LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Riciclaggio dipendente: Cassazione conferma condanna

Un dipendente di una società di servizi finanziari è stato condannato per riciclaggio. La Corte di Cassazione ha rigettato il suo ricorso, stabilendo principi chiave sul reato di riciclaggio dipendente. La sentenza conferma che le indagini interne aziendali sono utilizzabili come prove documentali e che l’impiegato che gestisce prodotti di risparmio postale riveste la qualifica di incaricato di pubblico servizio, con conseguente applicazione dell’aggravante specifica.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 7 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Riciclaggio Dipendente: Analisi della Sentenza della Cassazione

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 29547/2025, ha affrontato un caso di riciclaggio dipendente, fornendo chiarimenti cruciali su temi di grande attualità come l’utilizzabilità delle indagini interne aziendali nel processo penale e la qualificazione giuridica del personale di società che gestiscono il risparmio postale. La decisione conferma la condanna di un impiegato per aver contribuito a ‘ripulire’ denaro di provenienza illecita, offrendo spunti fondamentali per aziende e lavoratori del settore finanziario.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un dipendente di una nota società di servizi finanziari, accusato di aver liquidato buoni fruttiferi postali per importi consistenti, ostacolando l’identificazione della provenienza delittuosa del denaro. L’operazione era stata resa possibile dall’utilizzo di documentazione con firme apocrife e dalla consultazione del conto di un soggetto deceduto da anni. La Corte di Appello di Roma, pur assolvendo l’imputato da alcuni capi d’accusa, aveva confermato la sua responsabilità per il reato di riciclaggio in concorso (artt. 110 e 648-bis c.p.). L’imputato ha quindi proposto ricorso in Cassazione, basandolo su quattro motivi principali.

I Motivi del Ricorso

La difesa dell’imputato ha contestato la sentenza di secondo grado sostenendo:
1. Inutilizzabilità delle prove: Gli atti dell’indagine interna, condotta dalla divisione antifrode della società datrice di lavoro, non sarebbero utilizzabili perché provenienti da un soggetto privo di poteri investigativi pubblici.
2. Motivazione illogica: La condanna si baserebbe su congetture e non su prove dirette di un accordo tra il dipendente e gli altri coimputati.
3. Mancanza di consapevolezza: Non vi sarebbe prova della piena consapevolezza da parte dell’imputato circa l’origine illecita del denaro.
4. Errata qualificazione giuridica: L’attività bancaria/finanziaria svolta non avrebbe natura pubblicistica, rendendo illegittima l’applicazione dell’aggravante dell’abuso di poteri inerenti a un pubblico servizio.

La Decisione della Corte e le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato in ogni suo punto. Le motivazioni della Suprema Corte sono articolate e toccano aspetti procedurali e sostanziali di grande interesse.

Validità delle Indagini Interne Aziendali

Sul primo punto, la Corte ha stabilito un principio netto: gli esiti di un’inchiesta ispettiva interna, di natura prettamente privatistica e finalizzata a verificare la regolarità della gestione, hanno natura di prova documentale ai sensi dell’art. 234 c.p.p. Pertanto, sono pienamente utilizzabili nel processo penale. Inoltre, la scelta dell’imputato di procedere con il rito abbreviato ha comportato l’accettazione del fascicolo processuale, precludendogli la possibilità di sollevare eccezioni di inutilizzabilità non ‘patologica’ delle prove.

La Prova del Riciclaggio Dipendente e la Consapevolezza

La Corte ha giudicato logica e coerente la ricostruzione dei giudici di merito. La consapevolezza dell’imputato non è stata desunta da mere congetture, ma da un quadro indiziario solido, grave e concordante. Tra gli elementi valorizzati figurano:
* L’indubbia preparazione e competenza professionale dell’imputato.
* La mancata segnalazione di un’operazione anomala per importi consistenti.
* La violazione delle procedure interne e la mancata compilazione della modulistica antiriciclaggio.
* Le firme palesemente apocrife sui documenti.
* La consultazione anomala del conto di una persona deceduta da cinque anni.
* La discordanza tra le sue dichiarazioni (una donna allo sportello) e le registrazioni della videosorveglianza (un uomo).

La Qualifica di Incaricato di Pubblico Servizio

Infine, la Cassazione ha confermato l’applicazione dell’aggravante di cui all’art. 61, n. 9, c.p. Richiamando un recente intervento nomofilattico, la Corte ha ribadito che la raccolta di fondi tramite libretti e buoni postali per conto della Cassa Depositi e Prestiti ha natura pubblicistica. Di conseguenza, l’operatore addetto alla gestione di tali prodotti, inclusa la loro liquidazione finale, riveste la qualifica di incaricato di pubblico servizio.

Conclusioni

La sentenza in esame consolida tre principi giuridici di notevole impatto pratico. In primo luogo, legittima pienamente l’uso processuale delle indagini interne svolte dalle aziende per contrastare le frodi. In secondo luogo, ribadisce che per la condanna per riciclaggio dipendente non è necessaria la prova diretta, ma è sufficiente un complesso di indizi gravi, precisi e concordanti che dimostrino la consapevolezza dell’origine illecita dei fondi. Infine, estende la nozione di incaricato di pubblico servizio a figure professionali del settore finanziario che gestiscono il risparmio postale, con importanti conseguenze sul piano sanzionatorio.

Le indagini interne condotte da un’azienda sono utilizzabili come prova in un processo penale?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che gli atti di un’inchiesta ispettiva interna, essendo di natura privatistica, costituiscono prova documentale ai sensi dell’art. 234 del codice di procedura penale e sono quindi pienamente utilizzabili.

Un dipendente che gestisce buoni e libretti postali è un incaricato di pubblico servizio?
Sì. Secondo la Corte, l’attività di raccolta di risparmio postale per conto della Cassa Depositi e Prestiti ha natura pubblicistica. Pertanto, il dipendente addetto alla gestione e liquidazione di tali prodotti finanziari riveste la qualifica di incaricato di pubblico servizio.

Cosa è sufficiente per dimostrare la consapevolezza nel reato di riciclaggio?
La sentenza chiarisce che non è necessaria una prova diretta della consapevolezza. Un insieme di indizi gravi, precisi e concordanti – come la violazione di procedure interne, la mancata segnalazione di operazioni sospette e altre circostanze anomale – è sufficiente a dimostrare che l’imputato era a conoscenza della provenienza illecita del denaro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati