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Ricorso Cassazione: inammissibile se manca la motivazione

Due soggetti, condannati in appello per il reato di riciclaggio, presentano ricorso per cassazione lamentando la nullità della sentenza per mancanza di motivazione. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile, poiché il motivo addotto non rientra tra quelli consentiti dalla legge, condannando i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e di un’ammenda.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione: Quando la Mancanza di Motivazione lo Rende Inammissibile

Presentare un ricorso per cassazione è l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, ma è un percorso stretto e regolato da norme precise. Non ogni doglianza può essere portata all’attenzione della Suprema Corte. Un’ordinanza recente chiarisce un punto fondamentale: un motivo di ricorso generico, come la mera lamentela per mancanza di motivazione, non è sufficiente e conduce a una declaratoria di inammissibilità, con conseguenze economiche per i ricorrenti.

I Fatti del Processo

La vicenda giudiziaria ha origine da una condanna per il delitto di riciclaggio (art. 648 bis c.p.) emessa dal GUP del Tribunale di Napoli. In seguito, la Corte d’appello di Napoli, su accordo delle parti ai sensi dell’art. 599 bis c.p.p., ha riformato parzialmente la sentenza. Nello specifico, ha concesso agli imputati le attenuanti generiche, operando un bilanciamento con la recidiva per uno di essi, e ha applicato la riduzione di pena prevista per il rito abbreviato. Le pene sono state così rideterminate in due anni e otto mesi di reclusione e ottocento euro di multa per un imputato, e in due anni di reclusione e seicento euro di multa per l’altro.

Il Ricorso per Cassazione degli Imputati

Contro la decisione della Corte d’appello, gli imputati hanno proposto ricorso per cassazione. Il fulcro della loro doglianza era la presunta nullità della sentenza di secondo grado per mancanza di motivazione. Essi sostenevano, in sostanza, che la corte territoriale non avesse adeguatamente spiegato le ragioni della sua decisione. Questo tipo di censura è comune, ma per essere accolta in Cassazione deve essere articolata in modo specifico e puntuale, evidenziando vizi logici o giuridici manifesti nel ragionamento del giudice.

Le Conseguenze della Proposizione di un Motivo non Consentito

La legge processuale penale elenca tassativamente i motivi per cui si può ricorrere in Cassazione (art. 606 c.p.p.). Un ricorso basato su motivi generici, che si limitano a contestare la valutazione dei fatti senza individuare un vizio di legittimità specifico, è destinato all’insuccesso. La Suprema Corte non è un terzo grado di merito, ma un giudice di legittimità, il cui compito è assicurare la corretta applicazione della legge, non ricostruire i fatti.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha risolto la questione in modo netto e rapido. I giudici hanno stabilito che ‘il motivo proposto è non consentito’. Ciò significa che la lamentela sulla ‘mancanza di motivazione’, così come formulata, non rientrava in alcuna delle categorie di vizi per cui è ammesso il ricorso per cassazione. Di conseguenza, i ricorsi sono stati dichiarati inammissibili.

La declaratoria di inammissibilità è stata pronunciata ‘senza formalità di procedura’, come previsto dall’art. 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale, una disposizione che permette alla Corte di definire rapidamente i ricorsi palesemente infondati. Alla declaratoria di inammissibilità segue, per legge, la condanna dei ricorrenti al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma alla Cassa delle ammende, in questo caso quantificata in 3.000,00 euro.

Le Conclusioni

Questa pronuncia ribadisce un principio fondamentale del processo penale: il ricorso per cassazione non è uno strumento per ottenere una nuova valutazione del merito della vicenda. È un rimedio straordinario, accessibile solo per specifici vizi di legge o di motivazione, che devono essere chiaramente individuati e argomentati nell’atto di impugnazione. Lamentare genericamente una carenza di motivazione, senza specificare dove e perché il ragionamento del giudice sia illogico o contraddittorio, si traduce in un motivo non consentito, che porta inevitabilmente a una dichiarazione di inammissibilità e a ulteriori oneri economici per chi ha intrapreso l’azione legale.

Perché il ricorso per cassazione è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché il motivo proposto, ovvero la generica lamentela per mancanza di motivazione della sentenza d’appello, è stato ritenuto ‘non consentito’ dalla legge, non rientrando nei vizi specifici per cui si può adire la Suprema Corte.

Quali sono le conseguenze economiche per i ricorrenti?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Cosa aveva deciso la Corte d’Appello prima del ricorso in Cassazione?
La Corte d’Appello, in riforma della sentenza di primo grado e su accordo delle parti, aveva concesso le attenuanti generiche e rideterminato la pena per entrambi gli imputati per il reato di riciclaggio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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