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Ricorso cassazione: inammissibile se ripetitivo

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per cassazione contro una condanna per spaccio di lieve entità. L’imputato contestava la motivazione della sentenza d’appello, ma la Corte ha stabilito che il ricorso era meramente ripetitivo di doglianze già respinte e mirava a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. La condanna, basata sulla testimonianza dei Carabinieri e sul ritrovamento di droga e denaro, è stata quindi confermata.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per cassazione: Inammissibile se Ripropone le Stesse Argomentazioni

Un ricorso per cassazione non può essere utilizzato come un terzo grado di giudizio per riesaminare le prove. Se l’appello si limita a ripetere le stesse obiezioni già respinte nei gradi precedenti senza una critica specifica alla sentenza impugnata, viene dichiarato inammissibile. Lo ha stabilito la Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 12617/2024, confermando una condanna per spaccio di lieve entità.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Tribunale e successivamente confermata dalla Corte d’Appello. L’imputato era stato riconosciuto colpevole del reato di spaccio di sostanze stupefacenti di lieve entità, previsto dall’art. 73, comma 5, del D.P.R. 309/1990. La condanna si fondava principalmente sulla ricostruzione dei fatti operata dai Carabinieri, i quali avevano osservato l’imputato cedere un involucro in cambio di banconote. La successiva perquisizione aveva permesso di rinvenire sia la sostanza stupefacente (cocaina) sia il denaro, corroborando la testimonianza degli agenti.

Il ricorso per cassazione e le censure della difesa

Contro la sentenza della Corte d’Appello, la difesa ha presentato un ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione. Secondo il ricorrente, la sentenza era generica, manifestamente illogica e contraddittoria riguardo alla prova della sua responsabilità penale. In sostanza, si metteva in dubbio che la sola percezione visiva dei Carabinieri, seppur seguita dal ritrovamento di droga e denaro, fosse sufficiente a fondare con certezza un giudizio di colpevolezza.

La questione della rilettura degli elementi di fatto

Il punto centrale sollevato dalla difesa consisteva nel contestare la valutazione delle prove operata dai giudici di merito. Tuttavia, tale approccio si scontra con i limiti intrinseci del giudizio di legittimità. La Corte di Cassazione non ha il potere di riesaminare il materiale probatorio, ma solo di verificare la correttezza logico-giuridica del ragionamento che ha portato alla decisione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. La motivazione della Corte si articola su due principi fondamentali del processo penale.

In primo luogo, il ricorso è stato giudicato meramente “riproduttivo”. I motivi presentati, infatti, non contenevano una critica specifica e puntuale alle argomentazioni della sentenza d’appello, ma si limitavano a riproporre le stesse censure già adeguatamente vagliate e respinte dal giudice precedente. La giurisprudenza costante, richiamata nell’ordinanza, stabilisce che un atto di impugnazione deve contenere una critica argomentata della decisione che si contesta, e non può limitarsi a una generica riproposizione di doglianze.

In secondo luogo, la Corte ha ribadito che il ricorso per cassazione non può trasformarsi in una richiesta di nuova valutazione delle prove. La Corte d’Appello aveva fornito una motivazione congrua, logica e coerente, spiegando come la testimonianza precisa e attendibile dei Carabinieri, unita alla perquisizione e al ritrovamento di cocaina e denaro, costituisse un quadro probatorio solido e univoco. Tale ricostruzione, essendo plausibile e priva di vizi logici, è insindacabile in sede di legittimità. Chiedere alla Cassazione di adottare “diversi parametri di ricostruzione e valutazione” significa invadere la sfera di competenza esclusiva dei giudici di merito.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio cardine del nostro sistema processuale: la Corte di Cassazione è giudice della legge, non del fatto. Un ricorso è destinato all’inammissibilità quando, invece di denunciare un errore di diritto o un vizio logico palese nella motivazione, tenta di ottenere una terza valutazione del merito della causa. La decisione ha comportato per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, a sottolineare la manifesta infondatezza dell’impugnazione.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Perché si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello, senza muovere una critica specifica alla motivazione della sentenza impugnata, e chiedeva una nuova valutazione delle prove, attività preclusa nel giudizio di legittimità.

Qual è il ruolo della Corte di Cassazione?
La Corte di Cassazione svolge un giudizio di legittimità, ovvero verifica la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione delle sentenze, ma non può riesaminare i fatti o le prove del processo come un giudice di merito.

Su quali elementi si basava la condanna dell’imputato?
La condanna si basava su un complesso di prove ritenute coerenti: la testimonianza dei Carabinieri che avevano assistito alla cessione, la perquisizione e il conseguente ritrovamento della sostanza stupefacente (cocaina) e del denaro provento dello spaccio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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