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Ricorso generico inammissibile: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato, definendolo un ricorso generico. La Corte ha stabilito che un’impugnazione non può limitarsi a mere asserzioni, ma deve contestare specificamente le ragioni della sentenza precedente. La decisione ribadisce anche che la presenza di numerosi precedenti penali può legittimamente impedire il riconoscimento di attenuanti e della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Generico: La Cassazione Dichiara l’Inammissibilità

Presentare un ricorso in Cassazione richiede precisione e argomentazioni specifiche. Un ricorso generico, che si limita a contestare una sentenza senza entrare nel merito delle sue motivazioni, è destinato all’inammissibilità. Lo ha ribadito la Corte di Cassazione con una recente ordinanza, chiarendo i requisiti di specificità dell’impugnazione e le conseguenze di una condotta criminale abituale sulla concessione di benefici di legge.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso la sentenza della Corte d’Appello che aveva confermato la sua condanna. L’imputato lamentava principalmente due aspetti: in primo luogo, un vizio di motivazione della sentenza d’appello, ritenuta omessa o apparente; in secondo luogo, il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (ex art. 131-bis c.p.) e delle circostanze attenuanti generiche.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato i due motivi di ricorso, dichiarandoli entrambi inammissibili per ragioni distinte ma complementari.

Il Primo Motivo: Il Ricorso Generico e la Motivazione ‘per relationem’

La Corte ha qualificato il primo motivo come un ricorso generico. L’imputato, infatti, si era limitato a una mera asserzione, senza specificare perché la motivazione della Corte d’Appello fosse carente. La Cassazione ha sottolineato che non è sufficiente lamentare un vizio, ma è necessario enunciare e argomentare i rilievi critici in modo specifico rispetto alle ragioni di fatto e di diritto della decisione impugnata.

Inoltre, i giudici hanno ritenuto il motivo manifestamente infondato, poiché la Corte d’Appello aveva correttamente operato un rinvio per relationem alla sentenza di primo grado. Questo significa che la motivazione della prima sentenza è stata richiamata e fatta propria dalla seconda, creando una cosiddetta “doppia conforme”. In questi casi, le due sentenze costituiscono un unico corpo decisionale, pienamente legittimo se, come avvenuto, il giudice d’appello aggiunge anche proprie e ulteriori precisazioni.

Il Secondo Motivo: Attenuanti e Abitualità della Condotta

Anche il secondo motivo è stato giudicato inammissibile. Per quanto riguarda la richiesta di applicazione dell’art. 131-bis c.p., il ricorso è stato ritenuto aspecifico perché non si confrontava con la motivazione della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva infatti evidenziato l’abitualità della condotta criminosa dell’imputato, desunta dai suoi numerosi precedenti penali specifici. L’abitualità è una condizione che, per legge, impedisce il riconoscimento della particolare tenuità del fatto.

Relativamente al diniego delle attenuanti generiche, la Cassazione ha ribadito un principio consolidato: il giudice di merito non è tenuto a esaminare ogni singolo elemento favorevole o sfavorevole, ma può concentrarsi su quelli ritenuti decisivi. Nel caso di specie, i plurimi precedenti specifici sono stati considerati un elemento talmente rilevante da superare ogni altra valutazione, dimostrando una “condotta di vita irrimediabilmente orientata alla commissione di reati”.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Corte si fonda su principi procedurali e sostanziali di grande importanza. In primo luogo, viene riaffermato il requisito di specificità dei motivi di ricorso: un’impugnazione deve essere un dialogo critico con la sentenza precedente, non un monologo slegato. In secondo luogo, viene convalidato l’uso della motivazione per relationem nel contesto di una doppia conforme, purché rispetti determinati parametri. Infine, si conferma che la valutazione della personalità dell’imputato, basata su elementi oggettivi come i precedenti penali, è cruciale per decidere sulla concessione di benefici come le attenuanti o la non punibilità per tenuità del fatto.

Conclusioni

L’ordinanza in esame offre una lezione chiara: la redazione di un atto di impugnazione è un’attività che non ammette superficialità. Un ricorso generico non solo è inefficace, ma comporta la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Per gli operatori del diritto, ciò significa dover costruire argomentazioni solide e puntuali, che smontino pezzo per pezzo il ragionamento del giudice precedente. Per gli imputati, la sentenza ricorda che il proprio passato giudiziario ha un peso determinante nelle decisioni dei giudici e può precludere l’accesso a istituti premiali previsti dalla legge.

Quando un ricorso in Cassazione viene considerato ‘generico’?
Un ricorso è considerato generico quando non enuncia né argomenta in modo specifico i rilievi critici contro le ragioni di fatto o di diritto della decisione impugnata, limitandosi a una mera asserzione o a una doglianza vaga.

Perché è stata negata l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
È stata negata perché il provvedimento impugnato aveva evidenziato l’abitualità della condotta criminosa dell’imputato, desunta dai suoi precedenti penali specifici. L’abitualità nel reato è una condizione ostativa all’applicazione di tale beneficio.

Per negare le attenuanti generiche, il giudice deve considerare tutti gli elementi a favore e a sfavore dell’imputato?
No. Secondo l’orientamento consolidato della Cassazione, è sufficiente che il giudice faccia riferimento agli elementi ritenuti decisivi (in questo caso, i numerosi precedenti penali) e all’assenza di elementi positivi rilevanti, senza dover analizzare ogni singolo dettaglio dedotto dalle parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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