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Ricorso generico: inammissibile se non specifico

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso generico presentato contro una sentenza della Corte d’Appello. L’imputato lamentava il mancato riconoscimento di una circostanza attenuante, ma i motivi del ricorso sono stati ritenuti meramente assertivi e privi di una critica specifica alla decisione impugnata. La Suprema Corte ha ribadito che la valutazione delle attenuanti rientra nel potere discrezionale del giudice di merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità se la motivazione è logica e congrua.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Generico: La Cassazione Conferma l’Inammissibilità

Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale della procedura penale: un ricorso generico, che si limita a riproporre doglianze senza un confronto critico con la sentenza impugnata, è destinato all’inammissibilità. Questa decisione sottolinea l’importanza di redigere atti di impugnazione specifici e dettagliati, che mettano in luce le precise lacune logiche o giuridiche della decisione contestata.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Tribunale di Foggia e successivamente confermata dalla Corte d’Appello di Bari. L’imputato era stato ritenuto penalmente responsabile per il reato previsto dall’art. 75 del d.lgs. 159/2011 e condannato a otto mesi di reclusione, pur con la concessione delle attenuanti generiche e la disapplicazione della recidiva.

Contro la sentenza d’appello, la difesa dell’imputato ha proposto ricorso per cassazione. Il motivo principale del ricorso era l’illogicità della motivazione con cui la Corte territoriale aveva negato il riconoscimento di una specifica circostanza attenuante, quella prevista dall’art. 62 n. 6 del codice penale.

L’inammissibilità del Ricorso Generico secondo la Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile. La ragione di questa decisione risiede nella natura stessa dell’atto di impugnazione, definito “fortemente generico e meramente assertivo”. Secondo gli Ermellini, la difesa non ha mosso una critica puntuale e argomentata contro le motivazioni della Corte d’Appello. Al contrario, si è limitata a insistere sulla necessità di riconoscere l’attenuante, utilizzando deduzioni aspecifiche e apodittiche.

La Corte ha evidenziato che la sentenza impugnata aveva esposto in modo logico e coerente le ragioni per cui non era possibile concedere l’ulteriore attenuante richiesta. Di fronte a tale motivazione, un ricorso efficace avrebbe dovuto smontare quel ragionamento, non semplicemente riaffermare la propria tesi.

Il Principio del Potere Discrezionale del Giudice

Un punto chiave della decisione riguarda il potere discrezionale del giudice di merito. La valutazione di elementi come le circostanze attenuanti rientra pienamente in questo ambito. La Cassazione ha chiarito che, se tale potere è esercitato in modo congruo, logico e coerente con i principi generali del diritto, non è sindacabile in sede di legittimità.

In altre parole, la Corte di Cassazione non è un “terzo grado” di giudizio dove si possono rivalutare i fatti o gli elementi già considerati dai giudici precedenti. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione, non sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito.

Le motivazioni

La motivazione centrale della Suprema Corte si fonda sulla carenza strutturale del ricorso. Non basta lamentare un errore, è necessario dimostrare, attraverso un’analisi critica della sentenza impugnata, dove risieda l’illogicità o la violazione di legge. Il ricorso in esame, invece, è stato considerato una mera riproposizione di una richiesta, senza un vero confronto con le argomentazioni contrarie espresse dalla Corte d’Appello. La valutazione degli aspetti che rientrano nel potere discrezionale del giudice di merito, come il riconoscimento delle attenuanti, si sottrae a censure che mirano a una nuova valutazione dei fatti. Un’impugnazione che non supera questa soglia di specificità è inevitabilmente inammissibile.

Le conclusioni

La decisione in commento costituisce un monito per gli operatori del diritto: la redazione di un ricorso per cassazione richiede un’elevata precisione tecnica. È essenziale che l’atto non sia una semplice lamentela, ma un’analisi argomentata e specifica che metta in crisi la tenuta logico-giuridica della sentenza impugnata. Un ricorso generico non solo non ottiene il risultato sperato, ma comporta anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto nel caso di specie.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto fortemente generico e meramente assertivo. La difesa si è limitata a insistere sulla propria richiesta senza contestare specificamente le argomentazioni logiche e giuridiche esposte nella sentenza impugnata.

La Corte di Cassazione può riesaminare la decisione di un giudice sul concedere o meno un’attenuante?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare nel merito tale decisione se il potere discrezionale del giudice è stato esercitato in modo congruo, logico e coerente. La valutazione delle attenuanti è di competenza del giudice di merito e non può essere oggetto di una nuova valutazione dei fatti in sede di legittimità.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, a causa della colpa nell’aver proposto un ricorso inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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