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Riciclaggio di denaro: la Cassazione conferma condanna

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per riciclaggio di denaro a carico di una donna che aveva aiutato la figlia a occultare i proventi di una truffa. La sentenza stabilisce che anche operazioni finanziarie tracciabili possono configurare il reato, se finalizzate a ostacolare l’identificazione dell’origine illecita dei fondi. I ricorsi sono stati dichiarati inammissibili per manifesta infondatezza.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Riciclaggio di denaro: anche le operazioni tracciabili possono costare la condanna

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19645/2025, ha affrontato un interessante caso di riciclaggio di denaro che coinvolge una madre e una figlia, riaffermando principi cruciali sulla natura del reato. La decisione chiarisce come anche operazioni finanziarie perfettamente tracciabili possano integrare la condotta delittuosa, quando l’intento è quello di ostacolare la ricostruzione della provenienza illecita dei fondi.

I Fatti: Una Truffa Familiare e il Ruolo della Madre

La vicenda trae origine da una truffa perpetrata da una professionista legale ai danni dei propri clienti. La professionista si faceva consegnare un’ingente somma, circa 400.000 euro, a titolo di parcella per l’assistenza legale fornita a seguito di un sinistro stradale. In realtà, tale richiesta era parte di un piano fraudolento.

Il denaro, profitto del reato, veniva versato tramite bonifico su un conto corrente appositamente aperto e intestato alla madre della professionista. Successivamente, la madre compiva una serie di operazioni finanziarie: prelevava quasi l’intera somma con assegni intestati a sé stessa, la versava su un libretto nominativo e, infine, accendeva una polizza vita da 380.000 euro, indicando come beneficiaria in caso di morte proprio la figlia. Per “vestire” giuridicamente questi passaggi, veniva anche stipulato un atto notarile simulato, in cui la madre si impegnava ad assistere un terzo vita natural durante in cambio della somma.

La Decisione della Cassazione sul Riciclaggio di denaro

La madre veniva condannata in primo e secondo grado per il reato di riciclaggio. La difesa ha tentato di smontare l’accusa in Cassazione, sostenendo che le operazioni, essendo tutte tracciabili (bonifici, assegni, polizza nominativa), non avessero quell’idoneità dissimulatoria richiesta dalla norma. La Suprema Corte ha rigettato completamente questa tesi, dichiarando il ricorso inammissibile.

La Condotta Dissimulatoria

I giudici hanno ribadito un principio fondamentale: il delitto di riciclaggio è un reato a forma libera. Ciò significa che qualsiasi operazione, purché consapevolmente volta a rendere più difficile l’accertamento della provenienza delittuosa del denaro, integra il reato. Non è necessario che l’occultamento sia perfetto o definitivo. Anche il semplice trasferimento di fondi da un conto a un altro, o la loro trasformazione in un prodotto finanziario come una polizza vita, rientra nella condotta punibile, poiché complica la tracciabilità e allontana il denaro dalla sua fonte originaria.

L’Elemento Soggettivo: La Consapevolezza

La Corte ha ritenuto provata anche la consapevolezza della madre circa l’origine illecita del denaro. Questa consapevolezza non è stata desunta da una sua partecipazione alla truffa (reato presupposto), ma da una serie di elementi logici: l’apertura di un conto “dedicato” poco prima di ricevere la somma, la natura palesemente simulata del contratto di assistenza formalizzato con atto notarile, e la sequenza sistematica di operazioni volte a trasformare la liquidità iniziale. La Corte ha sottolineato come la maliziosa simulazione negoziale fosse unicamente funzionale a “vestire” i passaggi di denaro, neutralizzando la tracciabilità formale dell’operazione.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato l’inammissibilità dei ricorsi su basi procedurali e sostanziali. Per la posizione della madre, ha chiarito che le censure proposte erano di natura fattuale, volte a una nuova e non consentita valutazione delle prove. La ricostruzione dei giudici di merito è stata considerata logica e coerente, avendo correttamente individuato nel complesso delle operazioni finanziarie e nell’atto notarile simulato la finalità di ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa del denaro. L’idoneità dissimulatoria delle operazioni, hanno specificato i giudici, va valutata ex ante, cioè al momento della loro realizzazione, e non ex post alla luce degli accertamenti investigativi che ne hanno svelato la natura.
Per quanto riguarda la figlia, i suoi motivi di ricorso sono stati giudicati tardivi o infondati, confermando l’orientamento secondo cui la modifica normativa in tema di utilizzo di carte di pagamento integra una continuità normativa e non un’abolitio criminis.

Le Conclusioni

Questa sentenza è un importante monito: la tracciabilità delle operazioni finanziarie non è uno scudo contro l’accusa di riciclaggio di denaro. Il cuore del reato risiede nell’intento di frapporre ostacoli, anche temporanei o parziali, tra il denaro sporco e la sua origine. La giustizia valuta la sequenza delle azioni e il loro scopo finale. L’utilizzo di conti correnti, prodotti finanziari o persino atti notarili, se inseriti in un disegno volto a “ripulire” il denaro, non solo non esclude il reato, ma può diventare la prova stessa della volontà di commetterlo.

Operazioni bancarie tracciabili, come un bonifico o un assegno, possono comunque configurare il reato di riciclaggio di denaro?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il reato di riciclaggio si configura con qualsiasi operazione volta a rendere, anche solo più complicato, l’accertamento della provenienza illecita del denaro. La tracciabilità formale delle operazioni non esclude il reato se queste sono parte di un disegno finalizzato a occultare l’origine dei fondi.

Per essere condannati per riciclaggio, è necessario aver partecipato al reato da cui provengono i soldi (reato presupposto)?
No. La sentenza conferma che il riciclaggio è un reato autonomo. È sufficiente essere consapevoli che il denaro o i beni provengono da un delitto, senza aver concorso a commetterlo. Nel caso di specie, la madre è stata condannata per riciclaggio pur non essendo stata accusata della truffa commessa dalla figlia.

Come viene provata la consapevolezza della provenienza illecita del denaro nel riciclaggio?
La consapevolezza (dolo) può essere provata attraverso elementi logici e indiziari. Nel caso esaminato, i giudici l’hanno desunta da una serie di circostanze, come l’apertura di un conto corrente “dedicato” poco prima dell’accredito, la sequenza anomala e sistematica delle operazioni finanziarie e la stipula di un contratto notarile palesemente simulato per giustificare la disponibilità della somma.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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