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Riciclaggio e sequestro: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro un sequestro preventivo per equivalente di oltre 1 milione di euro, disposto per il reato di riciclaggio. La ricorrente aveva messo a disposizione il proprio conto corrente al compagno per far transitare somme illecite. La Corte ha stabilito che la consapevolezza della donna è stata correttamente desunta da elementi come la titolarità di beni di lusso a fronte dell’assenza di redditi leciti, confermando che il ricorso in Cassazione in questa materia non può contestare la valutazione dei fatti, ma solo la violazione di legge.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Riciclaggio e Sequestro Preventivo: La Cassazione e i Limiti del Ricorso

Il reato di riciclaggio rappresenta una delle sfide più complesse per il sistema giudiziario, data la sua natura spesso occulta e la difficoltà di tracciare i flussi di denaro illecito. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 9409/2024) offre importanti chiarimenti sui limiti del ricorso contro le misure cautelari reali, come il sequestro preventivo per equivalente, adottate in questo contesto. Il caso analizzato riguarda una donna accusata di aver concorso nel riciclaggio dei proventi derivanti dalla vendita di rame rubato, mettendo a disposizione il proprio conto corrente.

I Fatti del Caso: Un Flusso di Denaro Sospetto e Beni di Lusso

Il Tribunale di Novara aveva confermato un decreto di sequestro preventivo per equivalente per una somma superiore a un milione di euro. Tale importo era stato qualificato come profitto del reato di riciclaggio, contestato in via provvisoria a una donna. Secondo l’accusa, la donna aveva consapevolmente permesso al proprio compagno di utilizzare il suo conto corrente per far transitare ingenti somme di denaro, provento della vendita di rame di origine illecita a una società.

La difesa della ricorrente sosteneva che le somme effettivamente transitate sul suo conto fossero di importo molto inferiore (circa 41.000 euro) e che non vi fosse prova della loro provenienza illecita. Tuttavia, il quadro indiziario delineato dal Tribunale era ben più ampio e grave.

La Consapevolezza desunta dagli Indizi

Il Tribunale ha ritenuto provata la consapevolezza della donna sulla base di una serie di elementi convergenti:

* Intestazione di beni di lusso: La coppia, pur non avendo redditi o attività lavorative dichiarate, risultava disporre di beni di lusso, tra cui due costose auto sportive, formalmente intestate alla donna ma nella disponibilità del compagno.
* Assenza di redditi leciti: La totale mancanza di fonti di reddito lecite rendeva ingiustificabile la disponibilità di tali beni e dei flussi di denaro sul conto.
* Movimenti bancari anomali: Il conto corrente della donna era stato utilizzato per incassare i proventi della vendita di rame, che, secondo le indagini, proveniva da furti.

Di fronte a questo quadro, il Tribunale ha confermato la misura cautelare, ritenendo sussistente il fumus commissi delicti (la parvenza del reato).

La Decisione della Cassazione sul Riciclaggio

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine del nostro ordinamento processuale: il ricorso per cassazione contro le ordinanze emesse in sede di riesame di misure cautelari reali, come il sequestro, è consentito solo per violazione di legge.

Questo significa che non è possibile chiedere alla Suprema Corte di rivalutare i fatti o di sindacare la logicità della motivazione del giudice di merito. L’unico caso in cui un vizio di motivazione può essere fatto valere è quando essa sia talmente carente, contraddittoria o manifestamente illogica da essere considerata, in pratica, inesistente. Nel caso di specie, invece, il Tribunale aveva fornito una motivazione completa e coerente.

Le Motivazioni della Sentenza

Nelle motivazioni, la Cassazione ha ribadito che il compito del giudice di legittimità non è quello di ricostruire la vicenda, ma solo di verificare la corretta applicazione delle norme. La ricorrente, con il suo ricorso, ha tentato di contestare l’accertamento dei fatti operato dal Tribunale, sostenendo una diversa interpretazione degli elementi probatori. Questo tipo di doglianza, tuttavia, esula completamente dalle competenze della Corte di Cassazione in questa sede.

Il Tribunale aveva ampiamente argomentato le ragioni per cui riteneva che la donna fosse pienamente consapevole di partecipare a un’operazione di riciclaggio. La sproporzione tra il tenore di vita (testimoniato dalle auto di lusso) e l’assenza di redditi leciti, unita all’uso sistematico del suo conto corrente per operazioni sospette, costituiva un apparato argomentativo solido e sufficiente a giustificare la misura cautelare. Le censure della difesa sono state quindi ritenute generiche e inerenti al merito, e come tali inammissibili.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un principio fondamentale: le misure cautelari reali si basano su una valutazione sommaria della sussistenza del reato e del relativo profitto. Il ricorso in Cassazione contro tali misure non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito della vicenda. La Corte ha il solo compito di assicurare l’uniforme interpretazione della legge e l’unità del diritto oggettivo nazionale. La decisione sottolinea come la prova della consapevolezza nel concorso in riciclaggio possa essere legittimamente desunta da elementi indiziari gravi, precisi e concordanti, come un tenore di vita ingiustificato e la messa a disposizione di strumenti (come un conto bancario) per occultare proventi illeciti.

È possibile ricorrere in Cassazione contro un sequestro preventivo contestando la valutazione dei fatti del Tribunale?
No, il ricorso per cassazione contro le ordinanze in materia di misure cautelari reali è ammesso solo per violazione di legge. Non è possibile chiedere alla Corte di riesaminare i fatti o la logica della motivazione, a meno che questa non sia totalmente assente o manifestamente illogica.

Come è stata provata la consapevolezza della ricorrente nel reato di riciclaggio?
La consapevolezza è stata dedotta da diversi elementi indiziari: l’intestazione di beni di lusso (due auto sportive) a fronte di una totale assenza di redditi e attività lavorativa, e l’aver messo a disposizione il proprio conto corrente per far transitare ingenti somme provenienti dalla vendita illecita di rame da parte del compagno.

Cosa significa che il ricorso è stato dichiarato “inammissibile”?
Significa che il ricorso non è stato esaminato nel merito perché non rispettava i requisiti previsti dalla legge (in questo caso, perché contestava i fatti anziché una violazione di legge). Di conseguenza, la decisione del Tribunale è stata confermata e la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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