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Ricorso generico: l’inammissibilità in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso generico contro una condanna per il reato di false dichiarazioni (art. 496 c.p.). L’ordinanza sottolinea come la mera riproposizione di argomenti già respinti in appello, senza l’indicazione di specifici vizi logici o giuridici, porti all’inammissibilità e alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Generico: Quando l’Appello in Cassazione è Destinato al Fallimento

L’esito di un processo non sempre si conclude con il secondo grado di giudizio. Spesso, la parola fine viene scritta dalla Corte di Cassazione. Tuttavia, per accedere a questo ultimo grado di giudizio, è necessario presentare un ricorso che rispetti requisiti di forma e sostanza molto stringenti. Un ricorso generico, come dimostra una recente ordinanza, non solo è inefficace, ma comporta anche conseguenze economiche per chi lo propone. Analizziamo insieme questo caso per comprendere perché la specificità delle censure è un elemento imprescindibile.

Il Caso in Esame: Un Appello Respinto per Genericità

Un imputato, condannato in primo e secondo grado per il reato di false dichiarazioni sull’identità o su qualità personali (previsto dall’art. 496 del codice penale), decideva di presentare ricorso per Cassazione. I motivi alla base dell’impugnazione erano tre:

1. Un presunto vizio di motivazione sulla sussistenza del reato nella sua forma tentata.
2. Una critica alla determinazione della pena e al mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche.
3. La mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).

La Corte di Appello di Lecce aveva già confermato la sentenza di primo grado del Tribunale di Brindisi. L’imputato, quindi, si rivolgeva alla Suprema Corte sperando in un esito diverso.

Le Motivazioni della Decisione: L’Analisi del Ricorso Generico

La Corte di Cassazione, con una sintetica ma chiarissima ordinanza, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un concetto chiave del diritto processuale penale: la genericità dei motivi di ricorso. Vediamo nel dettaglio perché ogni motivo è stato respinto.

Primo Motivo: Ripetitività delle Argomentazioni

Il primo motivo è stato considerato generico perché l’imputato si è limitato a riproporre le stesse identiche ragioni già discusse e ritenute infondate dalla Corte di Appello. La Cassazione non è un terzo grado di merito dove si può chiedere una nuova valutazione dei fatti; il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Ripresentare le stesse argomentazioni senza individuare un preciso errore logico o giuridico nella sentenza d’appello equivale a non formulare una vera critica.

Secondo Motivo: Manifesta Infondatezza

Anche il secondo motivo, relativo alla pena e alle attenuanti, è stato giudicato generico e, in aggiunta, manifestamente infondato. La Corte di Appello aveva adeguatamente motivato la sua decisione, valorizzando i numerosi e specifici precedenti penali dell’imputato e l’assenza di elementi concreti a suo favore. Il ricorso non ha saputo contrapporre a questa motivazione una critica specifica, ma si è limitato a un dissenso generico.

Terzo Motivo: Assenza di Specificità

Infine, il terzo motivo sulla mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p. è stato giudicato totalmente generico. Il ricorrente non ha indicato le ragioni specifiche per cui, nel suo caso, avrebbe dovuto essere applicata la causa di non punibilità. Non basta lamentare una mancata applicazione, è necessario argomentare il perché, alla luce dei fatti e del diritto, quella norma avrebbe dovuto trovare spazio.

Le Motivazioni

La decisione della Suprema Corte ribadisce un principio fondamentale: il ricorso in Cassazione deve essere un atto di critica puntuale e specifica alla sentenza impugnata. Non può essere una semplice riproposizione delle difese svolte nei gradi precedenti. Il ricorrente ha l’onere di individuare con precisione i vizi (di legge o di motivazione) che affliggono la decisione e di argomentare in modo specifico perché la Corte di Appello ha sbagliato. Un ricorso generico, che si limita a esprimere un dissenso sulla valutazione dei fatti o a ripetere argomenti già vagliati, non supera il vaglio di ammissibilità. La Corte di Cassazione svolge una funzione di controllo sulla legittimità, non una nuova valutazione del merito.

Le Conclusioni

Le implicazioni pratiche di questa ordinanza sono significative. Presentare un ricorso inammissibile non è una strategia priva di conseguenze. Come stabilito nel dispositivo (P.Q.M.), il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione serve a scoraggiare impugnazioni dilatorie o palesemente infondate, che appesantiscono il sistema giudiziario senza avere reali possibilità di accoglimento. La lezione è chiara: per adire la Corte di Cassazione, è indispensabile una difesa tecnica, precisa e mirata, che sappia dialogare criticamente con le ragioni della sentenza impugnata, pena l’inammissibilità e un ulteriore aggravio di spese.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto generico in tutti i suoi motivi. L’imputato si è limitato a riproporre argomentazioni già esaminate e respinte dalla Corte di Appello, senza individuare specifici vizi logici o giuridici nella sentenza impugnata.

Cosa significa che un motivo di ricorso è “generico”?
Significa che il motivo di impugnazione manca di specificità, ovvero non formula una critica puntuale e argomentata contro la decisione del giudice precedente. Si limita a manifestare un dissenso o a ripetere le stesse tesi difensive, senza spiegare dove e perché la motivazione della sentenza sarebbe errata.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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