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Ricorso generico: inammissibile senza motivi specifici

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile l’appello di un imputato condannato per reati legati agli stupefacenti. Il motivo centrale della decisione risiede nella natura dell’impugnazione, giudicata un ricorso generico. L’imputato lamentava una carenza di motivazione nella quantificazione della pena per la continuazione dei reati, ma non ha fornito argomentazioni specifiche e concrete per sostenere la sua tesi. La Corte ha ribadito che non è sufficiente enunciare principi generali, ma è necessario dimostrare perché la pena applicata sia eccessiva nel caso specifico. Di conseguenza, il ricorso è stato respinto con condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Generico: La Cassazione Dichiara l’Inammissibilità per Mancanza di Specificità

Quando si presenta un’impugnazione, specialmente davanti alla Corte di Cassazione, non è sufficiente lamentare un’ingiustizia in termini astratti. È necessario articolare motivi precisi, dettagliati e ancorati ai fatti del processo. Una recente sentenza della Suprema Corte (n. 44982/2024) lo ribadisce con forza, dichiarando inammissibile un ricorso generico e condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di una sanzione. Analizziamo insieme la decisione per comprendere l’importanza della specificità nei motivi di ricorso.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine da una condanna per reati legati al traffico di sostanze stupefacenti, previsti dagli articoli 73 e 74 del d.P.R. 309/1990. La Corte di appello aveva parzialmente riformato la sentenza di primo grado, concedendo le attenuanti generiche e rideterminando la pena. L’imputato, non soddisfatto, ha proposto ricorso per cassazione tramite il suo difensore, sollevando un unico motivo di doglianza.

La Critica alla Quantificazione della Pena e il ricorso generico

Il ricorrente lamentava un vizio di motivazione riguardo alla quantificazione degli aumenti di pena applicati a titolo di continuazione tra i vari reati. Secondo la difesa, la Corte di appello non avrebbe tenuto adeguatamente conto del ruolo specifico svolto dall’imputato in ciascun delitto-fine, limitandosi a un calcolo generico. In sostanza, si contestava una motivazione carente sulla personalizzazione della pena in relazione alla gravità concreta di ogni singola condotta.

La Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto la tesi difensiva, definendo il motivo di impugnazione affetto da una “palese genericità intrinseca”. Il Collegio ha osservato che il ricorso si limitava a enunciare principi generali, come la necessità di valutare la gravità dei delitti o la personalità dell’agente, senza però tradurli in una critica concreta e specifica alla sentenza impugnata. Questo approccio ha reso il ricorso un ricorso generico e, di conseguenza, inammissibile.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha spiegato che per contestare efficacemente la determinazione della pena, non è sufficiente affermare che essa sia eccessiva. Il ricorrente avrebbe dovuto esplicitare le ragioni precise per cui i singoli aumenti sanzionatori, peraltro già determinati in misura “assai ridotta”, sarebbero stati sproporzionati. Mancava, in altre parole, un confronto puntuale con la motivazione della Corte di appello, che spiegasse perché, nel caso specifico, i criteri di commisurazione della pena fossero stati violati. L’assenza di argomenti concreti trasforma il ricorso in un atto meramente formale, che non può essere accolto. La Corte ha quindi dichiarato l’inammissibilità del ricorso, condannando il proponente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche a versare una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, citando una sentenza della Corte Costituzionale che giustifica tale sanzione quando il ricorso è presentato con colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.

Le Conclusioni

Questa sentenza è un monito importante sull’onere di specificità che grava su chi impugna un provvedimento giudiziario. Un ricorso generico, che non entra nel merito delle argomentazioni del giudice e non offre una critica puntuale e circostanziata, è destinato all’inammissibilità. Per gli operatori del diritto, ciò significa che la redazione di un atto di impugnazione richiede un’analisi approfondita e la capacità di trasformare le doglianze in argomenti giuridici solidi e specifici. Per i cittadini, conferma che il sistema giudiziario richiede rigore e precisione per garantire un esame serio ed efficace delle questioni sottoposte al suo vaglio.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto manifestamente infondato e viziato da una “palese genericità intrinseca”. Il ricorrente non ha fornito ragioni specifiche e concrete per cui gli aumenti di pena a titolo di continuazione sarebbero stati eccessivi.

Cosa si intende per “ricorso generico” in questo contesto?
Significa che l’atto di impugnazione si è limitato a enunciare principi legali generali (come la necessità di valutare la gravità dei delitti o la personalità del reo) senza applicarli concretamente al caso di specie e senza spiegare perché la decisione del giudice di merito fosse errata.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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