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Riciclaggio autoveicolo: basta cambiare la targa?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha confermato la condanna per il reato di riciclaggio nei confronti di un soggetto che aveva sostituito la targa di un’autovettura di provenienza illecita. La Corte ha stabilito che tale condotta, anche se apparentemente semplice, è sufficiente a configurare il delitto di riciclaggio autoveicolo, in quanto è un’operazione univocamente diretta a ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa del bene. Il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 17 luglio 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Riciclaggio Autoveicolo: Sostituire la Targa è Reato? La Cassazione Chiarisce

Il reato di riciclaggio evoca spesso scenari complessi di flussi finanziari internazionali, ma la giurisprudenza ci ricorda che può configurarsi anche attraverso condotte apparentemente più semplici. Un caso emblematico riguarda il riciclaggio autoveicolo, dove la Corte di Cassazione ha recentemente ribadito un principio fondamentale: anche la sola sostituzione della targa di un’auto rubata è sufficiente a integrare il reato, poiché finalizzata a nasconderne l’origine illecita. Analizziamo questa importante ordinanza per capire la logica dietro tale decisione.

I Fatti del Caso in Analisi

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un individuo per il reato di riciclaggio, ai sensi dell’art. 648-bis del codice penale. L’imputato era stato giudicato colpevole, all’esito di un giudizio abbreviato, per aver sostituito la targa di un’autovettura risultata di provenienza furtiva. La condanna, emessa in primo grado dal Giudice per l’udienza preliminare del Tribunale, era stata successivamente confermata dalla Corte di Appello. Ritenendo ingiusta la decisione, il difensore dell’imputato proponeva ricorso per cassazione, sostenendo una tesi specifica a discolpa del suo assistito.

La Questione Giuridica: Il Cambio Targa è Riciclaggio Autoveicolo?

Il fulcro del ricorso si basava su un’argomentazione precisa: secondo la difesa, la mera apposizione di una targa su un’autovettura di tipo e marca diversi non sarebbe un’operazione idonea a configurare il delitto di riciclaggio. L’idea era che un’operazione così grossolana non fosse sufficiente a ostacolare efficacemente l’identificazione del veicolo. La Corte di Cassazione era quindi chiamata a stabilire se una condotta del genere avesse la capacità concreta di “ripulire” il bene, nascondendone la provenienza delittuosa, come richiesto dalla norma sul riciclaggio autoveicolo.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto la tesi difensiva, dichiarando il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Con questa decisione, i giudici hanno confermato la condanna per riciclaggio, ribadendo la correttezza delle sentenze dei precedenti gradi di giudizio. Oltre alla conferma della colpevolezza, l’inammissibilità del ricorso ha comportato per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro a favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando un principio di diritto già consolidato in giurisprudenza (in particolare, la sentenza n. 56391 del 2017). Il punto centrale è che il delitto di riciclaggio si configura anche con la semplice sostituzione della targa di un veicolo rubato. Questo perché tale azione non è un gesto neutro, ma una “condotta univocamente diretta ad ostacolare l’identificazione delittuosa dell’autovettura”. In altre parole, ciò che conta non è la complessità o la perfezione dell’operazione di mascheramento, ma la sua finalità. L’obiettivo di chi cambia la targa è proprio quello di interrompere il legame tra il veicolo e il suo status di bene rubato, per poterlo reinserire nel circuito legale o utilizzarlo senza essere scoperto. Questa finalità è sufficiente per integrare gli estremi del reato.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza ribadisce un concetto cruciale per la lotta ai reati contro il patrimonio: per il riciclaggio autoveicolo, e più in generale per il reato di riciclaggio, non sono necessarie operazioni finanziarie o trasformazioni materiali complesse del bene. Qualsiasi attività che abbia la capacità, anche potenziale, di ostacolare l’accertamento dell’origine illecita di un bene è penalmente rilevante. La sostituzione di una targa, pur essendo un’operazione tecnicamente semplice, raggiunge questo scopo in modo diretto ed efficace, rendendo più difficile per le forze dell’ordine e per i potenziali acquirenti riconoscere che il veicolo è provento di un furto. Questa pronuncia serve da monito: la legge punisce l’intento di “ripulire” un bene, indipendentemente dalla raffinatezza dei mezzi utilizzati.

È sufficiente cambiare la targa di un’auto rubata per commettere il reato di riciclaggio?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, la sostituzione della targa di un autoveicolo proveniente da furto è una condotta che integra il delitto di riciclaggio, in quanto è univocamente diretta a ostacolare l’identificazione della sua provenienza delittuosa.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, valutati i profili di colpa, al versamento di una somma di denaro a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie con una sanzione di tremila euro.

Quale principio di diritto ha applicato la Corte per decidere il caso?
La Corte ha applicato il principio secondo cui si configura il delitto di riciclaggio anche nell’ipotesi di mera sostituzione della targa di un autoveicolo proveniente da furto, poiché si tratta di una condotta finalizzata a impedire l’identificazione della sua origine illecita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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