Riciclaggio e Concorso: La Cassazione e la Prova della Colpevolezza
Un’ordinanza della Corte di Cassazione fornisce importanti chiarimenti sui criteri di valutazione della prova nel reato di riciclaggio, specialmente quando si contesta il concorso di persone. Analizzando il caso di un ricorso giudicato inammissibile, emerge come la presenza di specifici elementi di fatto, unita a una motivazione logica e priva di vizi da parte dei giudici di merito, renda arduo contestare una pronuncia di condanna in sede di legittimità. Questo provvedimento sottolinea l’importanza di una difesa che non si limiti a contestare genericamente la ricostruzione dei fatti, ma che fornisca spiegazioni alternative credibili.
Il Caso: Dalla Condanna all’Appello in Cassazione
La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna di un individuo per concorso nel reato di riciclaggio. Secondo l’accusa, confermata nei primi due gradi di giudizio, l’imputato avrebbe partecipato attivamente ad operazioni volte a “ripulire” beni di provenienza illecita. La Corte d’Appello, in particolare, aveva confermato la responsabilità penale dell’uomo, basando la propria decisione su una serie di elementi fattuali ritenuti convergenti e univoci.
L’imputato ha quindi proposto ricorso per Cassazione, lamentando un vizio di motivazione. A suo dire, la Corte territoriale non avrebbe adeguatamente considerato le argomentazioni difensive presentate nell’atto di appello, giungendo a un’affermazione di colpevolezza ingiustificata.
La Valutazione degli Indizi nel Reato di Riciclaggio
Il cuore della decisione della Suprema Corte risiede nella valutazione della motivazione della sentenza impugnata. I giudici di legittimità hanno ritenuto i motivi del ricorso manifestamente infondati. La Corte territoriale, infatti, aveva costruito il proprio ragionamento su elementi solidi e specifici, quali:
* La disponibilità delle chiavi dell’autofficina: Un dato oggettivo che collocava l’imputato in una posizione di controllo o, quantomeno, di accesso privilegiato ai luoghi in cui si consumava il reato.
* La presenza dell’imputato durante le operazioni: L’uomo era stato trovato all’interno dei locali proprio mentre si stavano svolgendo le attività di riciclaggio.
* La mancanza di spiegazioni alternative: La difesa non era riuscita a fornire una giustificazione plausibile e alternativa alla presenza e al ruolo dell’imputato in quel contesto.
Questi elementi, valutati complessivamente, sono stati ritenuti sufficienti a fondare una pronuncia di condanna immune da vizi logici o giuridici, rendendo di fatto il ricorso in Cassazione un tentativo infruttuoso di ottenere una nuova valutazione del merito della vicenda.
Le Motivazioni della Suprema Corte
La Suprema Corte ha ribadito un principio fondamentale del processo penale: il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove poter riesaminare i fatti. Il suo compito è verificare che la decisione dei giudici di merito sia stata presa nel rispetto della legge e con una motivazione coerente, completa e non contraddittoria. Nel caso di specie, la motivazione della Corte d’Appello è stata giudicata pienamente adeguata, poiché ancorata a circostanze di fatto precise e non a mere congetture. La manifesta infondatezza dei motivi ha quindi portato a una dichiarazione di inammissibilità del ricorso, una decisione che preclude l’esame nel merito delle censure sollevate.
Le Conclusioni: Conseguenze della Dichiarazione di Inammissibilità
La dichiarazione di inammissibilità ha comportato conseguenze significative per il ricorrente. Oltre a rendere definitiva la condanna, la Corte lo ha obbligato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia serve da monito: un ricorso in Cassazione deve basarsi su vizi specifici e concreti della sentenza impugnata, e non su una generica riproposizione delle proprie tesi difensive, soprattutto quando il quadro probatorio delineato dai giudici di merito appare solido e ben argomentato.
Quali prove sono state considerate sufficienti per dimostrare il concorso nel reato di riciclaggio?
Le prove decisive sono state la disponibilità delle chiavi dell’autofficina dove avvenivano le operazioni illecite, la presenza dell’imputato all’interno della stessa durante tali operazioni e l’assenza di spiegazioni alternative e credibili da parte sua.
Perché il ricorso alla Corte di Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati sono stati ritenuti manifestamente infondati. La Corte ha stabilito che la sentenza della Corte territoriale era basata su una motivazione esente da vizi logici e giuridici.
Quali sono le conseguenze economiche per il ricorrente a seguito della decisione della Cassazione?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 6866 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 6866 Anno 2025
Presidente: IMPERIALI NOME
Relatore: NOME
Data Udienza: 14/01/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME nato a MONSERRATO il 09/08/1950
avverso la sentenza del 16/05/2024 della CORTE APPELLO di ROMA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Letto il ricorso di COGNOME NOME;
considerato che il primo e il secondo motivo di ricorso, con i quali si deduce il vizio di motivazione in ordine all’affermazione di penale responsabilità dell’imputato per aver concorso nel reato di riciclaggio contestato, anche rispetto alle deduzioni formulate con l’atto di appello, sono manifestamente infondati avendo la Corte territoriale confermato la pronuncia di penale responsabilità del ricorrente con motivazione esente da vizi logici e giuridici, alla luce delle circostanze di fatto (si veda, in particolare, pag. 3 sulla disponibilità delle chiav dell’autofficina e sulla presenza del prevenuto all’interno della stessa mentre si compivano evidenti operazioni di riciclaggio nonché sulla mancanza di spiegazioni alternative da parte di quest’ultimo);
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso, in data 14 gennaio 2025
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Il Consikiliere estensore
Il Presidente