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Ricorso Cassazione Misure Prevenzione: limiti

Un soggetto ha presentato ricorso contro l’applicazione di una misura di prevenzione, contestando la valutazione di pericolosità sociale. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio fondamentale: il ricorso per Cassazione in materia di misure di prevenzione è consentito solo per violazione di legge e non per riesaminare nel merito la decisione del giudice, a meno che la motivazione non sia del tutto assente o puramente apparente.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Cassazione Misure Prevenzione: Quando il Merito è Intoccabile

Il ricorso per Cassazione in materia di misure di prevenzione rappresenta un’area del diritto dove i confini tra legalità e merito sono tracciati con estrema precisione. Un’ordinanza recente della Suprema Corte ci offre l’opportunità di approfondire quali sono i limiti di questo strumento di impugnazione. La Corte ha infatti dichiarato inammissibile un ricorso che, pur mascherato da censura per violazione di legge, mirava in realtà a ottenere una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa al giudice di legittimità.

I Fatti del Caso

Il caso in esame riguarda un individuo destinatario di un decreto di applicazione di una misura di prevenzione emesso dalla Corte d’Appello. Sentendosi ingiustamente colpito dal provvedimento, l’interessato ha proposto ricorso in Cassazione. Le sue argomentazioni si concentravano sulla presunta erroneità del giudizio di pericolosità formulato dai giudici. In particolare, sosteneva che elementi come la sua estraneità alla criminalità organizzata e il proscioglimento in altri procedimenti penali avrebbero dovuto portare a una conclusione diversa, rendendo gli argomenti della Corte d’Appello “non idonei a fondare il giudizio di pericolosità”.

La Decisione e i Limiti del Ricorso Cassazione Misure Prevenzione

La Corte di Cassazione ha respinto categoricamente le argomentazioni del ricorrente, dichiarando il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine della procedura penale relativa alle misure di prevenzione, stabilito dall’art. 10 del d.lgs. 159/2011: il ricorso in sede di legittimità è ammesso esclusivamente per violazione di legge.

Questo significa che la Cassazione non può agire come un terzo grado di giudizio per riesaminare i fatti e sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito. Il suo compito è assicurare la corretta applicazione e interpretazione della legge, non stabilire se un individuo sia o meno pericoloso sulla base degli elementi raccolti.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato in modo cristallino le ragioni della sua decisione. Contestare il “contenuto” della motivazione di un provvedimento, come il giudizio sulla pericolosità, equivale a una critica sul merito della decisione. Questo tipo di censura è ammissibile in Cassazione solo in un caso molto specifico: quando la motivazione è inesistente o meramente apparente.

Una motivazione è “apparente” non quando è semplicemente discutibile o non condivisibile, ma quando è talmente generica, contraddittoria o illogica da non rendere comprensibile il percorso logico-giuridico seguito dal giudice. Solo in questa ipotesi estrema la motivazione viziata si traduce in una violazione della norma che impone l’obbligo di motivare i provvedimenti (art. 7, d.lgs. 159/2011).

Nel caso specifico, il ricorrente non ha sostenuto l’assenza di motivazione, ma ha proposto una lettura alternativa degli stessi elementi già valutati dalla Corte d’Appello. Ha, in sostanza, chiesto alla Cassazione di riconsiderare i fatti, un’operazione che esula completamente dai suoi poteri. La Corte ha quindi concluso che la valutazione di pericolosità era stata regolarmente fondata e motivata, rendendo il ricorso inammissibile.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma con forza un principio fondamentale per chi opera nel diritto penale: la strategia difensiva in Cassazione, specialmente in un ambito delicato come quello delle misure di prevenzione, deve essere rigorosamente impostata sulla denuncia di vizi di legittimità. Tentare di ottenere una nuova valutazione dei fatti è una strada destinata al fallimento, che comporta non solo l’inammissibilità del ricorso, ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La distinzione tra violazione di legge e merito della decisione è netta e invalicabile, e costituisce la chiave di volta per un efficace ricorso per Cassazione in materia di misure di prevenzione.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione sulla pericolosità di una persona ai fini delle misure di prevenzione?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti o sostituire la propria valutazione di pericolosità a quella dei giudici di merito. Il suo sindacato è limitato alla violazione di legge.

In quali casi la motivazione di un provvedimento può essere contestata in Cassazione?
La motivazione può essere contestata solo se è ‘inesistente’ o ‘meramente apparente’, cioè quando è talmente generica, contraddittoria o illogica da non spiegare le ragioni della decisione. In tal caso, il vizio equivale a una violazione di legge.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione per misure di prevenzione si basa su motivi non consentiti?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente è condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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