LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso generico: inammissibile se non è specifico

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso generico presentato contro un’ordinanza di confisca. La ricorrente, ritenuta una mera prestanome, non ha saputo contestare in modo specifico le motivazioni della decisione impugnata né dimostrare un effettivo contrasto di giudicati, rendendo il suo appello inefficace e portando alla sua condanna al pagamento delle spese processuali.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 29 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Generico: La Cassazione Conferma l’Inammissibilità

Quando si impugna un provvedimento giudiziario, la specificità è tutto. Un ricorso generico, privo di argomentazioni puntuali e critiche, è destinato a essere dichiarato inammissibile. Lo ha ribadito la Corte di Cassazione con una recente sentenza, analizzando il caso di una richiesta di restituzione di beni confiscati, in cui la ricorrente era stata identificata come mera prestanome. Questa decisione sottolinea un principio fondamentale della procedura penale: non basta lamentare un’ingiustizia, bisogna dimostrarla con motivi chiari e pertinenti.

I Fatti: Due Sentenze in Conflitto?

Il caso nasce dalla richiesta di una donna di ottenere la restituzione di quote di una S.r.l. e di una cospicua somma di denaro. In un primo momento, il Tribunale di Busto Arsizio aveva ordinato la restituzione di tali beni. Tuttavia, una successiva sentenza, divenuta irrevocabile, emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano, ne aveva disposto la confisca per equivalente.

Il Giudice dell’esecuzione di Milano, nel respingere la richiesta di restituzione, ha evidenziato che la confisca era definitiva e si basava su un punto cruciale: la donna era considerata una semplice prestanome. I beni, pur essendo formalmente a lei intestati, erano nella disponibilità effettiva di un’altra persona, condannata per reati commessi nell’interesse della società. La difesa della donna ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando un vizio di motivazione e un presunto contrasto di giudicati tra le due sentenze.

La Questione del Ricorso Generico e la Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, bollandolo come intrinsecamente ed estrinsecamente generico. Secondo i giudici supremi, la ricorrente non ha adeguatamente affrontato i punti nevralgici della questione. Si è limitata a menzionare genericamente la propria assoluzione in un altro procedimento e l’esistenza di una decisione a lei favorevole, senza però illustrare in modo dettagliato gli elementi necessari per configurare un reale contrasto di giudicati ai sensi dell’art. 669, comma 8, c.p.p.

In sostanza, non è sufficiente affermare che esista un’altra sentenza favorevole; è onere della parte ricorrente dimostrare, documenti alla mano, l’incompatibilità tra le due decisioni, specificando oggetto, soggetti e contesto di entrambi i giudizi.

Le Motivazioni: Perché un Ricorso Generico è Destinato al Fallimento

La decisione della Corte si fonda su principi procedurali molto solidi. Le motivazioni chiariscono perché la genericità dell’appello ne ha determinato l’inevitabile rigetto.

L’Onere di Specificità

La ricorrente ha omesso di illustrare i dettagli essenziali della sentenza del Tribunale di Busto Arsizio. Non ha specificato l’oggetto del giudizio, i soggetti coinvolti e il nesso con l’impianto societario a cui appartenevano i beni confiscati. Questa mancanza ha impedito alla Corte di Cassazione di valutare la reale rilevanza e l’incidenza di quella decisione sulla confisca disposta dal Tribunale di Milano. Un ricorso, per essere ammissibile, deve contenere un confronto critico e argomentato con il provvedimento che si intende impugnare.

Il Ruolo Decisivo del Prestanome

Il punto centrale della decisione impugnata, ignorato dalla ricorrente, era il suo ruolo di mera prestanome. Il Giudice dell’esecuzione aveva stabilito che l’effettiva disponibilità dei beni era riconducibile a un’altra persona, responsabile dei reati. La confisca era quindi legittima proprio perché colpiva patrimoni di fatto appartenenti al condannato, seppur formalmente intestati a terzi. Il ricorso non ha proposto alcuna argomentazione critica su questo aspetto fondamentale della ratio decidendi, risultando così privo di fondamento.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

La sentenza ribadisce una lezione cruciale per ogni difensore: un ricorso in Cassazione non può essere una semplice riproposizione delle proprie tesi. Deve essere un’analisi critica, puntuale e documentata dei vizi della decisione impugnata. In particolare, quando si allega un contrasto di giudicati, è necessario fornire alla Corte tutti gli elementi per comprendere l’effettiva incompatibilità tra le pronunce. Allo stesso modo, è indispensabile confrontarsi con la ratio decidendi della sentenza che si contesta, smontandone le argomentazioni punto per punto. Ignorare questi principi trasforma l’impugnazione in un atto sterile, destinato a essere dichiarato inammissibile, con conseguente condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato ritenuto inammissibile a causa della sua genericità. La ricorrente non ha illustrato in modo specifico e dettagliato le ragioni a sostegno della sua tesi, non ha dimostrato l’esistenza di un reale contrasto tra giudicati e, soprattutto, non ha contestato criticamente la motivazione centrale della decisione impugnata, ovvero il suo ruolo di prestanome.

Qual è la conseguenza di presentare un ricorso generico?
La conseguenza è la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Questo comporta la condanna della parte ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle Ammende, come stabilito dall’art. 616 del codice di procedura penale.

In che modo il ruolo di “prestanome” ha influenzato la decisione sulla confisca?
Il ruolo di prestanome è stato decisivo. La Corte ha stabilito che, nonostante l’intestazione formale dei beni alla ricorrente, la loro disponibilità effettiva era di un’altra persona condannata per reati. Questo ha permesso di legittimare la confisca, poiché la misura non colpiva un soggetto terzo estraneo al reato, ma il patrimonio di fatto riconducibile al responsabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati