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Riciclaggio consumato: quando il reato è perfetto

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per riciclaggio. L’imputato sosteneva che il reato fosse solo tentato, ma la Corte ha ribadito un principio fondamentale: il riciclaggio consumato si perfeziona con il semplice compimento di operazioni volte a ostacolare l’identificazione della provenienza illecita dei beni, trattandosi di una fattispecie a consumazione anticipata. Pertanto, non è necessario che l’intero processo di ‘pulizia’ del bene sia portato a termine.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Riciclaggio Consumato: Basta l’Inizio dell’Operazione per la Condanna

Il delitto di riciclaggio consumato è uno dei reati più complessi e insidiosi del nostro ordinamento. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per fare chiarezza su un punto cruciale: quando si può dire che questo reato sia effettivamente ‘consumato’ e non semplicemente ‘tentato’? La risposta della Suprema Corte è netta e si basa sul concetto di ‘consumazione anticipata’, con importanti conseguenze pratiche per la difesa.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un uomo, condannato nei primi due gradi di giudizio per il reato di riciclaggio ai sensi dell’art. 648-bis del codice penale. L’imputato si è rivolto alla Corte di Cassazione lamentando, tra le altre cose, un’errata qualificazione giuridica del fatto. A suo dire, le operazioni da lui compiute non avevano portato a termine il processo di ‘pulizia’ del bene di provenienza illecita, e pertanto il reato avrebbe dovuto essere qualificato come tentato, con una conseguente riduzione della pena.

La Questione Giuridica: Quando si ha Riciclaggio Consumato?

Il nodo centrale della questione era stabilire il momento esatto in cui il delitto di riciclaggio passa dalla forma tentata a quella consumata. È necessario che l’autore del reato riesca a ‘ripulire’ completamente il bene e a reinserirlo nel circuito economico legale, oppure è sufficiente che ponga in essere le prime attività finalizzate a nasconderne l’origine?
La difesa dell’imputato sosteneva la seconda ipotesi, ma la Cassazione ha seguito un orientamento consolidato e di segno opposto.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo le argomentazioni difensive. I giudici hanno innanzitutto sottolineato come i motivi del ricorso fossero una mera ‘pedissequa reiterazione’ di quanto già esposto e respinto dalla Corte d’Appello, mancando quindi del requisito di specificità necessario per un’analisi in sede di legittimità.

Il Principio della ‘Consumazione Anticipata’ nel Riciclaggio

Nel merito, la Corte ha ribadito un principio fondamentale. Il delitto di riciclaggio è una ‘fattispecie a consumazione anticipata’. Questo significa che il reato si perfeziona e si considera consumato non appena vengono compiute le operazioni volte a ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa del denaro, dei beni o delle altre utilità. Non è richiesto che tale obiettivo sia effettivamente raggiunto.

La Corte cita un precedente significativo (Cass. n. 35439/2021) in cui è stata confermata la condanna per riciclaggio consumato nei confronti di soggetti sorpresi mentre stavano smontando un veicolo di provenienza furtiva. L’atto stesso dello smontaggio è stato ritenuto un’operazione idonea a ostacolare l’identificazione del bene, integrando così il reato nella sua forma consumata.

L’Unico Corpo Argomentativo tra Primo e Secondo Grado

Un altro aspetto rilevante toccato dall’ordinanza riguarda il rapporto tra la sentenza di primo grado e quella d’appello. Quando le due decisioni di merito sono concordi nell’analisi e nella valutazione delle prove, e i motivi d’appello si limitano a riproporre questioni già esaminate, le due sentenze si ‘saldano’ per formare un unico e complessivo corpo argomentativo. Questo rafforza la motivazione della condanna e rende più difficile scalfirla in Cassazione.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Corte si fonda su una logica di politica criminale ben precisa: colpire la condotta di ‘inquinamento’ dei circuiti economici legali sin dal suo primo manifestarsi. Attendere il completamento dell’intero processo di ‘lavaggio’ del denaro o del bene renderebbe molto più difficile la repressione del reato. Per questo, la legge penale anticipa la soglia della punibilità al compimento delle prime azioni concrete dirette a nascondere l’origine illecita. Di conseguenza, nel momento in cui l’agente inizia a compiere operazioni – come smontare un veicolo rubato, frazionare una somma di denaro, o utilizzare false intestazioni – il delitto di riciclaggio consumato è già una realtà giuridica, a prescindere dal successo finale dell’operazione.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma che la linea di difesa basata sulla distinzione tra tentativo e consumazione nel riciclaggio è molto stretta. Per la giurisprudenza, qualsiasi atto concretamente idoneo a ostacolare la tracciabilità di un bene illecito è sufficiente a integrare il reato consumato. Per gli operatori del diritto, ciò significa che la strategia difensiva deve concentrarsi su altri elementi, come la prova della provenienza delittuosa del bene o la consapevolezza dell’imputato, piuttosto che sperare in una riqualificazione del fatto in tentativo sulla base del mancato completamento del processo di ‘pulizia’.

Quando si considera consumato il delitto di riciclaggio?
Secondo la Corte di Cassazione, il delitto di riciclaggio si considera consumato con il mero compimento delle operazioni volte a ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa del bene. Si tratta di una fattispecie a consumazione anticipata, quindi non è necessario che l’obiettivo finale di ‘pulizia’ del bene sia raggiunto.

Perché un motivo di ricorso in Cassazione può essere ritenuto inammissibile se ripete argomenti già discussi in appello?
Un motivo di ricorso viene ritenuto inammissibile in tal caso perché si configura come una ‘pedissequa reiterazione’ di argomenti già esaminati e disattesi dal giudice di merito. Un ricorso in Cassazione deve contenere una critica specifica e argomentata alla sentenza impugnata, non una semplice riproposizione delle stesse difese.

La sentenza di appello e quella di primo grado possono essere considerate un unico testo?
Sì, quando le due decisioni di merito concordano nell’analisi e nella valutazione degli elementi di prova, e i motivi di appello non introducono elementi nuovi, la sentenza di appello si ‘salda’ con quella di primo grado, formando un unico e complessivo corpo argomentativo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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