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Ricorso cassazione inammissibile: limiti del riesame

La Corte di Cassazione dichiara un ricorso per cassazione inammissibile avverso un’ordinanza di sequestro probatorio. La sentenza chiarisce che il ricorso è limitato alla “violazione di legge”, escludendo censure sull’illogicità della motivazione, che non costituisce un vizio deducibile in questa specifica sede processuale.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione Inammissibile: Quando la Motivazione non Basta

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 44246/2024 offre un importante chiarimento sui limiti del sindacato di legittimità in materia di sequestro probatorio. La Corte ha dichiarato un ricorso per cassazione inammissibile, sottolineando una distinzione fondamentale tra “violazione di legge” e “vizio di motivazione”. Questo caso dimostra come non tutte le critiche rivolte alla decisione di un giudice possano trovare accoglimento in sede di legittimità, specialmente quando la procedura prevede requisiti di ammissibilità molto stringenti.

I Fatti del Caso: Sequestro e Istanza di Riesame

La vicenda ha origine da un decreto di sequestro probatorio emesso dal Pubblico Ministero. L’atto disponeva il sequestro di un’ingente quantità di merce, tra cui oltre duemila accessori con marchi contraffatti, una somma di cinquemila euro in contanti, 33 borse da passeggio e 4 orologi di una nota marca svizzera. L’indagato, presunto responsabile dei reati di ricettazione (art. 648 c.p.) e commercio di prodotti con segni falsi (art. 474 c.p.), ha proposto istanza di riesame al Tribunale competente.

Il Tribunale del riesame, con ordinanza, ha rigettato la richiesta, confermando la legittimità del sequestro. Contro questa decisione, l’indagato ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso e la Denuncia di Illogicità

Nel suo ricorso, l’indagato lamentava un vizio di motivazione dell’ordinanza del Tribunale del riesame. In particolare, sosteneva che il Tribunale non avesse adeguatamente spiegato la riconducibilità delle borse, del denaro e degli orologi ai reati contestati. Inoltre, criticava la mancanza di argomentazioni sulla necessità di mantenere il sequestro di tali beni per finalità probatorie.

In sostanza, la difesa non contestava una totale assenza di motivazione, ma piuttosto la sua lacunosità, manifesta illogicità e scarsa persuasività. Il ricorrente riteneva che il Tribunale avesse frainteso le sue argomentazioni e non avesse fornito una risposta adeguata e logica alle sue deduzioni.

Il Ricorso per Cassazione Inammissibile: la Decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso per cassazione inammissibile, basando la sua decisione su un principio consolidato della procedura penale. L’art. 325 del codice di procedura penale stabilisce che il ricorso per cassazione contro le ordinanze emesse in sede di riesame di provvedimenti di sequestro è consentito solo per violazione di legge.

La Suprema Corte ha chiarito che nella nozione di “violazione di legge” rientrano la mancanza assoluta di motivazione o la presenza di una motivazione meramente apparente. Al contrario, la contraddittorietà o la manifesta illogicità della motivazione costituiscono un vizio diverso (previsto dall’art. 606, comma 1, lett. e, c.p.p.), che non può essere fatto valere in questa specifica sede di impugnazione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha spiegato che le censure del ricorrente si concentravano sulla “scarsa persuasività” e sulla presunta illogicità delle argomentazioni del Tribunale, vizi che non integrano una violazione di legge ai sensi dell’art. 325 c.p.p. Il ricorso, pertanto, è stato proposto al di fuori dei casi consentiti.

I giudici di legittimità hanno inoltre precisato che il provvedimento in esame era un sequestro probatorio (art. 253 c.p.p.), un mezzo di ricerca della prova, e non una misura cautelare reale. Il Pubblico Ministero aveva fornito una motivazione, seppur sintetica, sulla necessità di acquisire i beni per riscontrare l’ipotesi di reato. Il fatto che il ricorrente ritenesse tale motivazione illogica non era sufficiente a renderla inesistente o apparente, e quindi non era un motivo valido per un ricorso in cassazione in questo contesto.

Infine, la Corte ha aggiunto un ulteriore profilo di inammissibilità: qualora i beni sequestrati fossero appartenuti a una persona diversa dall’indagato (come suggerito implicitamente nei motivi di ricorso), l’indagato stesso non sarebbe stato legittimato a chiederne la restituzione, rendendo il suo ricorso inammissibile anche per questo motivo.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio procedurale di fondamentale importanza: l’accesso alla Corte di Cassazione è strettamente regolato dalla legge e non ogni doglianza può essere esaminata. In materia di sequestri, il confine tra motivazione mancante (violazione di legge) e motivazione illogica (vizio non deducibile) è netto. Questa pronuncia serve da monito per i professionisti del diritto, evidenziando la necessità di inquadrare correttamente i motivi di impugnazione entro i limiti specifici previsti dal codice di rito, per evitare che un ricorso, anche se fondato su argomenti di merito plausibili, venga dichiarato inammissibile per ragioni puramente procedurali, con conseguente condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

In quali casi è possibile presentare ricorso per cassazione contro un’ordinanza di riesame di un sequestro?
Il ricorso è ammesso solo per “violazione di legge”. Questo include la mancanza totale di motivazione o una motivazione solo apparente, ma non la contraddittorietà o la manifesta illogicità della stessa, che sono vizi di motivazione non deducibili in questa specifica sede.

Perché la Corte ha ritenuto il ricorso dell’indagato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché l’indagato ha contestato l’illogicità e la scarsa persuasività della motivazione del Tribunale del riesame, un vizio che non rientra nella nozione di “violazione di legge” prevista dall’art. 325 cod. proc. pen. per questo tipo di impugnazione.

Qual è la differenza tra sequestro probatorio e misura cautelare reale secondo la sentenza?
La sentenza chiarisce che il sequestro probatorio, come nel caso di specie, è un mezzo di ricerca della prova finalizzato ad accertare i fatti contestati. Non è una misura cautelare reale, che ha invece la funzione di prevenire pericoli per la collettività o per l’acquisizione della prova.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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