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Ricorso generico: Cassazione e inammissibilità

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi di due imputati contro una sentenza di condanna per reati legati agli stupefacenti. La Corte ha stabilito che le impugnazioni costituivano un ricorso generico, in quanto si limitavano a una critica vaga della quantificazione della pena senza un confronto specifico con le motivazioni della Corte d’Appello. Di conseguenza, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Generico: La Cassazione Conferma la Condanna e Spiega l’Inammissibilità

Nel processo penale, l’atto di impugnazione è uno strumento fondamentale per la difesa, ma deve rispettare precisi requisiti di specificità. Un’ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come un ricorso generico porti inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità. Questo caso sottolinea l’importanza di formulare critiche puntuali e motivate contro una sentenza, anziché limitarsi a una contestazione vaga e superficiale.

Il Contesto del Caso Giudiziario

Due soggetti, condannati dalla Corte di Appello di Bari per un reato previsto dall’art. 73 del Testo Unico sugli Stupefacenti, hanno presentato ricorso per Cassazione. Le loro doglianze non mettevano in discussione la loro colpevolezza, ma si concentravano esclusivamente sulla quantificazione della pena, ritenuta eccessiva. Sostanzialmente, i ricorrenti lamentavano una carenza di motivazione da parte dei giudici di secondo grado riguardo al trattamento sanzionatorio applicato.

L’Analisi della Cassazione e il Concetto di Ricorso Generico

La Suprema Corte ha esaminato entrambi i ricorsi, giungendo alla medesima conclusione: l’inammissibilità per genericità intrinseca. I giudici hanno evidenziato che le impugnazioni si risolvevano in una critica generica, senza operare un effettivo confronto con le ragioni logico-giuridiche esposte nella sentenza impugnata.

Per il primo ricorrente, la Corte d’Appello aveva dettagliatamente spiegato l’iter seguito per determinare la pena finale, tenendo conto anche del vincolo della continuazione con un altro reato già giudicato in via definitiva. Il ricorso, tuttavia, non ha contestato specificamente questi passaggi, rendendo la critica astratta e, di conseguenza, inammissibile.

Per il secondo ricorrente, la critica era rivolta al mancato rispetto dei criteri di cui all’art. 133 del codice penale per la commisurazione della pena. Anche in questo caso, la Cassazione ha rilevato come il ricorso fosse generico, poiché non si confrontava con la motivazione della Corte territoriale, la quale aveva già operato una riduzione della pena base proprio in virtù di una valutazione positiva del contegno processuale dell’imputato, spiegandone le ragioni.

Le Motivazioni della Decisione

Il cuore della decisione risiede nel principio fondamentale secondo cui un ricorso in Cassazione non può essere una mera lamentela. Deve, invece, essere un atto tecnico che individua con precisione i vizi della sentenza impugnata. Un ricorso generico è quello che non riesce a superare una critica superficiale, limitandosi a ripetere doglianze già respinte o a formulare censure astratte senza calarle nella specifica motivazione del provvedimento contestato. La Corte ha ribadito che, per essere ammissibile, l’impugnazione deve instaurare un dialogo critico e puntuale con la sentenza, evidenziando le specifiche ragioni di illegittimità o illogicità che la viziano. In assenza di questo confronto, il ricorso perde la sua funzione e viene correttamente dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La declaratoria di inammissibilità ha comportato, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale, la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro ciascuno in favore della Cassa delle ammende. Questa ordinanza serve da monito: la redazione di un atto di impugnazione richiede rigore e specificità. Presentare un ricorso generico non solo è inefficace ai fini della difesa, ma espone anche il ricorrente a conseguenze economiche negative. Per gli operatori del diritto, la lezione è chiara: ogni critica mossa a una sentenza deve essere supportata da un’analisi dettagliata e mirata delle motivazioni che la sostengono.

Perché i ricorsi sono stati dichiarati inammissibili?
I ricorsi sono stati dichiarati inammissibili perché considerati ‘intrinsecamente generici’. Si limitavano a una critica vaga della motivazione sulla quantificazione della pena, senza confrontarsi in modo specifico e puntuale con le ragioni logico-giuridiche esposte nella sentenza della Corte d’Appello.

Cosa si intende per ‘ricorso generico’ in questo contesto?
Per ‘ricorso generico’ si intende un’impugnazione che non specifica i punti della decisione che si contestano né le ragioni giuridiche della critica, ma si limita a una censura astratta e superficiale. Non instaura un dialogo critico con la motivazione della sentenza impugnata, risultando così privo dei requisiti di specificità richiesti dalla legge.

Quali sono state le conseguenze per i ricorrenti dopo la dichiarazione di inammissibilità?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, i ricorrenti sono stati condannati, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale, al pagamento delle spese del procedimento e di una somma di tremila euro ciascuno a favore della Cassa delle ammende a titolo di sanzione pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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