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Ricorso Cassazione inammissibile: motivi generici

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto in abitazione. La decisione si basa sulla genericità dei motivi, che si limitavano a chiedere una nuova valutazione delle prove, compito precluso alla Suprema Corte. Questo caso di ricorso Cassazione inammissibile ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Cassazione Inammissibile: Quando la Genericità Costa Caro

Presentare un ricorso alla Corte di Cassazione richiede rigore e specificità. Un recente provvedimento della Suprema Corte ci ricorda che un ricorso Cassazione inammissibile, basato su motivi generici e ripetitivi, non solo è destinato al fallimento, ma comporta anche conseguenze economiche significative per il ricorrente. Analizziamo insieme l’ordinanza n. 46147/2024 per capire i principi applicati.

I Fatti del Caso: Un Appello Contro una Condanna per Furto

La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna di un uomo per due episodi di furto in abitazione. Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello avevano confermato la sua responsabilità penale, emettendo quella che in gergo tecnico si definisce una “doppia sentenza conforme” sull’affermazione di colpevolezza. Insoddisfatta della decisione, la difesa ha deciso di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, tentando di ribaltare l’esito dei precedenti giudizi.

L’Appello e la Decisione della Corte di Cassazione

Il ricorso si basava su un unico motivo, con cui la difesa contestava la lettura delle prove che avevano portato all’identificazione dell’imputato. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha immediatamente rilevato una criticità fondamentale: le argomentazioni presentate erano una mera riproposizione di quelle già sollevate e respinte dalla Corte d’Appello. La difesa, infatti, non si era confrontata con le specifiche motivazioni della sentenza di secondo grado, limitandosi a sollecitare la Suprema Corte a una nuova valutazione del materiale probatorio.

Di fronte a questa impostazione, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione è coerente con il ruolo stesso della Corte, che non è un “terzo grado” di merito, ma un giudice di legittimità. Il suo compito non è rivalutare i fatti o le prove, ma assicurare che la legge sia stata applicata correttamente nei gradi precedenti.

Le Motivazioni: Perché il ricorso Cassazione è inammissibile?

La Corte ha fondato la sua decisione su principi consolidati nella giurisprudenza. Un ricorso in Cassazione, per essere ammissibile, deve essere specifico e criticare puntualmente le ragioni della decisione impugnata. Non può risolversi in una generica richiesta di riconsiderare le prove, come se la Cassazione fosse un ulteriore giudice di merito. La difesa aveva omesso un confronto effettivo con gli elementi addotti dalla Corte d’Appello a sostegno dell’identificazione dell’imputato, rendendo il ricorso privo della specificità richiesta dalla legge.

La Suprema Corte ha richiamato numerosi precedenti, sottolineando che i motivi d’appello (e, per estensione, di ricorso) devono indicare con precisione le parti della sentenza che si contestano e le ragioni giuridiche di tale contestazione. Un ricorso che reitera semplicemente le stesse doglianze già respinte, senza attaccare la logica della decisione impugnata, è considerato generico e, quindi, inammissibile.

Le Conclusioni: Le Conseguenze dell’Inammissibilità e un Monito per la Difesa

Le conseguenze di un ricorso Cassazione inammissibile non sono solo procedurali, ma anche economiche. La Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questa sanzione ha lo scopo di scoraggiare impugnazioni dilatorie o palesemente infondate.

Un dettaglio interessante riguarda la parte civile. Nonostante la vittoria processuale, la Corte non ha disposto la rifusione delle sue spese legali. La motivazione risiede nel fatto che la memoria difensiva presentata dalla parte civile era a sua volta generica e non ha fornito alcun contributo utile alla discussione processuale. Anche in questo caso, la Corte applica un principio di rigore, premiando solo gli atti che contribuiscono efficacemente alla dialettica giuridica. Questa ordinanza serve quindi da monito: la specificità e la pertinenza sono requisiti essenziali per tutte le parti del processo di legittimità.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile quando è generico, ovvero si limita a riproporre le stesse argomentazioni già respinte nei gradi di merito senza un confronto specifico con le motivazioni della sentenza impugnata, oppure quando chiede alla Corte una nuova valutazione delle prove, compito che esula dalla sua funzione di giudice di legittimità.

Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso Cassazione inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, in questo caso fissata a tremila euro, in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver proposto un’impugnazione infondata.

Perché la parte civile non ha ottenuto il rimborso delle spese legali in questo caso?
La parte civile non ha ottenuto il rimborso delle spese perché la memoria da essa depositata è stata giudicata generica e non ha fornito alcun contributo utile alla dialettica processuale. La Corte ha ritenuto che il suo intervento non abbia supportato efficacemente la decisione, negando quindi il diritto alla rifusione dei costi legali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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