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Riconoscimento fotografico: valido anche con discrasie?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato contro un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. La difesa contestava l’affidabilità del riconoscimento fotografico, evidenziando discrasie tra le descrizioni dei testimoni e l’aspetto dell’indagato (es. un tatuaggio non menzionato). La Corte ha ritenuto logica e coerente la motivazione del Tribunale del riesame, che aveva valorizzato il doppio riconoscimento effettuato con certezza dalle vittime poco dopo i fatti, giudicando non decisive le incongruenze sollevate. È stata confermata anche la sussistenza delle esigenze cautelari basate sulla pericolosità sociale dell’indagato e sui suoi legami con un’organizzazione criminale.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Riconoscimento Fotografico: Quando è Valido Nonostante le Incongruenze?

L’identificazione di un sospettato è uno dei momenti più delicati del processo penale. Ma cosa succede se il riconoscimento fotografico effettuato dalle vittime presenta delle apparenti contraddizioni con l’aspetto reale dell’indagato? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 6023/2024) offre importanti chiarimenti su questo tema, confermando come la certezza dei riconoscimenti possa prevalere su alcune discrasie descrittive. Analizziamo insieme questo caso di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.

I Fatti del Caso: Tentata Estorsione e Arresto

La vicenda giudiziaria ha origine da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli. Un uomo veniva indagato per il reato di tentata estorsione, aggravata sia dall’uso del metodo mafioso sia dalla finalità di agevolare un’organizzazione camorristica locale.

L’indagine si basava principalmente sull’identificazione dell’uomo da parte della persona offesa e di un testimone oculare, i quali lo avevano riconosciuto tramite un album fotografico mostrato loro dalle forze dell’ordine. L’indagato, tramite il suo difensore, proponeva istanza di riesame, ma il Tribunale di Napoli confermava la misura cautelare, ritenendo solidi gli indizi a suo carico.

Le Doglianze della Difesa e il Riconoscimento Fotografico

La difesa ha costruito il proprio ricorso per Cassazione contestando proprio il cuore dell’impianto accusatorio: l’affidabilità del riconoscimento fotografico. I principali punti sollevati erano:

* Discrasie descrittive: I legali evidenziavano come le descrizioni dell’autore del reato fornite dai testimoni fossero in ‘stridente e insanabile contrasto’ con l’aspetto e l’età dell’indagato. In particolare, veniva sottolineata la presenza di un vistoso tatuaggio sul braccio del loro assistito, dettaglio mai menzionato dai denuncianti.
* Elementi non indicati: Veniva fatto notare che l’indagato portava la barba, altro particolare omesso nelle descrizioni iniziali.
* Uso della mascherina: L’autore del reato indossava una mascherina sanitaria, che copriva gran parte del volto, rendendo l’identificazione, secondo la difesa, intrinsecamente dubbia.
* Precedente errore di identificazione: La difesa ricordava come uno dei testimoni avesse in precedenza erroneamente identificato un altro soggetto, le cui caratteristiche fisiche erano peraltro molto diverse da quelle dell’attuale indagato.

Infine, veniva criticata la valutazione sulla pericolosità sociale, ritenuta insufficiente poiché non teneva conto del fatto che l’indagato avesse cambiato residenza e svolgesse una regolare attività lavorativa.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando di fatto la validità sia dell’ordinanza cautelare sia della valutazione operata dal Tribunale del Riesame. I giudici di legittimità hanno ritenuto che le censure proposte dalla difesa fossero una mera riproposizione di argomenti già adeguatamente vagliati e respinti in sede di riesame, senza evidenziare vizi logici o violazioni di legge.

Le Motivazioni della Sentenza sul Riconoscimento Fotografico

Il punto centrale della decisione risiede nella valutazione del compendio indiziario. La Cassazione ha sottolineato che il Tribunale del riesame aveva correttamente motivato la sua decisione, fondandola su una valutazione logica e non contraddittoria degli elementi a disposizione.

In particolare, i giudici hanno considerato:

1. La Forza del Doppio Riconoscimento: Il Tribunale aveva dato grande peso al fatto che entrambi i testimoni avessero riconosciuto l’indagato ‘in termini di assoluta certezza’ e a breve distanza temporale dai fatti. Questo doppio riscontro è stato ritenuto un elemento di notevole solidità.
2. La Valutazione delle Discrasie: Le presunte incongruenze sono state ritenute non decisive. Il Tribunale aveva offerto una spiegazione logica per la mancata menzione del tatuaggio (possibile uso di abiti a maniche lunghe, dato il periodo invernale) e della barba (parzialmente coperta dalla mascherina).
3. Il Ruolo della Corte di Cassazione: La Suprema Corte ha ribadito che il suo compito non è quello di effettuare una nuova valutazione dei fatti, ma di controllare la logicità e la coerenza della motivazione del giudice di merito. In questo caso, la motivazione è stata giudicata ‘diffusamente prospettata in modo logico, senza irragionevolezza, con completa e coerente giustificazione’.

Per quanto riguarda le esigenze cautelari, la Corte ha confermato la valutazione del Tribunale, che aveva correttamente richiamato la presunzione di pericolosità legata al reato contestato, rafforzata dalla vicinanza dell’indagato a un clan camorristico e dai suoi precedenti penali, inclusi reati di evasione che rendevano inidonea una misura meno afflittiva del carcere.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di prova e misure cautelari: la valutazione dell’attendibilità di un riconoscimento fotografico spetta al giudice di merito, il cui giudizio, se logicamente motivato, difficilmente può essere censurato in sede di legittimità. Le semplici discrasie descrittive non sono sufficienti a invalidare un’identificazione, specialmente se questa è corroborata da più fonti (in questo caso due testimoni) e caratterizzata da un alto grado di certezza. La decisione insegna che, nel bilanciamento degli elementi, il giudice può ritenere prevalente la certezza espressa nel riconoscimento rispetto a dettagli fisici omessi o non perfettamente coincidenti, fornendo una spiegazione plausibile per tale discrepanza.

Un riconoscimento fotografico è valido anche se le descrizioni dei testimoni presentano delle discrasie rispetto all’aspetto reale dell’indagato?
Sì, secondo questa sentenza, può essere considerato valido. Il giudice valuta l’affidabilità complessiva del riconoscimento, considerando elementi come la certezza espressa dai testimoni e il breve tempo trascorso dal fatto. Le discrasie possono essere ritenute non decisive se il quadro indiziario generale è solido e se per esse esiste una spiegazione logica.

La presenza di una mascherina sanitaria sul volto dell’autore del reato invalida automaticamente il riconoscimento?
No, non lo invalida automaticamente. La Corte ha ritenuto non illogica la motivazione del Tribunale che ha confermato la validità del riconoscimento nonostante l’indagato indossasse una mascherina. Evidentemente, si è ritenuto che gli elementi del volto visibili (come gli occhi) fossero sufficienti per un’identificazione certa.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché, secondo la Corte di Cassazione, non ha sollevato reali vizi di legge o di motivazione manifestamente illogica. La difesa si è limitata a riproporre le stesse argomentazioni di fatto già esaminate e respinte dal Tribunale del Riesame, chiedendo alla Cassazione una nuova valutazione del merito delle prove, compito che non le spetta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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