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Riconoscimento fotografico: valido anche senza perizia

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto e uso indebito di carta di pagamento. Il punto centrale era il valore del riconoscimento fotografico effettuato dalla vittima. La Corte ha stabilito che l’identificazione è valida anche senza una perizia tecnica, se supportata da una pluralità di elementi concordanti, come il contatto diretto tra vittima e reo prima del fatto e le descrizioni di altri testimoni. La previa visione dei filmati da parte della vittima non inficia la prova.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Riconoscimento Fotografico: Quando è Valido per la Condanna?

La tecnologia di videosorveglianza è onnipresente e le immagini catturate sono spesso cruciali nelle indagini penali. Ma quali sono i limiti e le condizioni di validità del riconoscimento fotografico basato su questi filmati? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 27131/2025) offre chiarimenti fondamentali, confermando una condanna per furto e uso indebito di carta di pagamento basata su una serie di elementi probatori convergenti, pur in assenza di una perizia tecnica specialistica.

I Fatti: Il Furto del Portafoglio e l’Uso della Carta

Il caso ha origine dalla denuncia per il furto di un portafoglio. L’imputato veniva accusato non solo di essersi impossessato del portafoglio, ma anche di aver utilizzato indebitamente una carta di pagamento che si trovava al suo interno per acquistare delle sigarette. Le indagini si sono concentrate fin da subito sulle immagini di un sistema di videosorveglianza, che avevano ripreso l’autore del reato. Sia in primo grado che in appello, l’imputato veniva condannato, con una parziale riforma in secondo grado che concedeva i benefici della sospensione condizionale della pena e della non menzione nel casellario giudiziale.

L’Iter Processuale e i Motivi del Ricorso in Cassazione

Nonostante la doppia condanna nei gradi di merito, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, articolando cinque motivi di doglianza. I punti più contestati riguardavano proprio le modalità di identificazione dell’imputato e la valutazione delle prove.

La Contestazione sul Riconoscimento Fotografico

La difesa sosteneva che l’identificazione fosse viziata da illogicità e contraddittorietà. In primo luogo, si criticava la Corte d’Appello per aver basato la propria decisione su una semplice comparazione empirica tra le foto dell’imputato e i fotogrammi della videosorveglianza, discostandosi dalle valutazioni tecniche dei Carabinieri del R.I.S., che avevano ritenuto non praticabile un accertamento antropometrico. In secondo luogo, si contestava l’attendibilità del riconoscimento effettuato dalla persona offesa, poiché questa aveva già visionato più volte i filmati prima di procedere all’individuazione formale, un fatto che, secondo la difesa, avrebbe potuto comprometterne la genuinità.

La Richiesta di Attenuanti Generiche e la Critica alla Pena

Altri motivi di ricorso riguardavano il trattamento sanzionatorio. La difesa lamentava la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche, ritenendo contraddittorio che i giudici avessero negato il beneficio per la gravità del fatto, ma avessero poi applicato una pena molto vicina al minimo edittale. Si contestava inoltre la genericità dei criteri utilizzati per determinare la pena e gli aumenti per i reati satellite.

La Decisione della Cassazione sul Valore del Riconoscimento Fotografico

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le censure della difesa. La decisione si fonda su un principio cardine: la prova dell’identità non dipende da un singolo elemento, ma da una valutazione complessiva e logica di tutti gli indizi a disposizione. I giudici hanno chiarito che il riconoscimento fotografico effettuato dalla vittima è pienamente valido se supportato da altri elementi, anche in assenza di una perizia specialistica.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che la decisione dei giudici di merito non si basava sulla sola percezione personale, ma su una pluralità di elementi solidi e convergenti:

1. Dettagli somatici: L’identificazione era fondata su una forte somiglianza di specifici tratti del viso (taglio degli occhi, arcata sopracciliare, bocca, naso, sagoma del volto).
2. Contatto diretto: La persona offesa aveva avuto un contatto diretto con l’imputato poco prima del furto, poiché lo aveva servito al bar dove lavorava. Questa circostanza ha reso il suo riconoscimento particolarmente significativo e attendibile.
3. Testimonianza terza: La descrizione dell’uomo che aveva usato la carta rubata, fornita dal gestore della tabaccheria, corrispondeva alla persona ritratta dalle telecamere.
4. Pregressa visione dei filmati: La Corte ha ritenuto che il fatto che la vittima avesse già visto le immagini non fosse sufficiente a inficiare la valenza probatoria del suo riconoscimento, una volta accertata la sua credibilità.

Di fronte a questo quadro probatorio solido e coerente, l’impossibilità di svolgere un esame antropometrico perde di significato. La Cassazione ha inoltre rigettato le critiche sulla pena, affermando che non vi è alcuna contraddizione nel negare le attenuanti generiche (in ragione della spregiudicatezza dell’imputato) e applicare al contempo una pena vicina al minimo, giustificata da una valutazione di non eccessiva gravità complessiva del fatto.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale in tema di prova penale: l’identificazione di un sospettato tramite filmati di videosorveglianza non richiede obbligatoriamente una perizia tecnica. Il convincimento del giudice può legittimamente formarsi sulla base di una valutazione logica e coordinata di più elementi, tra cui il riconoscimento da parte della vittima o di testimoni, la corrispondenza di descrizioni e l’analisi delle caratteristiche somatiche. La validità del riconoscimento fotografico è quindi legata non alla sua natura tecnica, ma alla sua coerenza con il resto del quadro probatorio, confermando la centralità della valutazione prudente e motivata del giudice nel processo penale.

Un’identificazione fotografica fatta dalla vittima è valida anche se questa ha già visto più volte i filmati della videosorveglianza?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, la pregressa visione delle immagini da parte della persona offesa non è un elemento sufficiente a invalidare la prova del riconoscimento, specialmente quando la credibilità della vittima è stata accertata e vi sono altri elementi di riscontro.

È necessaria una perizia tecnica (esame antropometrico) per confermare l’identità di una persona ripresa da una telecamera?
No, non è sempre indispensabile. La sentenza chiarisce che l’impossibilità di effettuare un esame antropometrico non è decisiva quando il giudice può fondare la sua decisione su una pluralità di elementi probatori gravi, precisi e concordanti, come il riconoscimento certo della vittima e altre testimonianze.

Il diniego delle attenuanti generiche è compatibile con l’applicazione di una pena vicina al minimo?
Sì. La Corte ha stabilito che non vi è contraddizione. Il diniego delle attenuanti può essere motivato dalla particolare spregiudicatezza e volontà delittuosa dell’imputato, mentre la determinazione di una pena vicina al minimo può trovare giustificazione in una valutazione complessiva di non eccessiva gravità del fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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