Ricorso per Cassazione Inammissibile: Quando la Valutazione dei Fatti è Preclusa
L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio dei confini del giudizio di legittimità, ribadendo un principio fondamentale del nostro ordinamento: la Corte di Cassazione non è un terzo grado di merito. Il caso riguarda un ricorso per cassazione inammissibile presentato da un’imputata condannata per il reato di lesioni personali stradali gravi o gravissime, disciplinato dall’art. 590 bis del codice penale.
I Fatti del Processo
In primo grado, il Tribunale aveva condannato un’automobilista a una pena di un anno e dieci mesi di reclusione, con sospensione della patente per un anno e otto mesi, oltre al risarcimento del danno alla parte civile con una provvisionale di 200.000 euro.
Successivamente, la Corte d’Appello, riconoscendo le circostanze attenuanti generiche, aveva parzialmente riformato la sentenza, riducendo la pena detentiva e il periodo di sospensione della patente a un anno e tre mesi.
Contro questa decisione, la difesa dell’imputata ha proposto ricorso per cassazione, articolandolo su tre motivi principali:
1. Un presunto vizio di motivazione, contestando la valutazione delle prove testimoniali effettuata dai giudici di merito.
2. La mancata rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale in appello, ritenuta necessaria dalla difesa.
3. Una critica al trattamento sanzionatorio, considerato ancora eccessivo.
La Decisione della Corte: un ricorso per cassazione inammissibile
La Suprema Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Questa decisione conferma la sentenza della Corte d’Appello e rende la condanna definitiva. L’esito comporta per la ricorrente non solo la conferma della pena, ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.
Le Motivazioni della Decisione
La Corte ha analizzato e respinto ciascuno dei tre motivi di ricorso, fornendo spiegazioni che chiariscono i limiti del proprio potere di revisione.
Il primo motivo, relativo alla valutazione delle prove, è stato rigettato perché si traduceva in una richiesta di riesame del merito del giudizio. La Cassazione ha ribadito che il suo compito non è quello di rivalutare il compendio probatorio (come le deposizioni dei testimoni), ma solo di verificare la coerenza e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Tentare di offrire una diversa lettura dei fatti è un’attività preclusa in sede di legittimità.
Anche il secondo motivo è stato ritenuto infondato. La Corte d’Appello aveva rigettato la richiesta di rinnovare l’istruttoria con una motivazione congrua, spiegando che le prove già acquisite erano sufficienti e chiare per decidere sulla dinamica del sinistro. La rinnovazione dell’istruttoria in appello è una facoltà, non un obbligo, e la sua negazione è incensurabile in Cassazione se adeguatamente motivata.
Infine, il terzo motivo sul trattamento sanzionatorio è stato giudicato infondato. La Suprema Corte ha osservato che i giudici d’appello, nel ridurre la pena, avevano già positivamente considerato elementi a favore dell’imputata, come l’avvenuto risarcimento del danno da parte della compagnia assicuratrice.
Conclusioni: Limiti del Giudizio di Legittimità
Questa ordinanza è emblematica nel tracciare la netta linea di demarcazione tra il giudizio di merito (primo grado e appello) e quello di legittimità (Cassazione). Un ricorso per cassazione inammissibile è la conseguenza inevitabile quando le doglianze, pur formalmente presentate come vizi di legge, mirano in sostanza a ottenere una terza valutazione dei fatti. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, ciò rappresenta un monito fondamentale: l’appello alla Suprema Corte deve fondarsi su questioni di diritto puro o su vizi logici manifesti della motivazione, non sulla speranza di convincere un nuovo giudice a interpretare diversamente le prove.
È possibile contestare la valutazione delle prove testimoniali in Cassazione?
No, la Corte di Cassazione non riesamina nel merito le prove, come le testimonianze. Il suo ruolo è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza. Contestare come sono state valutate le prove è un’attività riservata ai giudizi di primo e secondo grado, non alla sede di legittimità.
La Corte d’Appello è sempre obbligata a riaprire l’istruttoria se la difesa lo richiede?
No, la rinnovazione dell’istruttoria in appello non è un obbligo per il giudice. La Corte può rigettare la richiesta se ritiene, con una motivazione adeguata, che le prove già acquisite siano sufficienti per decidere e che le nuove prove richieste non siano necessarie ai fini della decisione.
Cosa succede quando un ricorso per Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva e non può più essere modificata. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende come sanzione per aver presentato un ricorso infondato.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 21494 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 21494 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 17/04/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a TORINO il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 28/03/2023 della CORTE APPELLO di MILANO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
RITENUTO IN FATTO ED IN DIRITTO
Con sentenza in data 28.3.2023 la Corte d’appello di Milano in parziale riforma della sentenza con cui il locale Tribunale aveva ritenuto COGNOME NOME responsabile del reato di cui all’art. 590 bis cod.pen. condannandola alla pena sospesa di anni uno e mesi dieci di reclusione oltre alla sospensione della patente di guida per la durata di anni uno e mesi otto condannandola altresì, in solido con il responsabile civile, al risarcimento dei danni cagionati alla parte civile da liquidarsi in separato giudizio oltre alla condanna al pagamento di una provvisionale pari ad Euro 200.000,00, una volta riconosciute le circostanze attenuanti generiche, ha ridotto la pena alla stessa inflitta ad anni uno e mesi tre di reclusione riducendo altresì ad anni uno e mesi tre il periodo di sospensione della patente di guida.
Avverso detta sentenza l’imputata, a mezzo del difensore di fiducia, ha proposto ricorso per cassazione articolato in tre motivi.
Il ricorso é nel complesso manifestamente infondato.
La prima censura, con cui ci si duole del vizio di motivazione della sentenza impugnata a sostegno della mancata riforma della sentenza di primo grado, si traduce in realtà, attraverso la contestazione della valutazione del compendio probatorio di cui vengono riportati anche stralci di deposizioni testimoniali, in una chiara valutazione del merito del giudizio, non consentita in sede di legittimità.
Manifestamente infondata é la seconda censura con cui ci si duole della mancata rinnovazione istruttoria in appello.
Ed invero la Corte di merito con motivazione congrua ha rigettato la richiesta ritenendo le prove richieste non necessarie ai fini della decisione atteso che la dinamica del sinistro oggetto del processo fosse emersa con assoluta chiarezza.
Manifestamente infondata é anche la terza censura con cui ci si duole del trattamento sanzionatorio.
Ed invero la Corte di merito, nel ridurre la pena comminata in primo grado, ha già dato atto di aver positivamente valutato l’avvenuto risarcimento del danno sia pure da parte della società assicuratrice.
In conclusione il ricorso va dichiarato inammissibile. Segue la condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali ed al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende liquidata come da dispositivo.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende
Così deciso in Roma, il 17.4.2024