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Ricorso generico e pena: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso avverso una condanna per resistenza. Il motivo, ritenuto un ricorso generico, contestava la quantificazione della pena senza addurre elementi concreti, a fronte di una sentenza che aveva motivato la sanzione, seppur di poco superiore al minimo, con la gravità della condotta. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Generico: Quando l’Appello sulla Pena Diventa Inammissibile

L’impugnazione di una sentenza penale è un diritto fondamentale, ma deve essere esercitato secondo regole precise. Un recente provvedimento della Corte di Cassazione, l’Ordinanza n. 35453/2025, offre un chiaro esempio di come un ricorso generico possa portare a una declaratoria di inammissibilità, con conseguenze economiche per il ricorrente. Questo caso sottolinea l’importanza di formulare motivi di appello specifici e concreti, specialmente quando si contesta la quantificazione della pena.

I Fatti del Caso: La Contestazione della Pena

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato condannato in secondo grado dalla Corte d’Appello di Catania per il delitto di resistenza. L’unica doglianza sollevata dal ricorrente riguardava la determinazione della pena. Egli sosteneva che i giudici di merito avessero applicato una sanzione lievemente superiore al minimo edittale senza fornire una motivazione adeguata, violando così i principi che regolano la commisurazione della pena.

La Decisione della Corte: L’Inammissibilità del Ricorso Generico

La Suprema Corte di Cassazione ha esaminato il ricorso e lo ha dichiarato inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato nel nostro ordinamento processuale: la necessità che i motivi di impugnazione siano specifici e non meramente assertivi. Secondo i giudici, il ricorso generico presentato dall’imputato non raggiungeva la soglia minima di concretezza richiesta dalla legge.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha spiegato che il ricorso era “generico e aspecifico” perché si limitava a lamentare la mancata applicazione del minimo della pena senza confrontarsi effettivamente con la motivazione della sentenza impugnata. La Corte d’Appello, infatti, aveva giustificato la sua decisione di infliggere una pena leggermente superiore al minimo proprio in ragione della “gravità della condotta” tenuta dall’imputato. Il ricorrente, invece di contestare nel dettaglio questa valutazione offrendo elementi concreti a sostegno della sua tesi, si era limitato a una critica astratta e generica. Questo tipo di approccio non permette alla Corte di Cassazione di svolgere il proprio ruolo di giudice di legittimità, che non può riesaminare il merito dei fatti ma solo verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La conseguenza diretta dell’inammissibilità del ricorso è stata la condanna del ricorrente, ai sensi dell’articolo 616 del Codice di Procedura Penale, al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa decisione serve da monito: per contestare efficacemente una sentenza, non è sufficiente esprimere un dissenso generico. È indispensabile articolare critiche precise, puntuali e supportate da elementi concreti che mettano in luce le eventuali contraddizioni o i vizi logico-giuridici della decisione impugnata. In assenza di tali requisiti, il ricorso rischia di essere un’iniziativa vana e costosa.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché fondato su un unico motivo ritenuto generico e aspecifico. Il ricorrente ha contestato la mancata applicazione della pena minima senza fornire alcun elemento concreto a supporto della sua tesi.

Qual era l’argomento del ricorrente?
Il ricorrente sosteneva che la Corte d’Appello avesse applicato una sanzione superiore al minimo edittale senza una motivazione adeguata, limitandosi a contestare la quantificazione della pena.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente?
In seguito alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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