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Riciclaggio con dolo eventuale: la Cassazione chiarisce

Un tassista, accusato di riciclaggio per aver trasportato ingenti somme di denaro contante destinate a un trasferimento illecito, ha visto il suo ricorso respinto dalla Corte di Cassazione. La Corte ha stabilito che per configurare il reato di riciclaggio con dolo eventuale è sufficiente la consapevolezza della possibile provenienza illecita del denaro, desumibile da circostanze sospette, e che la semplice consegna del denaro a un intermediario è un’azione idonea a ostacolarne la tracciabilità. L’appello è stato dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Riciclaggio con dolo eventuale: il trasporto di contanti e i confini del reato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10927 del 2024, torna a pronunciarsi su un tema di grande attualità e complessità: il riciclaggio con dolo eventuale. La pronuncia offre chiarimenti cruciali su quando il semplice trasporto di denaro contante per conto terzi possa integrare questo grave reato, anche in assenza di una piena e certa conoscenza della sua provenienza illecita. La decisione sottolinea come la sola accettazione del rischio, desumibile da circostanze palesemente sospette, sia sufficiente a far scattare la responsabilità penale.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un tassista accusato di aver effettuato, in più occasioni, il trasporto e la consegna di ingenti somme di denaro. Secondo l’accusa, il denaro, provento di attività di narcotraffico, veniva consegnato a un intermediario presso un esercizio commerciale per essere poi trasferito illegalmente all’estero tramite il sistema “hawala”.

La difesa dell’indagato sosteneva che l’uomo avesse agito nell’esclusivo interesse di un amico d’infanzia, senza essere a conoscenza della provenienza delittuosa delle somme. Si chiedeva, pertanto, la riqualificazione del fatto nel meno grave reato di favoreggiamento reale. Inoltre, si contestava la sussistenza del pericolo di recidiva, data l’incensuratezza dell’indagato e il tempo trascorso dai fatti.

La Questione Giuridica: Riciclaggio o Favoreggiamento?

Il punto focale della controversia legale era stabilire il corretto inquadramento giuridico della condotta. Il riciclaggio presuppone un’azione idonea a ostacolare concretamente l’identificazione della provenienza delittuosa del denaro. Il favoreggiamento reale, invece, è una figura sussidiaria che si applica quando non si ravvisano gli estremi del riciclaggio.

La difesa puntava a dimostrare che l’indagato si era limitato a un mero trasporto, senza compiere alcuna attività finalizzata al trasferimento o alla “ripulitura” del denaro, e soprattutto senza la piena consapevolezza della sua origine criminale.

L’Analisi della Cassazione sul Riciclaggio con dolo eventuale

La Suprema Corte ha rigettato completamente la tesi difensiva, confermando l’impianto accusatorio. I giudici hanno chiarito che il reato di riciclaggio si perfeziona già nel momento in cui si compie un’operazione idonea a ostacolare l’individuazione della provenienza delittuosa. La consegna di denaro contante a un intermediario, affinché venga trasferito tramite canali non ufficiali, costituisce di per sé una di queste operazioni.

Il passaggio più significativo della sentenza riguarda l’elemento soggettivo del reato. La Corte ha ribadito che per il riciclaggio con dolo eventuale non è necessaria la certezza assoluta dell’origine illecita del denaro. È sufficiente che l’agente si rappresenti la concreta possibilità di tale provenienza e, ciononostante, accetti il rischio di compiere l’operazione. Nel caso di specie, diversi elementi sintomatici sono stati ritenuti decisivi:

* Modalità di trasporto: Centinaia di migliaia di euro trasportati in una busta.
* Luogo della consegna: Un negozio di pelletteria, non un istituto finanziario.
* Assenza di documentazione: Nessuna ricevuta veniva rilasciata.
* Compenso elevato: L’indagato riceveva un compenso sproporzionato per una semplice consegna.
* Cautele adottate: L’uomo era attento a non lasciare tracce.

Queste circostanze, nel loro insieme, rendevano altamente inverosimile che l’indagato non si fosse posto il problema dell’origine del denaro, accettandone il rischio.

La Valutazione del Pericolo di Recidiva

Anche la doglianza sulle esigenze cautelari è stata respinta. La Cassazione ha ricordato che il pericolo di reiterazione del reato non va desunto astrattamente dalla gravità del titolo di reato, ma va valutato in concreto, analizzando le modalità della condotta. Il comportamento dell’indagato, inserito in un contesto criminale strutturato, è stato ritenuto sintomatico di una capacità di commettere ulteriori reati, giustificando così il mantenimento di una misura cautelare (l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria).

Le motivazioni della decisione

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché basato su motivi manifestamente infondati. Il nucleo della motivazione risiede nella qualificazione giuridica del fatto e nell’accertamento del dolo. Si è stabilito che integra il reato di riciclaggio qualsiasi operazione volta non solo a impedire, ma anche a rendere semplicemente più difficile l’accertamento della provenienza delittuosa del denaro. La consegna del contante all’intermediario rientra a pieno titolo in questa categoria. Sul piano soggettivo, la Corte ha valorizzato gli indizi gravi, precisi e concordanti che dimostravano come l’indagato, pur non avendo forse una conoscenza dettagliata del reato-presupposto, si fosse rappresentato la concreta possibilità dell’origine illecita dei fondi, accettando il rischio pur di ottenere il proprio compenso. L’insieme delle circostanze anomale e sospette ha reso la sua ignoranza non credibile, configurando pienamente il dolo nella sua forma eventuale.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito: la “colpa di non voler sapere” può costare una condanna per riciclaggio. La pronuncia rafforza un orientamento giurisprudenziale rigoroso che non lascia spazio a difese basate su una presunta ingenuità o ignoranza, quando le circostanze concrete suggeriscono palesemente il contrario. Chiunque accetti di maneggiare o trasportare ingenti somme di denaro contante in contesti anomali si espone al rischio di essere considerato penalmente responsabile, non solo come complice, ma come autore di un autonomo e grave reato quale il riciclaggio. La decisione conferma la volontà della giurisprudenza di colpire con efficacia tutte le condotte che, anche indirettamente, agevolano l’occultamento dei proventi criminali.

Quando il semplice trasporto di denaro contante diventa riciclaggio?
Secondo la sentenza, diventa riciclaggio quando il denaro viene consegnato a un intermediario attraverso modalità idonee a ostacolare l’identificazione della sua provenienza illecita. Il reato si perfeziona con questa operazione, anche prima di un effettivo “lavaggio” o trasferimento.

È necessario sapere con certezza che i soldi provengono da un reato per essere accusati di riciclaggio?
No, non è necessaria la certezza. La Corte ha confermato che è sufficiente il cosiddetto “dolo eventuale”, ovvero quando l’agente, sulla base di circostanze palesemente sospette (ingenti contanti, assenza di ricevute, alto compenso), si rappresenta la concreta possibilità che il denaro sia di provenienza illecita e accetta questo rischio, agendo comunque.

Un soggetto incensurato può essere sottoposto a misure cautelari per riciclaggio?
Sì. La Corte ha spiegato che il pericolo di commettere nuovi reati non si valuta solo sulla base dei precedenti penali, ma anche e soprattutto sulla gravità concreta del fatto e sulle sue modalità. Una condotta grave, come quella in esame, può essere considerata sintomatica di una pericolosità sociale che giustifica l’applicazione di misure cautelari anche per un soggetto incensurato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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