazione della sentenza impugnata e senza fornire i documenti necessari a supporto delle sue richieste.

Cosa significa il principio di ‘autosufficienza del ricorso’?
Significa che l’atto di ricorso deve contenere tutti gli elementi e i documenti necessari perché la Corte possa decidere, senza doverli cercare autonomamente nel fascicolo. In questo caso, il difensore avrebbe dovuto allegare la copia delle conclusioni scritte in cui chiedeva le pene sostitutive.

È possibile ottenere le attenuanti generiche per guida in stato di ebbrezza grave?
In teoria è possibile, ma la sentenza dimostra che i giudici sono molto rigorosi. In questo caso, le attenuanti sono state negate a causa dell’estrema pericolosità della condotta (tasso alcolemico elevatissimo, arresto improvviso su strada a scorrimento veloce) e dei precedenti penali dell’imputato, che indicavano una sua propensione a commettere illeciti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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