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Riciclaggio: quando il ricorso è inammissibile

Due soggetti, condannati per il reato di riciclaggio di oro rubato, hanno presentato ricorso in Cassazione. La Corte Suprema ha dichiarato i ricorsi inammissibili, sottolineando che i motivi erano generici, ripetitivi di quelli già presentati in appello e miravano a una nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. La sentenza ribadisce la distinzione tra riciclaggio, che implica l’alterazione dei beni per occultarne l’origine, e la semplice ricettazione, confermando la condanna.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Riciclaggio: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 47609 del 2024, ha fornito importanti chiarimenti sui requisiti di ammissibilità dei ricorsi in materia di riciclaggio. La pronuncia sottolinea come la genericità e la ripetitività dei motivi, che si limitano a riproporre le stesse argomentazioni già respinte in appello, conducano inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità. Questo caso offre uno spunto prezioso per comprendere la linea di demarcazione tra il reato di riciclaggio e quello di ricettazione.

Il Fatto: Dall’Oro Rubato al Riciclaggio

La vicenda giudiziaria ha origine da un furto di oro. Due individui sono stati accusati e condannati per aver collaborato al fine di ‘ripulire’ la refurtiva. Nello specifico, uno dei due imputati, dopo essere entrato in possesso del materiale prezioso di dubbia origine, si avvaleva del complice per alterarne le caratteristiche attraverso processi di fusione parziale. L’obiettivo era chiaro: ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa dei beni per poterli poi rivendere sul mercato come materiale semilavorato.

Il Tribunale di primo grado e la Corte d’Appello avevano entrambi confermato la responsabilità degli imputati per il reato di riciclaggio. La Corte d’Appello, pur riformando parzialmente la pena escludendo una recidiva e concedendo le attenuanti generiche, aveva pienamente confermato l’impianto accusatorio.

I Motivi del Ricorso: Tra Riciclaggio e Ricettazione

Entrambi gli imputati hanno presentato ricorso per Cassazione, sollevando diverse obiezioni. I punti principali delle loro difese erano:

* Errata applicazione della legge penale: Sostenevano che mancasse la prova sia dell’origine delittuosa dei beni sia della loro consapevolezza in merito.
* Riqualificazione del reato: Chiedevano che la condotta fosse considerata come semplice ricettazione e non come riciclaggio, argomentando che le operazioni effettuate sui monili non ne avessero alterato l’identità.
* Violazione delle norme sulla prova: Uno dei ricorrenti contestava la valutazione delle prove che lo collegavano alla consegna del materiale prezioso.
* Riconoscimento di attenuanti: Si chiedeva il riconoscimento della circostanza attenuante della minima importanza del contributo personale al reato.

La Decisione della Cassazione sul Riciclaggio

La Corte di Cassazione ha respinto tutte le argomentazioni difensive, dichiarando entrambi i ricorsi inammissibili. La decisione si fonda su principi procedurali e sostanziali molto solidi, che meritano un’analisi approfondita.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha basato la sua decisione su alcuni pilastri fondamentali del diritto processuale e penale.

La Genericità dei Motivi e la “Doppia Conforme”

In primo luogo, i giudici hanno evidenziato che i ricorsi erano meramente ripetitivi delle doglianze già sollevate e rigettate in appello. Presentare in Cassazione una copia-incolla dei motivi d’appello, senza una critica specifica e argomentata della sentenza impugnata, rende il ricorso generico e quindi inammissibile. La Corte ha ricordato che il suo ruolo non è quello di rivalutare i fatti, ma di giudicare la legittimità della decisione precedente.

Inoltre, la Corte ha sottolineato la presenza di una cosiddetta “doppia conforme”: sia il Tribunale che la Corte d’Appello erano giunti alla stessa conclusione sulla responsabilità penale. In questi casi, le due sentenze formano un unico corpo decisionale, rendendo ancora più difficile scalfirne la logicità in sede di legittimità.

La Distinzione Cruciale: Riciclaggio vs. Ricettazione

Il cuore della questione giuridica risiede nella distinzione tra ricettazione e riciclaggio. La Cassazione ha confermato la correttezza della qualificazione del fatto come riciclaggio. La ricettazione si esaurisce nell’acquisizione di un bene di provenienza illecita. Il riciclaggio, invece, presuppone un’attività successiva, un quid pluris, finalizzato a ostacolare concretamente l’identificazione dell’origine delittuosa del bene. Nel caso di specie, l’attività di defacing e fusione della refurtiva, anche se parziale, è stata ritenuta un’operazione idonea a occultarne la provenienza, integrando così pienamente gli estremi del reato di cui all’art. 648-bis c.p.

L’Importanza del Ruolo dell’Intermediario

Infine, è stata rigettata la richiesta di applicazione dell’attenuante del contributo di minima importanza. La Corte ha valorizzato il rapporto fiduciario tra i due coimputati e il ruolo attivo di uno di essi come intermediario nelle cessioni del materiale semilavorato. Questa costante presenza e funzione di collegamento sono state considerate tutt’altro che marginali, bensì essenziali per la riuscita dell’illecito.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia della Cassazione ribadisce due principi fondamentali. Dal punto di vista processuale, un ricorso per Cassazione deve essere specifico e criticare puntualmente i vizi di legittimità della sentenza d’appello, non può essere una semplice riproposizione dei motivi precedenti. Dal punto di vista sostanziale, la sentenza consolida l’interpretazione del reato di riciclaggio come condotta che richiede un’attività di “ripulitura” concreta, capace di rendere difficoltosa la tracciabilità dell’origine illecita dei beni, distinguendola nettamente dalla passiva ricezione di merce rubata tipica della ricettazione.

Quando un ricorso in Cassazione per riciclaggio rischia di essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso è inammissibile quando i motivi sono generici e si limitano a ripetere le argomentazioni già presentate e respinte in appello, senza muovere una critica specifica e argomentata contro i vizi di legittimità della sentenza impugnata. Tentare di ottenere una nuova valutazione dei fatti è una strategia destinata al fallimento in Cassazione.

Qual è la differenza tra riciclaggio e ricettazione secondo la Corte?
Secondo la Corte, la ricettazione si configura con la semplice acquisizione di beni di provenienza illecita. Il riciclaggio, invece, richiede un’attività ulteriore e specifica finalizzata a ostacolare l’identificazione dell’origine delittuosa dei beni, come ad esempio la loro fusione o alterazione fisica per renderli irriconoscibili.

Cosa significa “doppia conforme” e che effetto ha sul ricorso?
Si parla di “doppia conforme” quando la sentenza di primo grado e quella d’appello concordano sulla colpevolezza dell’imputato. Questa circostanza rafforza la decisione, poiché le due sentenze vengono considerate come un unico corpo motivazionale, rendendo più difficile per la difesa dimostrare un vizio di logicità o di legittimità nel ricorso per Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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