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Ricorso generico e inammissibilità: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per lesioni aggravate. La Corte ha stabilito che il ricorso era generico, in quanto si limitava a richiedere una nuova valutazione dei fatti, come il riconoscimento della legittima difesa, operazione non consentita nel giudizio di legittimità. Di conseguenza, il ricorso è stato respinto e il ricorrente condannato al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Generico in Cassazione: Quando l’Appello è Inammissibile

Presentare un ricorso in Cassazione richiede una tecnica giuridica precisa e rigorosa. Non è una terza istanza di giudizio dove si possono ridiscutere i fatti, ma un controllo sulla corretta applicazione della legge. Un ricorso generico, che si limita a criticare la valutazione delle prove fatta dai giudici precedenti senza individuare specifiche violazioni di legge, è destinato all’inammissibilità. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione, la n. 18654/2024, ribadisce questo principio fondamentale.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per il reato di lesioni personali aggravate in concorso, pronunciata dal Tribunale e confermata dalla Corte d’Appello. L’imputato, non rassegnato alla decisione, ha proposto ricorso per cassazione. Le sue doglianze si concentravano su un presunto vizio di motivazione e travisamento del fatto. In particolare, sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato nel non riconoscere la scriminante della legittima difesa, anche nella sua forma di eccesso colposo, e nell’aver confermato la sussistenza di una circostanza aggravante.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un punto cardine della procedura penale: la distinzione tra il giudizio di merito, svolto nei primi due gradi, e il giudizio di legittimità, proprio della Cassazione. Il ricorrente, secondo gli Ermellini, non ha sollevato questioni relative a violazioni di legge, ma ha proposto censure di merito.

Le ragioni dietro l’inammissibilità del ricorso generico

Le motivazioni della Corte chiariscono in modo inequivocabile perché un ricorso generico non può trovare accoglimento. I giudici hanno sottolineato come le critiche dell’imputato si risolvessero in una mera richiesta di rilettura e rivalutazione del compendio probatorio. In sostanza, si chiedeva alla Cassazione di svolgere un’operazione estranea al suo mandato: reinterpretare gli elementi di prova già vagliati dal giudice di merito. Questo tipo di attività è precluso in sede di legittimità.

Reiterazione e Mancanza di Specificità

Un altro aspetto cruciale evidenziato dalla Corte è che le censure proposte non erano solo generiche, ma anche una semplice reiterazione di quelle già presentate in appello e puntualmente respinte. Il ricorrente, infatti, non si è confrontato criticamente con la motivazione della sentenza d’appello, limitandosi a riproporre le stesse argomentazioni. Un ricorso, per essere ammissibile, deve contenere una critica argomentata e specifica contro la decisione impugnata, evidenziando dove e perché il giudice di secondo grado avrebbe sbagliato nell’applicare la legge.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione sull’inammissibilità su due pilastri fondamentali. In primo luogo, il ricorso era fondato su censure di merito, pretendendo una rivalutazione delle prove che è al di fuori delle competenze della Cassazione. Quest’ultima non è un terzo grado di giudizio sui fatti, ma un organo che garantisce l’uniforme interpretazione e la corretta applicazione della legge. Chiedere di riconsiderare l’esistenza della legittima difesa sulla base di una diversa lettura delle testimonianze o delle prove materiali è un’operazione tipica del giudizio di merito.

In secondo luogo, il ricorso è stato considerato generico e non specifico, in quanto si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello, senza sviluppare una critica puntuale e argomentata contro la motivazione di quest’ultima. La giurisprudenza costante, richiamata nell’ordinanza, afferma che un ricorso è solo apparentemente specifico quando omette di assolvere alla funzione tipica di critica argomentata avverso la sentenza impugnata.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rappresenta un importante monito per la difesa tecnica. La redazione di un ricorso per cassazione non può tradursi in un tentativo di ottenere un terzo giudizio di merito. È essenziale concentrarsi sui vizi di legittimità, come la violazione di legge o il vizio di motivazione (inteso come illogicità manifesta o contraddittorietà, non come semplice dissenso sulla valutazione), e argomentare in modo specifico e puntuale contro la sentenza impugnata. La presentazione di un ricorso generico non solo è inefficace, ma comporta anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come avvenuto nel caso di specie, a dimostrazione della serietà con cui l’ordinamento sanziona l’abuso dello strumento processuale.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché era fondato su censure di merito e del tutto generiche. L’imputato chiedeva una nuova valutazione delle prove, un’operazione non permessa nel giudizio di legittimità, che si limita al controllo sulla corretta applicazione della legge.

Cosa significa che un ricorso è fondato su “censure di merito”?
Significa che le critiche mosse alla sentenza non riguardano violazioni di norme giuridiche, ma contestano il modo in cui il giudice ha valutato i fatti e le prove (ad esempio, l’attendibilità di un testimone o il significato di un documento). Questo tipo di valutazione è riservato ai giudici di primo e secondo grado.

Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso inammissibile?
In base all’art. 616 del codice di procedura penale, la parte che ha proposto un ricorso dichiarato inammissibile viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di denaro a favore della cassa delle ammende, come avvenuto nel caso specifico con una sanzione di 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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