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Ricorso Cassazione inammissibile: accordo pena appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato un ricorso in Cassazione inammissibile presentato contro una sentenza della Corte d’Appello che aveva recepito un accordo sulla pena tra le parti. La Suprema Corte ha chiarito che l’adesione a un ‘concordato in appello’ ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. ha un effetto preclusivo, impedendo di fatto un’ulteriore impugnazione sui punti oggetto dell’accordo, come l’entità della pena. Di conseguenza, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 25 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione Inammissibile Dopo Accordo in Appello: La Decisione della Suprema Corte

Quando un imputato accetta un accordo sulla pena in appello, può successivamente impugnare quella stessa pena davanti alla Corte di Cassazione? Con una recente ordinanza, la Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale: la scelta di concordare la pena preclude un successivo ripensamento. Si tratta di un caso che mette in luce le conseguenze procedurali del cosiddetto ‘patteggiamento in appello’ e chiarisce perché, in tali circostanze, un ricorso in Cassazione inammissibile sia l’esito più probabile.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una condanna emessa dal Tribunale di Roma per il reato di detenzione di sostanze stupefacenti (nello specifico, cocaina e hashish), previsto dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990. In secondo grado, davanti alla Corte d’Appello di Roma, la difesa dell’imputato e la Procura Generale hanno raggiunto un accordo sulla pena, che è stato formalmente recepito nella sentenza.

Tuttavia, nonostante l’accordo raggiunto, il difensore ha deciso di presentare ricorso per cassazione, lamentando una presunta violazione di legge e un vizio di motivazione proprio in relazione all’entità della pena inflitta, quella stessa pena che era stata oggetto del patto processuale.

La Decisione della Corte di Cassazione e il Principio di Diritto

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha tagliato corto, dichiarando il ricorso inammissibile senza neppure la necessità di formalità processuali, applicando l’art. 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale.

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione degli effetti dell’art. 599-bis c.p.p., introdotto dalla riforma Orlando (legge n. 103/2017). Questa norma disciplina il ‘concordato anche con rinuncia ai motivi di appello’, stabilendo che le parti possono accordarsi sui motivi di appello da accogliere e sulla pena da irrogare. Secondo la Corte, questa scelta ha un potente effetto dispositivo.

L’Effetto Preclusivo dell’Accordo in Appello

La Corte ha sottolineato che l’accordo sulla pena in appello non limita solamente la cognizione del giudice di secondo grado, ma produce effetti preclusivi sull’intero svolgimento del processo. Ciò significa che, una volta raggiunto l’accordo, le parti non possono più rimettere in discussione i punti concordati. Questo meccanismo è stato paragonato dalla Corte alla rinuncia all’impugnazione: come chi rinuncia a un diritto non può poi esercitarlo, chi si accorda sulla pena non può successivamente contestarla.

Le Motivazioni del Ricorso in Cassazione Inammissibile

La Suprema Corte ha spiegato che il potere dispositivo riconosciuto alle parti dall’art. 599-bis c.p.p. è una manifestazione di volontà che chiude la porta a futuri ripensamenti. Permettere un ricorso in Cassazione sulla pena concordata svuoterebbe di significato l’istituto stesso del ‘concordato in appello’, la cui finalità è proprio quella di definire il processo in modo più rapido e certo.

La Corte ha richiamato una solida giurisprudenza sul punto, citando diverse sentenze precedenti (tra cui Casero, Rv. 273194; Hoxha, Rv. 273755; Mariniello, Rv. 276102) che hanno costantemente affermato l’inammissibilità di ricorsi volti a contestare questioni coperte dall’accordo, come la sussistenza di cause di non punibilità ex art. 129 c.p.p. o, come nel caso di specie, l’entità della sanzione.

Di conseguenza, avendo l’imputato dedotto una violazione di legge proprio sulla pena che egli stesso aveva concordato, il suo ricorso è stato giudicato privo dei presupposti per essere esaminato.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame offre un’importante lezione pratica: l’accordo sulla pena in appello è una scelta strategica con conseguenze definitive. Gli avvocati e i loro assistiti devono essere pienamente consapevoli che tale accordo comporta una rinuncia implicita a contestare i punti concordati in un successivo grado di giudizio. La dichiarazione di inammissibilità del ricorso, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di quattromila euro alla Cassa delle ammende, serve da monito sulla serietà e l’irrevocabilità di tali patti processuali. La giustizia negoziata, sebbene vantaggiosa in termini di celerità, richiede una ponderazione attenta e consapevole delle sue implicazioni preclusive.

È possibile presentare ricorso in Cassazione contro una sentenza d’appello che ha recepito un accordo sulla pena tra le parti?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che tale ricorso è inammissibile. L’accordo ha un effetto preclusivo che impedisce ulteriori impugnazioni sui punti concordati, come l’entità della pena.

Qual è il fondamento normativo per dichiarare il ricorso in Cassazione inammissibile in questo caso?
Il fondamento si trova nell’art. 599-bis del codice di procedura penale, che disciplina l’accordo sulla pena in appello, e nell’art. 610, comma 5-bis, che permette di dichiarare l’inammissibilità senza formalità. Il potere dispositivo riconosciuto alla parte limita l’intero svolgimento processuale successivo.

Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso inammissibile in un caso come questo?
La parte che ha proposto il ricorso viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro (in questo caso, quattromila euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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