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Ricorso detenuto: inammissibile se generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un detenuto in regime di 41-bis contro un’ordinanza che limitava l’acquisto di aromi per dolci. Il ricorso detenuto è stato respinto perché ritenuto aspecifico, meramente rivalutativo dei fatti e privo della dimostrazione di un grave pregiudizio a un diritto soggettivo, confermando la decisione del Tribunale di Sorveglianza.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso detenuto: inammissibile se generico e rivalutativo dei fatti

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, offre un importante chiarimento sui requisiti di ammissibilità del ricorso detenuto, specialmente per coloro che si trovano in regimi penitenziari speciali come il 41-bis. La pronuncia sottolinea come un’impugnazione non possa limitarsi a una generica lamentela o a una richiesta di riesame dei fatti, ma debba invece individuare specifici vizi di legittimità nella decisione impugnata. Questo principio è fondamentale per comprendere i limiti del sindacato della Suprema Corte in materia di diritti dei detenuti.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla richiesta di un detenuto, sottoposto al regime differenziato previsto dall’art. 41-bis dell’ordinamento penitenziario, di poter acquistare al sopravvitto degli aromi per dolci. Il Magistrato di Sorveglianza accoglieva parzialmente la richiesta, limitando tale possibilità alle sole giornate di festa, uniformando il trattamento a quello previsto per i detenuti appartenenti ad altri circuiti penitenziari.

Il detenuto presentava reclamo avverso tale provvedimento al Tribunale di Sorveglianza, che lo dichiarava inammissibile. Contro quest’ultima decisione, il soggetto proponeva un ricorso detenuto per cassazione, lamentando una serie di violazioni normative e costituzionali.

Analisi del ricorso detenuto e le sue motivazioni

Il ricorrente, tramite il suo difensore, fondava la propria impugnazione su diversi motivi, riconducibili a vizi di violazione di legge e a manifesta illogicità della motivazione. Nello specifico, venivano invocate:

1. Violazione delle norme sull’ordinamento penitenziario: Si contestava l’errata applicazione degli articoli 35 e 69 della legge n. 354/1975.
2. Violazione di principi costituzionali e convenzionali: Il ricorso denunciava la lesione degli articoli 3 e 27 della Costituzione e degli articoli 1, 3 e 6 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU).
3. Disparità di trattamento e lesione di un diritto soggettivo: Il detenuto lamentava una disparità di trattamento rispetto ai reclusi in altri circuiti e la lesione di un proprio diritto soggettivo, il tutto supportato da una motivazione ritenuta illogica e contraddittoria.

L’argomentazione centrale era che la limitazione imposta costituisse una restrizione ingiustificata e discriminatoria, non supportata da valide ragioni di sicurezza o ordine penitenziario.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una motivazione chiara e netta. Secondo gli Ermellini, le doglianze presentate erano “interamente versate in fatto” e di natura “aspecifica e rivalutativa”. Questo significa che il ricorrente non ha evidenziato un errore di diritto commesso dal Tribunale di Sorveglianza, ma ha piuttosto tentato di ottenere una nuova valutazione del merito della questione, un’attività preclusa al giudice di legittimità.

La Corte ha osservato che la motivazione del Tribunale di Sorveglianza appariva “scevra da vizi logici e giuridici”. In particolare, il Tribunale aveva correttamente ritenuto inesistente il presupposto fondamentale per accogliere il reclamo: il “grave pregiudizio all’esercizio di un diritto”. La limitazione all’acquisto di aromi per dolci non è stata considerata una lesione tale da giustificare un intervento correttivo.

Inoltre, la Cassazione ha evidenziato come la questione fosse, di fatto, superata dall’attuale assetto amministrativo in ambito penitenziario, suggerendo che le prassi interne avessero già risolto o reso irrilevante la problematica sollevata. Di conseguenza, non ricorrendo alcuna delle ipotesi di vizio tassativamente previste dall’art. 606 del codice di procedura penale, il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni

La decisione riafferma un principio cardine del processo di cassazione: l’impugnazione deve essere mirata a censurare errori di diritto e non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul fatto. Per un ricorso detenuto, anche quando riguarda le condizioni di vita carceraria, è indispensabile dimostrare non solo una violazione di legge, ma anche che tale violazione abbia causato un pregiudizio serio e concreto a un diritto fondamentale. Le lamentele generiche o volte a ottenere una diversa interpretazione dei fatti non troveranno accoglimento. La pronuncia comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, a conferma della serietà con cui l’ordinamento tratta i ricorsi palesemente infondati.

Perché il ricorso del detenuto è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto aspecifico e rivalutativo. Invece di contestare specifici errori di diritto nella decisione del Tribunale, mirava a ottenere un nuovo esame dei fatti, cosa non permessa in sede di Cassazione.

Quale presupposto fondamentale mancava, secondo la Corte, per accogliere il ricorso?
Secondo la Corte, mancava il presupposto del “grave pregiudizio all’esercizio di un diritto”. La limitazione sull’acquisto di aromi per dolci non è stata considerata una violazione così grave da ledere un diritto soggettivo del detenuto in modo significativo.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il detenuto è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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