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Ricorso del PM inammissibile su pena da rito abbreviato

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso del PM inammissibile avverso una sentenza di condanna emessa con rito abbreviato. L’impugnazione del Procuratore Generale verteva su presunti errori nel calcolo della pena per recidiva e continuazione, ma la Suprema Corte ha ribadito che, in assenza di una modifica del titolo di reato o dell’esclusione di aggravanti specifiche, il PM non è legittimato a impugnare la mera quantificazione della sanzione in questo tipo di procedimento.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso del PM inammissibile: i limiti all’appello nel rito abbreviato

La recente sentenza n. 3994/2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui limiti del potere di impugnazione del Pubblico Ministero avverso le sentenze di condanna emesse a seguito di rito abbreviato. Il caso in esame dimostra come, anche in presenza di evidenti errori nel calcolo della pena, il ricorso del PM inammissibile se non rientra nelle specifiche ipotesi previste dalla legge. Questa decisione sottolinea la specialità del rito abbreviato e le sue conseguenze sulla facoltà di appellare delle parti.

Il Caso: Errore nel Calcolo della Pena e Ricorso del Procuratore

Nel caso di specie, il Giudice per le indagini preliminari (G.i.p.) del Tribunale di Brescia aveva condannato un imputato per reati legati agli stupefacenti, applicando la recidiva e la continuazione tra i vari episodi. La pena finale, al netto dello sconto per il rito, era stata fissata in otto anni di reclusione e 20.000 euro di multa.

Il Procuratore Generale presso la Corte di Appello ha proposto ricorso diretto per cassazione, lamentando due specifici errori di diritto nella determinazione della pena:

1. Errata applicazione dell’aumento per la recidiva: Il G.i.p., nell’aumentare la pena base per la recidiva qualificata, aveva incrementato solo la pena detentiva e non quella pecuniaria.
2. Violazione dei minimi edittali per la continuazione: L’aumento di pena per i reati satellite era stato quantificato in soli due mesi di reclusione, una misura inferiore al minimo di un terzo della pena per il reato più grave, come invece richiesto dalla legge in caso di recidiva reiterata.

Nonostante gli errori fossero, come definiti dalla stessa Cassazione, “peraltro evidenti”, l’esito del ricorso è stato negativo per la pubblica accusa.

I Limiti all’Impugnazione del PM e perché il ricorso del PM risulta inammissibile

La questione centrale della sentenza non riguarda il merito degli errori di calcolo, ma la legittimità stessa del ricorso. La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione di inammissibilità sull’analisi combinata degli articoli 443 e 593 del codice di procedura penale, che disciplinano l’appello delle sentenze.

La Disciplina Speciale del Rito Abbreviato

L’art. 443, comma 3, c.p.p. stabilisce una regola molto restrittiva: il Pubblico Ministero non può proporre appello contro le sentenze di condanna emesse con rito abbreviato, “salvo che si tratti di pronuncia che modifica il titolo del reato”. Questa norma prevale su quella generale (art. 593 c.p.p.), che consente al PM di appellare anche quando viene esclusa un’aggravante a effetto speciale o viene applicata una pena di specie diversa.

Nel caso in esame, il G.i.p. non aveva modificato il titolo del reato né escluso l’aggravante della recidiva (che anzi, aveva applicato, seppur in modo errato nel calcolo). Di conseguenza, al PM era preclusa la via dell’appello.

L’Impossibilità del Ricorso Diretto per Cassazione

Il Procuratore aveva tentato di superare questo ostacolo proponendo un ricorso diretto per cassazione. Tuttavia, l’art. 569 c.p.p. configura tale ricorso come un’alternativa all’appello, presupponendo quindi che la parte abbia il diritto di appellare. Poiché al PM era negato il diritto di appello per i motivi esposti, gli era precluso anche il ricorso diretto per cassazione per le medesime ragioni. Le contestazioni relative alla quantificazione della pena, in questo specifico contesto processuale, non rientrano tra le “violazioni di legge” che possono essere fatte valere direttamente in Cassazione ai sensi dell’art. 111 della Costituzione.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso del PM inammissibile perché fondato su motivi non consentiti. Gli ermellini hanno chiarito che le censure del Procuratore Generale, pur relative a violazioni di legge nel calcolo della pena, non rientravano nelle strette maglie delle eccezioni previste per l’impugnazione delle sentenze da rito abbreviato. La scelta del rito a prova contratta comporta una “cristallizzazione” del giudizio che limita fortemente le possibilità di impugnazione, specialmente per la pubblica accusa, a tutela della rapidità e della definitività delle decisioni prese con tale procedura.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: la scelta di un rito speciale come quello abbreviato ha conseguenze procedurali significative che non possono essere aggirate. Per il Pubblico Ministero, l’impossibilità di contestare errori, anche palesi, nella determinazione della pena (salvo i casi eccezionali previsti dalla legge) rappresenta una delle contropartite dell’economia processuale garantita dal rito. La decisione rafforza la stabilità delle sentenze emesse con rito abbreviato, confermando che i motivi di impugnazione per il PM sono tassativi e di stretta interpretazione.

Quando il Pubblico Ministero può appellare una sentenza di condanna emessa con rito abbreviato?
Secondo l’art. 443, comma 3, del codice di procedura penale, il Pubblico Ministero può proporre appello contro una sentenza di condanna emessa con rito abbreviato solo se la pronuncia modifica il titolo del reato contestato.

Un errore nel calcolo della pena giustifica un ricorso del PM in un giudizio abbreviato?
No. La sentenza chiarisce che un mero errore nella determinazione della pena, come un’errata quantificazione dell’aumento per la recidiva o per la continuazione, non legittima il Pubblico Ministero a impugnare la sentenza, poiché non rientra nelle ipotesi tassative previste dalla legge per l’appello in caso di rito abbreviato.

Perché il ricorso diretto per cassazione del Procuratore Generale è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso diretto per cassazione è un’alternativa all’appello e presuppone che la parte abbia il diritto di appellare. Dato che al Pubblico Ministero era precluso l’appello per i motivi contestati, di conseguenza gli era precluso anche il ricorso diretto per cassazione, che non può essere utilizzato per aggirare i limiti specifici posti dalla legge all’impugnazione delle sentenze emesse con rito abbreviato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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