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Riciclaggio: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso contro una condanna per riciclaggio. I motivi dell’appellante, relativi alla valutazione delle prove, alla riqualificazione del reato e all’entità della pena, sono stati giudicati generici, infondati e volti a una non consentita rivalutazione dei fatti. La Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, che avevano adeguatamente motivato la sussistenza del reato di riciclaggio e la congruità della sanzione basandosi sulla gravità della condotta e sui precedenti penali dell’imputato.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Riciclaggio: la Cassazione chiarisce i limiti del ricorso

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fornisce importanti chiarimenti sui limiti dell’appello in sede di legittimità per il reato di riciclaggio. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato, condannato in primo e secondo grado per il delitto previsto dall’art. 648 bis del codice penale, ribadendo principi consolidati in materia di valutazione delle prove, qualificazione del reato e determinazione della pena.

I Fatti del Caso

Un soggetto veniva condannato dalla Corte di Appello di Palermo per il reato di riciclaggio. La Corte territoriale confermava la responsabilità penale e il trattamento sanzionatorio decisi in primo grado. L’imputato, non accettando la decisione, proponeva ricorso per Cassazione, affidandosi a tre distinti motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato contestava la sentenza d’appello su tre fronti principali:
1. Violazione di legge e vizio di motivazione: si lamentava un’errata valutazione delle prove raccolte, sostenendo che la Corte di merito non avesse considerato adeguatamente le argomentazioni difensive.
2. Errata qualificazione giuridica: si chiedeva di derubricare il reato da riciclaggio a quello, meno grave, di ricettazione o di incauto acquisto.
3. Eccessività della pena: si contestava l’entità della sanzione inflitta, ritenendola sproporzionata.

L’Analisi della Suprema Corte sul Riciclaggio e i Limiti del Giudizio di Legittimità

La Corte di Cassazione ha esaminato e respinto tutti i motivi del ricorso, dichiarandolo inammissibile. Gli Ermellini hanno chiarito che il giudizio di legittimità non consente una nuova valutazione dei fatti o delle prove. Il primo motivo è stato rigettato poiché la difesa cercava una “non consentita rilettura delle emergenze processuali”, a fronte di una motivazione della Corte d’Appello ritenuta logica, corretta e priva di vizi. La Corte territoriale aveva infatti esaminato in modo approfondito le prove, giustificando adeguatamente la sussistenza del reato sia sotto il profilo materiale che soggettivo.

Le Motivazioni

La Corte ha ritenuto il secondo motivo, relativo alla riqualificazione del reato, generico e manifestamente infondato. L’imputato non si era confrontato criticamente con le ragioni giuridiche esposte dai giudici di merito, i quali avevano correttamente individuato gli elementi costitutivi del più grave delitto di riciclaggio.

Anche il terzo motivo, sull’eccessività della pena, è stato giudicato infondato. La Cassazione ha ricordato che la determinazione della pena rientra nella discrezionalità del giudice di merito, il quale deve attenersi ai principi degli artt. 132 e 133 del codice penale. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva motivato la sanzione valorizzando la particolare gravità della condotta e la “spiccata capacità a delinquere” dell’imputato, desunta dai suoi numerosi precedenti penali specifici. È stato inoltre sottolineato che erano già state concesse le circostanze attenuanti generiche nella loro massima estensione, a dimostrazione di una valutazione già favorevole all’imputato.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Suprema Corte riafferma un principio cardine del nostro sistema processuale: il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito. Non è possibile chiedere ai giudici di legittimità di rivalutare le prove. I motivi di ricorso devono individuare vizi specifici di violazione di legge o di manifesta illogicità della motivazione, e non possono limitarsi a proporre una diversa interpretazione dei fatti. La decisione conferma che, in presenza di una motivazione solida e coerente da parte dei giudici di merito, le doglianze generiche o volte a una nuova analisi fattuale sono destinate all’inammissibilità, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di rivalutare le prove di un processo?
No, la Corte di Cassazione opera in “sede di legittimità”, il che significa che non può riesaminare le prove o i fatti del caso. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata. Un tentativo di “rilettura” delle prove viene considerato inammissibile.

Per quali ragioni un ricorso per riciclaggio può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile se i motivi presentati sono generici, manifestamente infondati o se si limitano a ripetere questioni già esaminate e correttamente respinte dai giudici di merito. Nel caso specifico, i motivi sulla riqualificazione del reato e sull’eccessività della pena sono stati ritenuti tali.

Il giudice può decidere liberamente la quantità della pena?
Il giudice dispone di un potere discrezionale nel determinare la pena, ma deve esercitarlo seguendo i principi stabiliti dagli artt. 132 e 133 del codice penale. Deve quindi considerare elementi come la gravità del reato e la “capacità a delinquere” dell’imputato, fornendo una motivazione adeguata per la sua decisione. In questo caso, la pena è stata ritenuta corretta perché basata sulla gravità della condotta e sui precedenti penali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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