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Ricorso cassazione inammissibile: limiti del giudizio

Un’imputata, condannata per lesioni stradali ai sensi dell’art. 590 bis c.p., ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione dopo una parziale riforma della pena in Appello. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi sollevati non riguardavano vizi di legittimità, ma tentavano di ottenere una nuova valutazione del merito e delle prove, attività preclusa alla Suprema Corte. La decisione sottolinea che il giudizio di Cassazione non è un terzo grado di merito.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione Inammissibile: Quando la Valutazione dei Fatti è Preclusa

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio dei confini del giudizio di legittimità, ribadendo un principio fondamentale del nostro ordinamento: la Corte di Cassazione non è un terzo grado di merito. Il caso riguarda un ricorso per cassazione inammissibile presentato da un’imputata condannata per il reato di lesioni personali stradali gravi o gravissime, disciplinato dall’art. 590 bis del codice penale.

I Fatti del Processo

In primo grado, il Tribunale aveva condannato un’automobilista a una pena di un anno e dieci mesi di reclusione, con sospensione della patente per un anno e otto mesi, oltre al risarcimento del danno alla parte civile con una provvisionale di 200.000 euro.

Successivamente, la Corte d’Appello, riconoscendo le circostanze attenuanti generiche, aveva parzialmente riformato la sentenza, riducendo la pena detentiva e il periodo di sospensione della patente a un anno e tre mesi.

Contro questa decisione, la difesa dell’imputata ha proposto ricorso per cassazione, articolandolo su tre motivi principali:
1. Un presunto vizio di motivazione, contestando la valutazione delle prove testimoniali effettuata dai giudici di merito.
2. La mancata rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale in appello, ritenuta necessaria dalla difesa.
3. Una critica al trattamento sanzionatorio, considerato ancora eccessivo.

La Decisione della Corte: un ricorso per cassazione inammissibile

La Suprema Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Questa decisione conferma la sentenza della Corte d’Appello e rende la condanna definitiva. L’esito comporta per la ricorrente non solo la conferma della pena, ma anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha analizzato e respinto ciascuno dei tre motivi di ricorso, fornendo spiegazioni che chiariscono i limiti del proprio potere di revisione.

Il primo motivo, relativo alla valutazione delle prove, è stato rigettato perché si traduceva in una richiesta di riesame del merito del giudizio. La Cassazione ha ribadito che il suo compito non è quello di rivalutare il compendio probatorio (come le deposizioni dei testimoni), ma solo di verificare la coerenza e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Tentare di offrire una diversa lettura dei fatti è un’attività preclusa in sede di legittimità.

Anche il secondo motivo è stato ritenuto infondato. La Corte d’Appello aveva rigettato la richiesta di rinnovare l’istruttoria con una motivazione congrua, spiegando che le prove già acquisite erano sufficienti e chiare per decidere sulla dinamica del sinistro. La rinnovazione dell’istruttoria in appello è una facoltà, non un obbligo, e la sua negazione è incensurabile in Cassazione se adeguatamente motivata.

Infine, il terzo motivo sul trattamento sanzionatorio è stato giudicato infondato. La Suprema Corte ha osservato che i giudici d’appello, nel ridurre la pena, avevano già positivamente considerato elementi a favore dell’imputata, come l’avvenuto risarcimento del danno da parte della compagnia assicuratrice.

Conclusioni: Limiti del Giudizio di Legittimità

Questa ordinanza è emblematica nel tracciare la netta linea di demarcazione tra il giudizio di merito (primo grado e appello) e quello di legittimità (Cassazione). Un ricorso per cassazione inammissibile è la conseguenza inevitabile quando le doglianze, pur formalmente presentate come vizi di legge, mirano in sostanza a ottenere una terza valutazione dei fatti. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, ciò rappresenta un monito fondamentale: l’appello alla Suprema Corte deve fondarsi su questioni di diritto puro o su vizi logici manifesti della motivazione, non sulla speranza di convincere un nuovo giudice a interpretare diversamente le prove.

È possibile contestare la valutazione delle prove testimoniali in Cassazione?
No, la Corte di Cassazione non riesamina nel merito le prove, come le testimonianze. Il suo ruolo è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza. Contestare come sono state valutate le prove è un’attività riservata ai giudizi di primo e secondo grado, non alla sede di legittimità.

La Corte d’Appello è sempre obbligata a riaprire l’istruttoria se la difesa lo richiede?
No, la rinnovazione dell’istruttoria in appello non è un obbligo per il giudice. La Corte può rigettare la richiesta se ritiene, con una motivazione adeguata, che le prove già acquisite siano sufficienti per decidere e che le nuove prove richieste non siano necessarie ai fini della decisione.

Cosa succede quando un ricorso per Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la sentenza impugnata diventa definitiva e non può più essere modificata. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende come sanzione per aver presentato un ricorso infondato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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