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Ricorso generico: inammissibilità per la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso in materia penale, definendolo come ricorso generico e non specifico. L’imputato, condannato per ricettazione e uso indebito di carte di pagamento, aveva riproposto in Cassazione le stesse argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello. La Suprema Corte ha sottolineato che la mancanza di specificità e l’assenza di correlazione tra i motivi del ricorso e le ragioni della decisione impugnata portano all’inammissibilità, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso generico: la Cassazione ribadisce il principio di inammissibilità

Presentare un ricorso generico in Cassazione, ovvero un atto che si limita a ripetere le stesse argomentazioni già respinte in appello senza criticare specificamente la motivazione della sentenza impugnata, conduce inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità. È quanto ha stabilito la Corte di Cassazione, Sezione Settima Penale, con l’ordinanza del 21 giugno 2024, confermando una consolidata linea interpretativa.

I fatti del procedimento

Il caso trae origine da un ricorso presentato da un soggetto condannato dalla Corte d’Appello di Bologna per i reati di ricettazione (art. 648 c.p.) e indebito utilizzo di strumenti di pagamento diversi dai contanti (art. 493-ter c.p.). L’imputato ha deciso di impugnare la sentenza di secondo grado davanti alla Suprema Corte, sollevando un unico motivo di ricorso con cui contestava la correttezza della motivazione a sostegno della sua responsabilità penale.

La decisione della Cassazione e il concetto di ricorso generico

La Corte di Cassazione ha esaminato l’atto di impugnazione e lo ha rapidamente liquidato come inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nella constatazione che il motivo presentato era del tutto generico e non specifico. Invece di attaccare puntualmente le argomentazioni logico-giuridiche della sentenza della Corte d’Appello, il ricorrente si era limitato a riproporre le medesime doglianze già esaminate e ritenute infondate dal giudice del gravame.

La mancanza di specificità del motivo

Secondo la Suprema Corte, la mancanza di specificità, che ai sensi dell’art. 591, comma 1, lett. c), del codice di procedura penale, costituisce causa di inammissibilità, si manifesta quando non vi è una correlazione diretta tra le ragioni addotte nel ricorso e quelle sviluppate nella decisione che si intende impugnare. In altre parole, non è sufficiente esprimere un generico dissenso, ma è necessario spiegare perché la motivazione del giudice precedente sia errata, illogica o contraddittoria. Ripetere argomenti già sconfessati senza un’analisi critica del provvedimento impugnato trasforma il ricorso in un atto sterile, incapace di innescare un reale controllo di legittimità.

Le motivazioni

La motivazione dell’ordinanza è chiara e lapidaria. La Corte ha ritenuto che il ricorso dovesse essere dichiarato inammissibile poiché fondato su argomenti che “ripropongono le stesse ragioni già discusse e ritenute infondate dal giudice del gravame”. Questa prassi processuale, secondo i giudici di legittimità, viola il requisito della specificità dei motivi, che impone al ricorrente un confronto critico con la sentenza impugnata. L’assenza di tale confronto rende il ricorso un atto non idoneo a raggiungere il suo scopo, determinandone l’inammissibilità. Di conseguenza, la Corte ha condannato il ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver attivato inutilmente il meccanismo giudiziario.

Le conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale del processo penale: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge e sulla logicità della motivazione. Un ricorso generico, che non si confronta criticamente con la decisione appellata, è destinato all’inammissibilità. Gli avvocati devono prestare massima attenzione nella redazione degli atti di impugnazione, evitando la mera riproposizione di difese già svolte e concentrandosi invece sull’individuazione di vizi specifici della sentenza, al fine di garantire un’efficace tutela dei diritti dei propri assistiti e di non incorrere in sanzioni processuali.

Quando un ricorso per cassazione viene considerato generico?
Un ricorso è considerato generico quando si fonda su argomenti che ripropongono le stesse ragioni già discusse e ritenute infondate nel precedente grado di giudizio, senza una specifica critica alla motivazione della sentenza impugnata.

Qual è la conseguenza di un ricorso generico?
La conseguenza è la dichiarazione di inammissibilità del ricorso, come previsto dall’art. 591, comma 1, lett. c) del codice di procedura penale. Questo impedisce alla Corte di esaminare il merito della questione.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in denaro, in questo caso fissata in tremila euro, in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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