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Ricorso generico e scommesse: inammissibile per la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’operatrice condannata per esercizio abusivo di attività di scommesse. Il motivo del ricorso, basato sulla presunta discriminazione subita dalla società di scommesse estera, è stato ritenuto un ricorso generico in quanto non si confrontava specificamente con le motivazioni della sentenza d’appello e non forniva prova della richiesta di licenza e del suo diniego per ragioni discriminatorie. La ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso generico: la Cassazione conferma la condanna per scommesse illegali

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10088/2024, ha ribadito un principio fondamentale del diritto processuale penale: un ricorso generico, che non si confronta criticamente con le motivazioni della sentenza impugnata, è destinato a essere dichiarato inammissibile. Questo caso riguarda la condanna di un’operatrice per la raccolta di scommesse in assenza delle necessarie autorizzazioni, la cui difesa si basava sulla presunta discriminazione subita dall’operatore comunitario per cui lavorava.

I fatti del caso: la condanna per esercizio abusivo

Una persona era stata condannata in primo grado e in appello per il reato previsto dall’art. 4 della legge 401/1989, per aver esercitato l’attività di raccolta di scommesse per conto di una società estera senza la concessione e la licenza di pubblica sicurezza richieste dalla legge italiana. La pena inflitta era di sei mesi di reclusione.

La difesa dell’imputata sosteneva che la società estera fosse stata illegittimamente esclusa dalle gare per l’aggiudicazione delle concessioni in Italia a causa di clausole discriminatorie presenti in un bando di gara del 2012. Secondo la tesi difensiva, tale esclusione avrebbe dovuto giustificare l’operatività senza titolo abilitativo, portando a una sentenza di assoluzione.

Il motivo di appello e la specificità del ricorso generico

Avverso la sentenza della Corte di Appello, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, articolando un unico motivo. Si lamentava la violazione di legge e il vizio di motivazione, insistendo sul fatto che la Corte territoriale non avesse adeguatamente considerato la circostanza della discriminazione subita dalla società di scommesse.

La Suprema Corte, tuttavia, ha ritenuto il motivo del tutto inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nella natura del ricorso generico. I giudici hanno sottolineato come l’atto di impugnazione non possa limitarsi a riproporre le stesse argomentazioni già vagliate e respinte nei gradi di merito, ma debba contenere una critica specifica e puntuale delle ragioni esposte nella sentenza che si intende contestare.

La mancanza di prove concrete

La Corte di Appello aveva correttamente applicato il principio di diritto secondo cui, per escludere il reato in assenza di concessione e licenza, è necessaria la dimostrazione che l’operatore estero sia stato vittima di una illegittima esclusione dalle gare o di un comportamento discriminatorio da parte dello Stato. Nel caso di specie, non solo mancava tale prova, ma non era stato nemmeno dimostrato che l’imputata avesse mai richiesto la licenza ai sensi dell’art. 88 TULPS e che tale richiesta fosse stata rigettata proprio a causa della presunta discriminazione.

Le motivazioni: perché un ricorso generico è destinato a fallire

La Cassazione ha spiegato che la funzione tipica dell’impugnazione è quella della critica argomentata avverso il provvedimento oggetto di ricorso. Un motivo è generico non solo quando è intrinsecamente indeterminato, ma anche quando manca una correlazione diretta tra le ragioni della decisione impugnata e quelle poste a fondamento del ricorso. In altre parole, l’appellante non può ignorare le argomentazioni del giudice precedente, ma deve confutarle punto per punto.

La mancanza di specificità, intesa come assenza di un confronto critico con la sentenza d’appello, trasforma il ricorso in un atto non idoneo a innescare una revisione della decisione, conducendo inevitabilmente alla declaratoria di inammissibilità ai sensi dell’art. 591, comma 1, lett. c) del codice di procedura penale.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

La decisione in commento ha importanti implicazioni pratiche. In primo luogo, conferma che la sola affermazione di aver subito una discriminazione non è sufficiente a giustificare l’esercizio di attività di scommesse senza licenza; è onere dell’imputato fornire la prova rigorosa di tale circostanza. In secondo luogo, ribadisce l’importanza di redigere atti di impugnazione specifici e puntuali. Un ricorso generico non solo non ha possibilità di successo, ma comporta anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria in favore della Cassa delle Ammende, come avvenuto nel caso di specie con una condanna al pagamento di tremila euro.

Quando un ricorso per cassazione viene considerato generico?
Un ricorso è considerato generico quando non si confronta specificamente con le argomentazioni della sentenza impugnata, ma si limita a riproporre le stesse tesi difensive già respinte o a sollevare critiche vaghe e indeterminate, senza una correlazione diretta con la motivazione del provvedimento contestato.

Per evitare una condanna per scommesse illegali è sufficiente affermare che l’operatore estero è stato discriminato?
No. Secondo la Corte, non è sufficiente affermarlo. È necessario fornire la prova rigorosa che l’operatore estero non abbia ottenuto la concessione o la licenza a causa di una illegittima esclusione dalle gare o per un altro comportamento discriminatorio da parte dello Stato. Inoltre, è necessario dimostrare che sia stata chiesta la licenza e che questa sia stata negata per tali ragioni discriminatorie.

Quali sono le conseguenze se un ricorso viene dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile e non si ravvisa un’assenza di colpa nel ricorrente, questi viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una sanzione pecuniaria, la cui misura è stabilita dal giudice, in favore della Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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