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Riconoscimento percettivo: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato in custodia cautelare per tentata rapina. L’indagato contestava la sua identificazione basata sul riconoscimento percettivo della polizia da video a volto coperto e audio di bassa qualità. La Corte ha ribadito che tale riconoscimento è un indizio valido se corroborato da altri elementi come corporatura, movenze e tono di voce. La valutazione di questi elementi spetta al giudice di merito e non è sindacabile in sede di legittimità. È stata inoltre confermata l’inadeguatezza degli arresti domiciliari a causa dell’elevato pericolo di recidiva.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Riconoscimento Percettivo: Per la Cassazione è Prova Valida anche con Volto Coperto

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17353 del 2024, torna a pronunciarsi sulla validità del riconoscimento percettivo come grave indizio di colpevolezza ai fini dell’applicazione di una misura cautelare. La decisione chiarisce i limiti del sindacato di legittimità e rafforza il principio secondo cui l’identificazione basata su caratteristiche fisiche e vocali, anche in presenza di video di scarsa qualità, costituisce un valido elemento probatorio se logicamente motivato dal giudice di merito.

I Fatti del Caso

Un uomo veniva sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere in relazione al reato di tentata rapina aggravata in concorso. La sua identificazione come uno degli autori del fatto delittuoso si basava principalmente sul riconoscimento effettuato dalla polizia giudiziaria. Tale riconoscimento derivava dalla visione di videoregistrazioni di sorveglianza, che ritraevano i soggetti con il volto coperto, e dall’ascolto di frammenti di conversazioni captate, il cui audio era di pessima qualità.

L’indagato presentava istanza di riesame al Tribunale, sostenendo l’inattendibilità di tale identificazione. Il Tribunale, tuttavia, rigettava l’istanza, confermando la misura cautelare. Avverso tale ordinanza, la difesa proponeva ricorso per cassazione, lamentando la mancanza e l’illogicità della motivazione sia sulla sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza sia sulla scelta della misura cautelare più afflittiva.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le censure manifestamente infondate e aspecifiche. Gli Ermellini hanno colto l’occasione per ribadire i confini invalicabili del proprio giudizio, che non può mai trasformarsi in una rivalutazione del merito delle prove.

La Corte ha stabilito che la difesa, nel criticare il riconoscimento percettivo, stava in realtà sollecitando una nuova e diversa lettura del materiale probatorio, attività preclusa in sede di legittimità. La decisione impugnata, secondo la Cassazione, aveva fornito una motivazione logica e coerente, esente da vizi giuridici.

Le Motivazioni sul Riconoscimento Percettivo

Il cuore della pronuncia risiede nelle argomentazioni sul valore del riconoscimento percettivo. La Corte ha affermato che l’individuazione derivante dalla comparazione di immagini su base esclusivamente percettiva ha pieno valore indiziante. In casi come quello di specie, dove la sovrapponibilità dei tratti fisici (somatici e vocali) è ritenuta evidente dai giudici di merito, non è necessaria un’analisi antropometrica.

Nello specifico, i giudici avevano valorizzato non solo le caratteristiche somatiche generali come statura, corporatura e movenze, ma anche il tono della voce udito nei dialoghi intercettati. Questi elementi, uniti alla piena compatibilità con altri dati acquisiti (come la conoscenza da parte dell’indagato di dettagli noti solo ai partecipanti al reato), hanno costituito un quadro indiziario solido. La Corte ha anche richiamato la giurisprudenza consolidata secondo cui le dichiarazioni degli agenti di polizia che asseriscono di aver riconosciuto la voce di un imputato sono pienamente utilizzabili, gravando sulla difesa l’onere di allegare elementi oggettivi di segno contrario.

Le Motivazioni sulla Scelta della Misura Cautelare

Anche il secondo motivo di ricorso, relativo alla scelta della custodia in carcere, è stato giudicato infondato. Il Tribunale aveva correttamente evidenziato la gravità intrinseca dei fatti (un’azione pianificata da più persone con notevole organizzazione) e la personalità dell’indagato. Quest’ultimo, gravato da precedenti penali e avendo commesso il fatto mentre era già sottoposto a un’altra misura cautelare, dimostrava una spiccata pericolosità sociale e un’alta probabilità di recidiva.

Di conseguenza, la Corte ha ritenuto del tutto logica e non contraddittoria la valutazione del Tribunale, secondo cui nessuna misura meno afflittiva, inclusi gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico, sarebbe stata idonea a contenere tale pericolo. Il braccialetto, infatti, serve a segnalare un allontanamento, ma non può impedire la commissione di reati analoghi.

Le Conclusioni

La sentenza in commento consolida un importante principio in materia di prove e misure cautelari. Il riconoscimento percettivo, effettuato da operatori di polizia giudiziaria sulla base di un complesso di elementi (immagini, suoni, movenze), costituisce un grave indizio di colpevolezza la cui valutazione è rimessa al prudente apprezzamento del giudice di merito. Il ricorso in Cassazione non può diventare un’occasione per rimettere in discussione tale apprezzamento, a meno che la motivazione non sia palesemente illogica o giuridicamente errata. La decisione sottolinea inoltre come la valutazione del pericolo di recidiva debba basarsi su elementi concreti, quali la gravità dei fatti e la storia criminale dell’indagato, per giustificare la misura cautelare più rigorosa.

L’identificazione di una persona da parte della polizia, basata su video a volto coperto e audio di bassa qualità, è sufficiente per una misura cautelare?
Sì, secondo la Corte, tale identificazione è sufficiente se il riconoscimento percettivo è supportato da una combinazione di elementi. La valutazione di caratteristiche come statura, corporatura, movenze e tono della voce, unita ad altre circostanze, può costituire un quadro indiziario grave, preciso e concordante, la cui valutazione spetta al giudice di merito.

È possibile contestare in Cassazione la valutazione dei fatti e la forza degli indizi operata dal giudice del riesame?
No, il ruolo della Corte di Cassazione è limitato al controllo della legittimità del provvedimento. Non può effettuare una nuova valutazione dei fatti o riconsiderare il peso degli indizi. Il suo compito è verificare che la motivazione del giudice sia logicamente coerente e non presenti errori di diritto, non di sostituire il proprio giudizio a quello di merito.

Perché la Corte ha ritenuto inadeguati gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico?
La Corte ha confermato la decisione del Tribunale che riteneva gli arresti domiciliari inadeguati a causa dell’elevato pericolo di recidiva. Tale pericolo era desunto dalla gravità intrinseca del reato (tentata rapina aggravata e organizzata), dai numerosi precedenti penali dell’indagato e dal fatto che il reato fosse stato commesso mentre era già sottoposto a un’altra misura cautelare. Questi elementi dimostravano una personalità non contenibile con misure meno afflittive.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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