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Riciclaggio e Pena: quando la motivazione è errata

La Corte di Cassazione ha confermato una condanna per tentato riciclaggio, stabilendo che la sproporzione tra il denaro occultato e i redditi dichiarati, unita alla mancanza di una giustificazione credibile da parte dell’imputato, costituisce prova sufficiente della provenienza illecita. Tuttavia, ha annullato la sentenza limitatamente alla pena, ritenendo contraddittoria e immotivata la sua quantificazione da parte dei giudici di merito. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per una nuova determinazione della sanzione.

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Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Riciclaggio: la Cassazione fa chiarezza sulla prova e sulla pena

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 36171/2024) offre importanti chiarimenti sul reato di riciclaggio, affrontando due aspetti cruciali: quali elementi sono sufficienti per provare la provenienza illecita del denaro e come deve essere motivata la quantificazione della pena. Il caso riguarda un uomo condannato per tentato riciclaggio dopo essere stato trovato in possesso di un’ingente somma di denaro contante, sproporzionata rispetto ai suoi redditi leciti.

I Fatti di Causa

L’imputato era stato condannato in primo grado dal Tribunale di Civitavecchia e successivamente dalla Corte d’Appello di Roma per il reato di cui agli artt. 56 e 648 bis c.p. (tentato riciclaggio). La condanna si basava sul rinvenimento di una notevole quantità di denaro contante nascosta nel suo bagaglio. La pena inflitta, tenuto conto delle circostanze attenuanti generiche, era stata di due anni di reclusione e 5.000 euro di multa.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due motivi principali:

1. Erronea applicazione della legge penale: Secondo la difesa, la sola sproporzione tra il denaro trovato e i redditi dichiarati non era una prova sufficiente per affermare l’origine illecita della somma, mancando ulteriori riscontri investigativi.
2. Motivazione illogica sulla pena: La difesa contestava il calcolo della sanzione, sostenendo che i giudici di merito non avessero correttamente applicato la riduzione per il tentativo e avessero imposto una pena base eccessiva senza un’adeguata giustificazione.

La Prova del Riciclaggio: L’analisi della Cassazione

La Corte Suprema ha dichiarato inammissibile il primo motivo. Pur riconoscendo che la sola sproporzione patrimoniale non è di per sé decisiva, i giudici hanno sottolineato un altro elemento fondamentale emerso nel processo: la totale inverosimiglianza della giustificazione fornita dall’imputato. Egli aveva affermato di aver ricevuto il denaro da connazionali per consegnarlo ai loro familiari in Nigeria, ma non era stato in grado di fornire alcun elemento per identificare anche solo uno dei presunti danti causa.

Secondo la Cassazione, questa palese mancanza di credibilità, unita agli altri indizi (come le modalità di occultamento del denaro), costituisce una prova logica sufficiente a dimostrare la provenienza delittuosa della somma. Non è necessario, quindi, un accertamento giudiziale del reato presupposto, potendo il giudice affermarne l’esistenza attraverso un ragionamento logico basato sugli elementi disponibili.

Le Motivazioni sulla Pena: La Censura della Corte

La Corte ha invece accolto il secondo motivo di ricorso, annullando la sentenza sul punto. I giudici hanno riscontrato una palese contraddittorietà nella motivazione relativa al trattamento sanzionatorio. La Corte d’Appello aveva confermato una pena base molto superiore al minimo previsto dalla legge, senza fornire alcuna spiegazione per tale scelta. Allo stesso tempo, aveva concesso le circostanze attenuanti generiche, anche in questo caso senza motivare le ragioni di tale concessione.

Questo modo di operare è stato ritenuto illogico: non è possibile, da un lato, applicare una pena severa senza spiegazione e, dall’altro, riconoscere elementi favorevoli all’imputato, sempre senza spiegazione. La motivazione del giudice deve essere coerente e trasparente, specialmente quando si discosta dai minimi edittali.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha stabilito due principi importanti. In primo luogo, per il reato di riciclaggio, la prova dell’origine illecita del denaro può essere raggiunta anche in via logica, quando all’oggettiva sproporzione patrimoniale si aggiunge una giustificazione dell’imputato palesemente non credibile. In secondo luogo, la determinazione della pena deve essere sempre supportata da una motivazione congrua, logica e non contraddittoria, che spieghi le ragioni sia dell’eventuale inasprimento rispetto al minimo sia della concessione di circostanze attenuanti.

Per effetto di questa decisione, la condanna per il reato è diventata definitiva, ma la quantificazione della pena dovrà essere nuovamente stabilita da un’altra sezione della Corte d’Appello di Roma, che dovrà fornire una motivazione adeguata.

La sola sproporzione tra il denaro trovato e i redditi dichiarati è sufficiente a provare il riciclaggio?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la sproporzione da sola non basta. Tuttavia, diventa una prova logica sufficiente quando si combina con la manifesta incapacità dell’imputato di fornire una giustificazione credibile e verificabile sull’origine del denaro.

Perché la sentenza è stata annullata riguardo alla pena?
La sentenza è stata annullata perché la motivazione sulla quantificazione della pena era contraddittoria. Il giudice aveva applicato una pena base significativamente più alta del minimo legale senza fornire alcuna spiegazione, e contemporaneamente aveva concesso le circostanze attenuanti generiche, anche in questo caso senza motivare la sua decisione.

Qual è l’esito finale per l’imputato?
La dichiarazione di colpevolezza per il reato di tentato riciclaggio è diventata definitiva e irrevocabile. Tuttavia, la determinazione della pena (anni di reclusione e importo della multa) è stata annullata. Il caso è stato rinviato a un’altra sezione della Corte d’Appello di Roma, che dovrà ricalcolare la sanzione fornendo una motivazione logica e coerente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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