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Ricorso con riserva motivi: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso avverso un’ordinanza di sequestro preventivo. La decisione si fonda su un vizio procedurale: il ricorso con riserva dei motivi non è consentito in questa materia, poiché la legge richiede che le ragioni dell’impugnazione siano presentate contestualmente all’atto stesso. Il caso riguardava il sequestro di una somma di denaro ritenuta profitto di spaccio di stupefacenti.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso con Riserva dei Motivi: Inammissibile in Caso di Sequestro Preventivo

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio procedurale cruciale in materia di misure cautelari reali: il ricorso con riserva dei motivi è inammissibile quando si impugna un’ordinanza relativa a un sequestro preventivo. Questa decisione sottolinea l’importanza del rigore formale e della tempestività nella presentazione delle impugnazioni, un aspetto che può determinare l’esito di un procedimento prima ancora di entrare nel merito della questione.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Chieti. Il provvedimento aveva ad oggetto una somma di circa 17.000 euro, ritenuta il profitto del reato di cessione di cocaina contestato a due indagati. Questi ultimi, tramite il loro difensore, avevano proposto richiesta di riesame avverso il sequestro.

Il Tribunale di Chieti, in funzione di giudice del riesame, rigettava le richieste, confermando la misura cautelare. A seguito di questa decisione, il difensore proponeva ricorso per cassazione avverso il dispositivo dell’ordinanza, specificando però di presentare l’atto “con motivazione riservata ai sensi dell’art. 325, c.3, c.p.p.”. Solo in un secondo momento, dopo aver ricevuto la notifica del testo completo dell’ordinanza con le sue motivazioni, il legale depositava un ulteriore ricorso contenente i motivi di impugnazione.

La Questione Procedurale: Il Ricorso con Riserva dei Motivi

Il punto focale della questione non riguarda il merito del sequestro, ma unicamente la procedura seguita per impugnarlo. La difesa ha scelto di presentare un primo atto di ricorso “in bianco”, riservandosi di articolarne le ragioni in un secondo momento. Questa strategia, sebbene a volte utilizzata in altri contesti, si scontra con una previsione normativa specifica in materia di misure cautelari.

La Corte di Cassazione è stata chiamata a decidere se tale modalità fosse proceduralmente corretta o se, al contrario, costituisse una causa di inammissibilità dell’intera impugnazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili, aderendo a un orientamento consolidato. I giudici hanno chiarito che la disciplina per l’impugnazione delle ordinanze in materia di sequestro preventivo è speciale e non ammette deroghe. Nello specifico, l’art. 325 del codice di procedura penale, che regola il ricorso per cassazione in questi casi, richiama l’applicazione dell’art. 311, commi 3, 4 e 5.

Il comma 4 dell’art. 311 è perentorio: stabilisce che i motivi dell’impugnazione devono essere “enunciati contestualmente al ricorso”. Questa espressione, secondo la Corte, esclude categoricamente la possibilità che i motivi possano essere presentati separatamente e in un momento successivo rispetto all’atto di impugnazione.

La logica dietro questa norma risiede nell’esigenza di celerità che caratterizza i procedimenti cautelari. Permettere una presentazione differita dei motivi rallenterebbe l’iter processuale, in contrasto con la natura stessa di questi procedimenti. Pertanto, la scelta di presentare un ricorso con riserva dei motivi si pone in insanabile contrasto con il dettato normativo, rendendo l’impugnazione ab origine inammissibile.

Conclusioni

La sentenza riafferma un principio fondamentale per chi opera nel diritto penale: le forme e i termini processuali, specialmente in materia cautelare, non sono meri formalismi, ma requisiti di validità dell’atto. La possibilità di riservarsi il deposito dei motivi, valida in altri ambiti, è espressamente esclusa per i ricorsi contro le ordinanze in materia di sequestro. Gli avvocati devono quindi prestare la massima attenzione a redigere l’atto di impugnazione completo di tutte le sue parti, inclusi i motivi specifici, fin dal primo deposito, pena la declaratoria di inammissibilità che preclude ogni discussione sul merito della questione.

È possibile presentare un ricorso per cassazione contro un’ordinanza di sequestro preventivo, riservandosi di presentare i motivi in un secondo momento?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in base all’art. 311, comma 4, del codice di procedura penale, i motivi devono essere enunciati contestualmente al ricorso. La presentazione di un ricorso con riserva dei motivi è quindi inammissibile.

Quali sono le conseguenze se i motivi del ricorso non vengono presentati contestualmente all’atto di impugnazione in questi casi?
La conseguenza è la declaratoria di inammissibilità del ricorso. Ciò significa che la Corte non esaminerà il merito delle questioni sollevate e l’impugnazione verrà respinta per un vizio di procedura, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Cosa stabilisce l’art. 311, comma 4, del codice di procedura penale riguardo ai motivi del ricorso?
L’articolo stabilisce espressamente che i motivi del ricorso per cassazione in materia di misure cautelari devono essere enunciati contestualmente al ricorso stesso. Questa disposizione esclude la possibilità di un deposito differito dei motivi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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