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Ricorso generico: inammissibilità e conseguenze

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso avverso una condanna per spaccio di sostanze stupefacenti. La decisione si fonda sulla natura di ricorso generico dell’appello, in quanto privo di critiche specifiche e argomentate contro la sentenza impugnata. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso generico: quando l’appello in Cassazione è destinato al fallimento

Presentare un ricorso generico davanti alla Corte di Cassazione equivale a una sconfitta quasi certa. Con una recente ordinanza, la Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale del nostro sistema processuale: un’impugnazione, per essere valida, deve contenere critiche specifiche e dettagliate contro la decisione contestata. L’analisi del caso in esame offre uno spunto prezioso per comprendere le ragioni di tale rigore e le pesanti conseguenze per chi non rispetta questa regola.

I fatti del processo

La vicenda giudiziaria ha origine da una condanna per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, in una fattispecie di lieve entità. L’imputato era stato trovato in possesso di 17 dosi di cocaina, una pietra della stessa sostanza del peso di 10,55 grammi e diversi strumenti per la pesatura e il confezionamento delle dosi.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano ritenuto che tali elementi costituissero una prova univoca della destinazione della droga alla cessione a terzi, confermando la condanna a 6 mesi di reclusione e a una multa. Contro la sentenza d’appello, la difesa proponeva ricorso per Cassazione, lamentando un vizio di motivazione per manifesta illogicità e contraddittorietà.

Il ricorso generico e la decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, qualificandolo come ricorso generico. I giudici hanno sottolineato come le doglianze difensive fossero prive delle ragioni di diritto e dei dati di fatto necessari a sostenere le richieste. L’appello si limitava a contestare la decisione in modo vago, senza confrontarsi specificamente con le argomentazioni logiche ed esaustive contenute nella sentenza della Corte d’Appello.

La valutazione delle prove da parte dei giudici di merito

La Corte ha evidenziato come i giudici di merito avessero correttamente motivato la loro decisione. La condanna non si basava solo sul dato quantitativo della sostanza stupefacente, ma anche e soprattutto sul rinvenimento di strumenti (come bilancini di precisione e materiale per il confezionamento) che, letti insieme agli altri elementi, costituivano un “indice univoco” della finalità di spaccio. La motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta completa e non manifestamente illogica.

Il diniego delle attenuanti generiche

Anche la richiesta di concessione delle circostanze attenuanti generiche era stata respinta con una motivazione corretta. La Corte territoriale, infatti, non aveva riscontrato alcun “elemento di segno positivo” dal quale far discendere un trattamento sanzionatorio più mite, applicando correttamente i principi di legittimità in materia.

Le motivazioni: i principi sul ricorso generico

La parte centrale della decisione della Cassazione risiede nel richiamo ai principi consolidati in tema di ammissibilità del ricorso. La Corte ha ribadito che un’impugnazione è inammissibile per genericità quando manca una correlazione diretta tra le ragioni esposte nell’atto di impugnazione e quelle argomentate nella decisione che si contesta.

In altre parole, non è sufficiente lamentare un’ingiustizia o un’illogicità in termini astratti. È necessario che l’appellante analizzi il ragionamento del giudice precedente e ne evidenzi le specifiche falle, contraddizioni o violazioni di legge. Ignorare le affermazioni del provvedimento censurato, senza confutarle punto per punto, rende il ricorso aspecifico e, quindi, destinato all’inammissibilità. La Corte ha richiamato a sostegno di tale principio importanti precedenti giurisprudenziali, tra cui una pronuncia delle Sezioni Unite.

Le conclusioni: le conseguenze dell’inammissibilità

Le conseguenze pratiche di una declaratoria di inammissibilità per un ricorso generico sono severe. Oltre a rendere definitiva la condanna, l’inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali. Ma non solo: la legge prevede anche il versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata determinata in tremila euro. Questa sanzione pecuniaria ha una duplice funzione: da un lato, ristorare l’amministrazione della giustizia per aver dovuto gestire un ricorso inutile; dall’altro, fungere da deterrente contro la presentazione di appelli palesemente infondati o meramente dilatori.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto generico, ossia privo di specifiche ragioni di diritto e di fatto che si confrontassero criticamente con la motivazione della sentenza impugnata.

Quali elementi sono stati considerati prova dell’intento di spaccio?
I giudici hanno considerato come prova non solo il dato quantitativo della sostanza (17 dosi di cocaina e una pietra da 10,55 grammi), ma soprattutto il possesso di strumenti per la pesatura e il confezionamento, ritenuti un indice univoco della destinazione alla cessione a terzi.

Quali sono le conseguenze economiche dell’inammissibilità del ricorso?
La declaratoria di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma, quantificata in questo caso in tremila euro, alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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