LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Riconoscimento fotografico: la sua validità cautelare

La Corte di Cassazione ha confermato la validità di un’ordinanza di custodia cautelare basata su un riconoscimento fotografico informale effettuato da agenti di polizia. La sentenza chiarisce che, nella fase delle indagini preliminari, tale identificazione costituisce una prova atipica e un grave indizio di colpevolezza, specialmente se corroborata da altri elementi come le impronte digitali, senza la necessità di seguire le rigide formalità previste per il dibattimento.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Riconoscimento Fotografico Informale: Quando è Valido?

Il riconoscimento fotografico effettuato durante le indagini preliminari è uno strumento investigativo cruciale, ma spesso al centro di dibattiti sulla sua validità. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 38239/2024, ha fornito chiarimenti fondamentali, stabilendo che l’identificazione informale da parte degli agenti di polizia può costituire un grave indizio di colpevolezza, sufficiente per l’applicazione di una misura cautelare, anche senza le formalità previste per il dibattimento.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da una serie di eventi delittuosi. Una pattuglia in borghese intercetta un’auto a noleggio con a bordo tre individui. Dopo aver intimato l’alt, il conducente tenta di investire uno degli agenti e si dà alla fuga, abbandonando il veicolo poco dopo. Le indagini successive collegano i fuggitivi al furto di un’altra autovettura, utilizzata per proseguire la fuga e anch’essa abbandonata dopo un secondo inseguimento.

Le investigazioni scientifiche portano al ritrovamento di impronte digitali sull’auto a noleggio, riconducibili a diversi soggetti, tra cui l’indagato. Successivamente, gli agenti coinvolti nei due inseguimenti procedono a un riconoscimento fotografico, individuando con certezza l’indagato come il conducente di entrambi i veicoli. Sulla base di questi elementi, il GIP dispone la custodia cautelare in carcere, misura confermata dal Tribunale del Riesame.

Il Ricorso in Cassazione: la questione del riconoscimento fotografico

La difesa dell’indagato ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la validità degli indizi. Il punto centrale del ricorso era l’inutilizzabilità del riconoscimento fotografico effettuato dagli agenti. Secondo la tesi difensiva, tale atto, essendo avvenuto a distanza di mesi dai fatti e senza le garanzie procedurali previste dagli artt. 213 e seguenti del codice di procedura penale (come la predisposizione di un fascicolo fotografico con più immagini), non poteva essere considerato un indizio grave e preciso.

In sostanza, si sosteneva che l’identificazione operata dalla polizia giudiziaria non fosse una prova attendibile, ma un atto investigativo privo di valore probatorio autonomo, specialmente per fondare una misura così afflittiva come la detenzione in carcere.

Le Motivazioni della Suprema Corte sul Riconoscimento Fotografico

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, offrendo una motivazione chiara e articolata sul valore del riconoscimento fotografico in fase cautelare. I giudici hanno stabilito i seguenti principi:

1. Distinzione tra Fase Cautelare e Dibattimento: Per applicare una misura cautelare non è richiesta la prova piena della colpevolezza, ma la sussistenza di “gravi indizi di colpevolezza”. L’individuazione fotografica, anche se informale, può rientrare in questa categoria.

2. Natura di Prova Atipica: Il riconoscimento fotografico informale non è regolato dal codice di rito e costituisce una “prova atipica” (art. 189 c.p.p.). La sua affidabilità non dipende dal rispetto di forme rigide, ma dalla valutazione del giudice circa la credibilità della dichiarazione di chi ha effettuato il riconoscimento e dalla coerenza con il quadro probatorio generale.

3. Valore Corroborato: Nel caso specifico, il riconoscimento non era l’unico elemento a carico dell’indagato. La sua attendibilità era rafforzata dalla presenza delle sue impronte digitali sul veicolo. La Corte ha sottolineato che la valutazione del giudice di merito è stata logica e completa, avendo considerato la convergenza di più elementi indiziari.

4. Potere della Polizia Giudiziaria: La polizia ha il potere-dovere di compiere tutti gli accertamenti necessari per l’individuazione dei colpevoli, inclusa l’identificazione fotografica. La testimonianza di un agente non ha, per legge, un valore probatorio “sovraordinato”, ma la sua credibilità va valutata in concreto, come per qualsiasi altro testimone.

Conclusioni

La sentenza in esame ribadisce un principio fondamentale: nel contesto delle misure cautelari, il riconoscimento fotografico, pur se condotto informalmente dalla polizia giudiziaria, è uno strumento pienamente utilizzabile. La sua forza indiziaria non deriva dal rispetto di una procedura formale, ma dalla sua intrinseca attendibilità e, soprattutto, dalla sua coerenza con altri elementi investigativi. La decisione del giudice deve essere basata su un percorso argomentativo logico e congruente, che tenga conto di tutto il materiale probatorio raccolto. Questa pronuncia conferma quindi l’importanza di una valutazione complessiva e non frammentaria degli indizi nella delicata fase delle indagini preliminari.

Un riconoscimento fotografico informale fatto dalla polizia ha valore di prova?
Sì, secondo la sentenza, costituisce una prova atipica. La sua affidabilità non dipende da rigide formalità, ma dalla credibilità della dichiarazione di chi effettua il riconoscimento e dalla sua coerenza con altri elementi probatori. Nella fase cautelare, può integrare un grave indizio di colpevolezza.

Per applicare una misura cautelare, è necessario che il riconoscimento fotografico rispetti le forme dell’art. 213 c.p.p. (ricognizione formale)?
No, la Corte chiarisce che la metodologia prevista per la ricognizione formale non è un requisito per la validità di un’individuazione fotografica in fase di indagine. Quest’ultima può essere posta a fondamento di una misura cautelare anche se svolta informalmente.

L’identificazione fatta da un agente di polizia ha un valore probatorio superiore a quella di un normale cittadino?
No, la Corte precisa che alla ricognizione eseguita dalla polizia giudiziaria non può essere attribuita una valenza probatoria “rafforzata o sovraordinata”. La sua attendibilità deve essere valutata dal giudice caso per caso, sulla base della credibilità intrinseca degli operatori e del contesto, senza alcuno statuto probatorio privilegiato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati