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Ricorso Cassazione inammissibile se ripetitivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per tentata rapina. La decisione si fonda sul principio secondo cui un ricorso Cassazione inammissibile è tale quando si limita a riproporre le stesse argomentazioni già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello, senza formulare una critica specifica e puntuale alla sentenza impugnata. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Cassazione Inammissibile: Quando la Ripetizione dei Motivi Porta alla Condanna

L’ordinanza della Corte di Cassazione, Sezione Penale, n. 2855 del 2024, offre un chiaro monito sull’importanza della specificità dei motivi di ricorso. Quando un appello alla Suprema Corte si limita a essere una copia di quanto già discusso e respinto nei gradi precedenti, il risultato è un ricorso Cassazione inammissibile. Analizziamo questa decisione per comprendere le ragioni giuridiche e le conseguenze pratiche.

I Fatti del Processo

Il caso ha origine dalla condanna di un giovane per il reato di tentata rapina. La Corte di Appello, pur riformando parzialmente la sentenza di primo grado riconoscendo l’attenuante del risarcimento del danno e rideterminando la pena, aveva confermato la responsabilità penale dell’imputato. Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, contestando la sussistenza stessa del delitto sotto il profilo dell’idoneità della condotta e dell’elemento soggettivo.

La Decisione sul ricorso Cassazione inammissibile

La Suprema Corte ha stroncato sul nascere le doglianze del ricorrente, dichiarando l’appello inammissibile. Il fulcro della decisione risiede nella natura stessa dei motivi presentati: non una critica argomentata e specifica alla sentenza della Corte di Appello, ma una semplice e “pedissequa reiterazione” delle censure già sollevate nel precedente grado di giudizio. I giudici di legittimità hanno osservato come la Corte di Appello avesse già puntualmente esaminato e disatteso quegli stessi argomenti con motivazioni corrette dal punto di vista giuridico. Pertanto, i motivi del ricorso sono stati considerati “non specifici ma soltanto apparenti”, in quanto incapaci di assolvere alla funzione tipica di critica puntuale avverso la sentenza oggetto di impugnazione.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione su un principio consolidato nella sua giurisprudenza. Viene richiamato l’orientamento secondo cui “è inammissibile il ricorso per cassazione fondato su motivi che si risolvono nella ripetizione di quelli già dedotti in appello, motivatamente esaminati e disattesi dalla corte di merito”.
Questo rigore formale non è un mero tecnicismo. Il giudizio di cassazione non è un terzo grado di merito dove si possono ripresentare all’infinito le stesse argomentazioni nella speranza di un esito diverso. Il suo scopo è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Un ricorso che non si confronta con le ragioni specifiche esposte dal giudice d’appello, ma si limita a riproporre le stesse tesi, elude questa funzione e si traduce in un atto processuale inutile. I motivi, in questo caso, sono solo “apparenti” perché, pur esistendo sulla carta, mancano della sostanza di una vera critica giuridica.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza ribadisce una lezione fondamentale per ogni difensore: il ricorso per cassazione deve essere uno strumento di precisione chirurgica. Non è sufficiente essere in disaccordo con la sentenza di appello; è necessario sezionarne la motivazione e individuare vizi specifici di legittimità, argomentando in modo nuovo e pertinente. La mera riproposizione di argomenti già vagliati e respinti non solo è destinata al fallimento, ma comporta anche conseguenze economiche negative per l’assistito. La declaratoria di inammissibilità, infatti, ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma significativa (tremila euro) in favore della Cassa delle ammende, sancendo la definitività della condanna.

Perché un ricorso in Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano una mera e letterale ripetizione delle argomentazioni già sollevate e respinte dalla Corte d’Appello, senza formulare alcuna critica nuova e specifica contro la motivazione della sentenza impugnata.

Qual è la conseguenza di un ricorso inammissibile in questo caso?
La conseguenza è duplice: la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una sanzione pecuniaria di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Inoltre, la sentenza di condanna diventa definitiva.

Cosa significa che i motivi del ricorso sono “soltanto apparenti”?
Significa che, sebbene formalmente esistenti, i motivi non assolvono alla loro funzione essenziale, ovvero quella di muovere una critica argomentata e puntuale alla decisione del giudice precedente. Si limitano a riproporre questioni già decise, risultando quindi privi di reale contenuto critico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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