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Ricorso cassazione: limiti contro sequestro preventivo

Un imprenditore turistico presenta un ricorso per cassazione contro il sequestro preventivo di opere edilizie abusive. La Corte dichiara il ricorso inammissibile, chiarendo che non può riesaminare i fatti (come la datazione delle opere o la valutazione del periculum in mora), ma solo verificare la violazione di legge o la motivazione assente/apparente del giudice precedente.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Cassazione: Limiti e Inammissibilità contro Sequestro Preventivo

Il ricorso per cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma i suoi poteri sono strettamente definiti dalla legge, specialmente in materia di misure cautelari reali come il sequestro preventivo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione penale ha ribadito con forza questi confini, dichiarando inammissibile l’impugnazione di un imprenditore contro il sequestro di opere edilizie ritenute abusive. Questo caso offre spunti cruciali per comprendere cosa si può e cosa non si può contestare davanti alla Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Abusi Edilizi in una Struttura Turistica

Il caso ha origine dal sequestro preventivo di alcuni manufatti all’interno di una nota struttura turistico-ricettiva. Nello specifico, le autorità avevano posto i sigilli a un locale adibito a lavanderia, un secondo manufatto per il rimessaggio e una piscina. Secondo l’accusa, tali opere erano state realizzate in violazione di numerose normative edilizie e paesaggistiche (D.P.R. 380/2001 e D.Lgs. 42/2004), in quanto costruite senza i necessari permessi in un’area soggetta a vincolo.

Il Tribunale del Riesame aveva confermato il sequestro, e contro questa decisione il legale rappresentante della società proprietaria della struttura ha proposto appello in Cassazione.

I Motivi del Ricorso per Cassazione dell’Imputato

La difesa ha basato il proprio ricorso su tre motivi principali:

1. Violazione di legge processuale: Si contestava al Tribunale del Riesame di aver integrato la motivazione del sequestro con elementi nuovi, non considerati dal primo giudice.
2. Prescrizione dei reati: Secondo il ricorrente, le opere (in particolare lavanderia e piscina) erano molto datate, realizzate anni prima, tanto che un precedente procedimento per fatti analoghi si era concluso con una declaratoria di prescrizione. Si sosteneva quindi che il reato fosse estinto.
3. Mancanza del periculum in mora: La difesa argomentava che, essendo i manufatti esistenti e utilizzati da anni, non vi fosse alcun pericolo attuale e concreto che potesse aggravare il carico urbanistico o le conseguenze del presunto reato.

La Decisione della Corte: il Ricorso per Cassazione è Inammissibile

La Corte di Cassazione ha respinto in toto le argomentazioni della difesa, dichiarando il ricorso inammissibile. La sentenza è un’importante lezione sui limiti del sindacato di legittimità. La Corte ha chiarito che il suo ruolo non è quello di un terzo grado di merito, ma di guardiano della corretta applicazione della legge. Pertanto, non può riesaminare le valutazioni di fatto compiute dai giudici precedenti, a meno che la loro motivazione non sia totalmente assente o meramente apparente.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha smontato ogni motivo di ricorso, spiegando nel dettaglio perché fossero inammissibili.

Sul primo punto, ha ricordato che il Tribunale del Riesame ha il potere di confermare un provvedimento anche per ragioni diverse da quelle del primo giudice, come previsto espressamente dal codice di procedura penale (art. 309, comma 9). Non vi è stata quindi alcuna violazione di legge.

Sul secondo e terzo motivo, il cuore della decisione, la Corte ha sottolineato come le argomentazioni del ricorrente fossero di puro merito. Sostenere che le opere fossero le stesse di un precedente procedimento prescritto o che non ci fosse un periculum in mora reale, significa chiedere alla Cassazione di rivalutare le prove e i fatti (come fotografie, perizie, datazione delle costruzioni). Questo è un compito che spetta esclusivamente ai giudici di merito (Tribunale e Tribunale del Riesame).

La Corte ha specificato che il ricorso per cassazione contro le ordinanze in materia di misure cautelari reali è consentito solo per “violazione di legge”. In questa nozione rientrano la mancanza assoluta di motivazione o una motivazione puramente apparente, che non permette di comprendere il ragionamento logico seguito dal giudice. Nel caso di specie, il Tribunale del Riesame aveva fornito una motivazione logica e coerente, spiegando perché ritenesse sussistente sia il fumus commissi delicti (l’apparenza del reato) sia il periculum in mora, legato all’effettivo utilizzo delle strutture abusive e al conseguente impatto sul carico urbanistico e paesaggistico.

Le Conclusioni

La sentenza riafferma un principio cardine della procedura penale: il ricorso per cassazione non è la sede per ridiscutere i fatti. Chi intende contestare un sequestro preventivo deve presentare argomenti solidi e prove concrete già nella fase del riesame. Tentare di introdurre valutazioni di merito davanti alla Suprema Corte si traduce quasi inevitabilmente in una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. Questa decisione serve da monito sulla necessità di distinguere nettamente tra questioni di fatto, di competenza dei giudici di merito, e questioni di diritto, le uniche che possono essere validamente sollevate in Cassazione.

È possibile contestare la datazione di un abuso edilizio per la prima volta in Cassazione per ottenere la prescrizione?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la datazione di un’opera e la sua corrispondenza con manufatti oggetto di un precedente giudizio sono questioni di fatto. Tali valutazioni devono essere compiute e provate davanti ai giudici di merito (Tribunale del Riesame) e non possono essere introdotte in sede di legittimità.

Il Tribunale del Riesame può confermare un sequestro per motivi diversi da quelli del primo giudice?
Sì. La legge (art. 309, comma 9, c.p.p.) conferisce esplicitamente al Tribunale del Riesame il potere di confermare il provvedimento impugnato anche per ragioni diverse da quelle indicate nella motivazione originaria. Non si tratta di una violazione di legge.

Quando la motivazione di un’ordinanza di sequestro può essere contestata con un ricorso per cassazione?
Il ricorso per cassazione è ammesso solo per violazione di legge. Ciò include il caso di una motivazione totalmente mancante o meramente apparente, cioè talmente generica o illogica da non rendere comprensibile il percorso decisionale del giudice. Non è sufficiente un semplice dissenso con la valutazione dei fatti operata dal giudice di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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