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Ricorso cassazione inammissibile: motivi aspecifici

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso per cassazione inammissibile contro una condanna per bancarotta fraudolenta. I motivi sono stati giudicati aspecifici e generici, poiché non contestavano in modo mirato le ragioni della sentenza impugnata, basata sulle prove del mancato rinvenimento di beni e della totale assenza di libri contabili.

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Pubblicato il 28 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per cassazione inammissibile: l’importanza di motivi specifici

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione sulla redazione degli atti giudiziari, in particolare sul perché un ricorso per cassazione inammissibile rappresenti un esito tutt’altro che raro. La Corte Suprema di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: per poter essere esaminato, un ricorso non può limitarsi a una critica generica, ma deve confrontarsi punto per punto con le motivazioni della sentenza che si intende impugnare. In caso contrario, come vedremo, il rischio è una declaratoria di inammissibilità con condanna alle spese.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda un amministratore unico di una società condannato in primo e secondo grado per bancarotta societaria prefallimentare, sia di tipo fraudolento (patrimoniale e documentale) che semplice. La Corte d’Appello di Roma aveva confermato la condanna a tre anni e quattro mesi di reclusione, ritenendo provata la responsabilità dell’imputato nella distrazione di beni sociali e nella mancata tenuta dei libri contabili, rendendo impossibile la ricostruzione del patrimonio e del movimento degli affari.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione basandosi principalmente su due motivi:

1. Erronea applicazione della legge e vizio di motivazione: Il ricorrente contestava la rilevanza probatoria data dai giudici di merito al reclamo presentato in sede fallimentare, sostenendo che non potesse costituire una prova valida. Tuttavia, la critica è stata mossa seguendo un “proprio approccio critico” senza esplicitare un confronto diretto con il ragionamento della Corte d’Appello.
2. Violazione di legge: Si lamentava l’omessa valutazione, da parte della Corte d’Appello, di alcuni specifici profili del gravame presentato in quella sede. Anche in questo caso, il motivo di ricorso non indicava quali fossero, in concreto, i punti non esaminati.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione: la specificità del ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso per cassazione inammissibile, spiegando nel dettaglio le carenze di entrambi i motivi.

Per quanto riguarda il primo motivo, la Corte ha sottolineato come questo fosse aspecifico. Richiamando un consolidato orientamento della giurisprudenza (Sez. U, n. 8825/2016), ha ribadito che i motivi di ricorso sono inammissibili non solo se intrinsecamente indeterminati, ma anche quando manca la necessaria correlazione con le ragioni della decisione impugnata. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva fondato la sua decisione non tanto sul reclamo fallimentare, quanto sugli accertamenti diretti del curatore, che aveva constatato il mancato rinvenimento dei beni e l’assenza totale dei libri contabili. Essendo l’imputato amministratore unico dal 2011, gravava su di lui l’obbligo di tenere regolarmente la contabilità. Il ricorso, invece di contestare queste conclusioni, si è concentrato su un elemento (il reclamo) che la Corte ha giudicato “subvalente e non decisivo” nell’economia della decisione. In sostanza, il ricorrente non ha centrato il bersaglio, ignorando il vero fulcro della motivazione.

Anche il secondo motivo è stato ritenuto inammissibile per la sua genericità. Lamentare una “omessa cognizione” senza specificare quali punti dell’appello non sarebbero stati valutati impedisce alla Corte di Cassazione di esercitare il proprio controllo. Non è compito del giudice di legittimità andare a ricercare quali potessero essere i profili trascurati, ma è onere preciso del ricorrente indicarli.

Conclusioni

L’ordinanza conferma un principio cruciale del processo penale di legittimità: un ricorso per cassazione deve essere un dialogo critico e puntuale con la sentenza impugnata, non un monologo. Non è sufficiente esprimere un generico dissenso, ma è necessario smontare, pezzo per pezzo, il ragionamento del giudice di merito, evidenziandone le presunte falle logiche o le violazioni di legge. In assenza di questa specificità, il ricorso è destinato a essere dichiarato inammissibile, con la conseguenza che la condanna diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano aspecifici e generici. Non si confrontavano direttamente con le ragioni fondamentali della sentenza di condanna, ma si limitavano a critiche vaghe o focalizzate su aspetti non decisivi.

Cosa significa che un motivo di ricorso è ‘aspecifico’?
Un motivo è ‘aspecifico’ quando non stabilisce una correlazione precisa tra la critica mossa e la specifica argomentazione contenuta nella sentenza impugnata. In pratica, l’atto di impugnazione non può ignorare le ragioni del provvedimento censurato, ma deve contestarle punto per punto.

Qual era la prova principale su cui si basava la condanna per bancarotta?
La condanna si basava principalmente sugli accertamenti del curatore fallimentare, il quale aveva provato sia il mancato rinvenimento di beni della società sia il fatto che i libri contabili non erano mai stati consegnati o ritrovati, impedendo così qualsiasi ricostruzione delle operazioni aziendali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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