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Ricorso Cassazione Misure di Prevenzione: Limiti

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro una misura di prevenzione di sorveglianza speciale. La sentenza ribadisce un principio fondamentale: il ricorso per cassazione in materia di misure di prevenzione è consentito solo per violazione di legge e non per vizi di motivazione, a meno che questa non sia totalmente assente o meramente apparente. La Corte ha ritenuto che la decisione impugnata fosse adeguatamente motivata, basandosi su una valutazione della pericolosità sociale attuale della ricorrente, desunta da una serie di illeciti fiscali e fallimentari commessi con continuità nel tempo.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Cassazione Misure di Prevenzione: I Limiti del Sindacato di Legittimità

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 23920 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale della procedura penale: i confini del ricorso per cassazione misure di prevenzione. Il caso analizzato riguarda una persona sottoposta alla misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, la cui difesa ha tentato di contestare in sede di legittimità la valutazione sulla pericolosità sociale. La decisione offre un’importante occasione per chiarire quando e come è possibile impugnare tali provvedimenti davanti alla Suprema Corte.

Il Contesto: La Sorveglianza Speciale e l’Appello

Il procedimento ha origine da un decreto del Tribunale che applicava la misura di prevenzione della sorveglianza speciale a una donna, ritenuta persona che viveva abitualmente, anche in parte, con i proventi di attività delittuose. La Corte d’Appello, in parziale riforma, aveva ridotto la durata della misura a un anno, confermando però l’impianto accusatorio. La difesa ha quindi presentato ricorso in Cassazione, lamentando principalmente un’errata valutazione della pericolosità sociale della propria assistita e l’assenza di attualità di tale pericolosità.

I Motivi del Ricorso e la Questione di Costituzionalità

La ricorrente ha articolato due motivi principali, entrambi incentrati sulla violazione di legge e sull’assenza o apparenza della motivazione del provvedimento impugnato. Nello specifico, si contestava:

1. La riconducibilità della donna alla categoria di pericolosità prevista dalla legge, sostenendo che i giudici di merito avessero acriticamente recepito elementi da un procedimento penale ancora pendente.
2. La valutazione sull’attualità della pericolosità sociale, considerata carente e basata su fatti risalenti nel tempo.

Inoltre, la difesa ha sollevato una questione di legittimità costituzionale dell’art. 10, comma 3, del D.Lgs. 159/2011 (Codice Antimafia), nella parte in cui limita il ricorso per cassazione misure di prevenzione ai soli casi di violazione di legge, escludendo il vizio di motivazione. Secondo la difesa, tale limitazione violerebbe gli articoli 3, 24, 27, 10 e 117 della Costituzione.

La Decisione della Corte: Quando il Vizio di Motivazione diventa Violazione di Legge

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo chiarimenti fondamentali sui limiti del proprio sindacato in questa materia.

Il punto centrale della decisione è la riaffermazione di un principio consolidato: nel procedimento di prevenzione, il ricorso in Cassazione è ammesso solo per violazione di legge. Il vizio di motivazione (contraddittorietà, illogicità, etc.) è escluso dai motivi di ricorso. Tuttavia, esiste un’eccezione: si può denunciare una motivazione inesistente o meramente apparente. Questo avviene quando il ragionamento del giudice è talmente generico, apodittico o slegato dalle risultanze processuali da equivalere a una totale assenza di motivazione. In questi casi eccezionali, la motivazione apparente si converte in una violazione dell’obbligo di motivare i provvedimenti, configurando quindi una violazione di legge.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che la motivazione della Corte d’Appello non fosse né assente né apparente. I giudici di merito avevano fondato la loro decisione su elementi specifici: l’abitualità della ricorrente nel commettere illeciti lucrogenetici (reati fiscali e bancarotta patrimoniale) per un lungo arco temporale (dal 2007 al 2021), traendone una componente significativa del proprio reddito. Questa continuità e sistematicità delle condotte è stata considerata un valido indicatore dell’attualità della pericolosità sociale.

La Corte ha inoltre precisato che è legittimo, per il giudice della prevenzione, utilizzare elementi tratti da procedimenti penali non ancora definiti per fondare il proprio giudizio, a patto che tale valutazione sia autonoma, congruamente motivata e non smentita da eventuali sentenze assolutorie. Infine, la questione di legittimità costituzionale è stata giudicata manifestamente infondata, richiamando numerose pronunce della Corte Costituzionale che hanno già validato la compatibilità di tale limitazione con i principi costituzionali, in virtù delle specificità del procedimento di prevenzione rispetto a quello penale ordinario.

Conclusioni

La sentenza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro: la via del ricorso per cassazione avverso le misure di prevenzione è stretta. Non è possibile utilizzare questo strumento per ottenere una nuova valutazione del merito dei fatti o per contestare la logicità della motivazione, se non nei casi estremi in cui la motivazione sia solo una facciata vuota. La decisione sottolinea la distinzione tra il giudizio di prevenzione e quello penale, giustificando un diverso regime di impugnazione. Per i difensori, ciò significa che i motivi di ricorso devono essere rigorosamente focalizzati su errori di diritto, poiché le censure sulla valutazione fattuale, per quanto argomentate, sono destinate a scontrarsi con la barriera dell’inammissibilità.

È possibile impugnare in Cassazione una misura di prevenzione per vizi di motivazione?
No, di regola il ricorso è ammesso solo per violazione di legge. È possibile contestare la motivazione solo se questa è talmente carente da risultare ‘inesistente’ o ‘meramente apparente’, poiché in tal caso viene equiparata a una violazione dell’obbligo di motivare i provvedimenti.

La limitazione del ricorso in Cassazione per le misure di prevenzione è costituzionale?
Sì. La Corte di Cassazione, richiamando la giurisprudenza della Corte Costituzionale, ha confermato che questa limitazione è pienamente legittima. Le peculiarità del procedimento di prevenzione, finalizzato a evitare la commissione di futuri reati, giustificano una diversa modulazione del diritto di difesa rispetto al processo penale classico.

Un giudice può basare una misura di prevenzione su elementi di un procedimento penale non ancora definito?
Sì, il giudice della prevenzione può valorizzare dati conoscitivi e prove raccolte in un procedimento penale ancora in corso per formulare il suo giudizio sulla pericolosità sociale. Tale valutazione deve essere autonoma, supportata da una motivazione congrua e non deve essere smentita da eventuali successive sentenze di assoluzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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